How does it feel to be so certain, without question
Of your purpose, your position
Of your place, of your home?
(A Fine Frenzy, Riversong)Quella sera, Jacob se ne andò.
Non aveva avvertito i suoi compagni di viaggio, si era comportato normalmente tutto il giorno e non aveva destato alcun sospetto, nemmeno nella preoccupata Queenie, poi aveva semplicemente approfittato del favore delle tenebre e del forte scrosciare della cascata per scappare. Né Queenie né Newt riuscivano a comprendere perché lo avesse fatto, e mentre facevano congetture sul possibile motivo della sua fuga, Queenie si rammaricava per avergli dato fiducia pur sapendo che non era completamente in sé, continuando a ripetere che se fosse successo qualcosa al suo Jacob, non se lo sarebbe mai perdonato. Pochi minuti dopo, lei e Newt erano già sulle sue tracce.
— Jacob! — gridava Queenie, alzando la voce più che poteva in una disperata gara contro il rumore dell'acqua. — Tesorino, dove sei? Sono io, Queenie!
Ma tutti i suoi sforzi erano vani. La sua gola era in fiamme per aver gridato troppo e la sua mente non riusciva a raggiungere quella così familiare di Jacob, che sembrava tanto lontano. Lottava per tenere indietro le lacrime, nonostante i goffi tentativi di Newt di darle conforto.
— Dai, Jacob! — tentò il mago, che non sembrava prendere la situazione troppo seriamente, forse perché non poteva comprenderla appieno, non avendo accesso alla mente dell'amico. — Ho una fetta di torta proprio qui, nella mia valigia, e aspetta solo di essere mangiata!
— Non hai una fetta di torta nella valigia — gli fece notare Queenie con una voce spezzata e, per certi versi, irritata.
— A dire il vero sì, — rispose Newt, — era avanzata dalla torta del mio compleanno, ma l'avevo dimenticato
— E noi qui moriamo di fame! — borbottò Queenie, in tono più divertito che accusatorio. — mia sorella aveva ragione quando diceva che sei un totale idiota
— No, ti prego, non iniziare anche tu...
Queenie rise, e sembrò quasi tranquillizzarsi. Si asciugò le lacrime e fece per alzarsi, intenzionata a continuare la ricerca.
Poi però sentì qualcosa. Erano pensieri, ancora flebili e distanti, ma in rapido avvicinamento. Riusciva a percepirli sempre più chiaramente, per un attimo pensò che fossero quelli di Jacob, eppure le sembravano estranei, ostili. Non li riconosceva. Allarmata, prese Newt per un braccio e lo trascinò dietro un cespuglio.
— Arriva qualcuno — sussurrò, facendogli segno di tacere.
Attesero. Queenie sentiva quei pensieri avvicinarsi sempre di più, allontanarsi e sparire completamente dalla sua mente, per poi tornare a bussare di nuovo alle porte della sua coscienza. Silenzio. Non un rumore disturbava l'innaturale quiete di quel luogo, persino la cascata sembrava aver placato la sua furia di acqua, in attesa. Silenzio. Denso, spesso, misterioso, una cortina di nulla che calava su quel pacifico luogo. Poi di colpo, quel silenzioso clamore fu squarciato da passi pesanti e regolari che spezzavano i rami lì vicino, e il rumore riecheggiò nella mente spalancata della terrorizzata Queenie. Si chiese se anche Newt l'avesse sentito, e si preoccupò per Jacob, da qualche parte là fuori, dove non poteva difenderlo dal mostro dai passi pesanti che si avvicinava a loro. Accanto a lei, Newt stringeva convulsamente la valigia al petto, protettivo, perseguitato dal ricordo di quella macabra "T" e terrorizzato all'idea che l'assassino potesse attaccare ancora le sue Creature.
Improvvisamente una sagoma scivolò nel buio davanti a loro. L'oscurità impediva di distinguerne i contorni, ma Queenie riuscì ad avvertirne i pensieri, così chiari da comprenderne facilmente ogni parola. Ne ebbe paura, perché chiunque fosse quell'uomo, aveva un solo scopo: trovare Grindelwald. E di certo non per ucciderlo.
Vide il bagliore della bacchetta di Newt che si accendeva con la coda dell'occhio, e quello che scoprì alla fioca luce azzurrina la lasciò impietrita: non c'era dubbio che la persona di fronte a loro fosse davvero Jacob. Sollevato, Newt uscì dal nascondiglio.
— Jacob! Che sollievo vederti! — esclamò.
Queenie però era sempre più spaventata; nulla di Jacob era rimasto nei pensieri e nei ricordi dell'uomo che aveva davanti. Solo una malata ossessione: aiutare Grindelwald. La Legilimens indietreggiò, cercando di rimanere nascosta, e quando Newt se ne rese conto capì che qualcosa non andava. Guardò meglio attraverso l'oscurità, e si rese conto che l'espressione di Jacob non aveva niente a che vedere con quella buona e genuina a cui era abituato.
— Dove stavi andando? — chiese con gentilezza, cercando di convincersi che si fosse solo suggestionato. — Vieni, torniamo indietro, sei tutto infreddolito, accendiamo un fuoco...
— No.
Newt lo guardò sorpreso, e quel tono così duro lo lasciò senza parole.
— Cosa?
— No. Non posso. Non ora. Devo andare da lui.
— Lui? Lui chi?
— Grindelwald — rispose, pronunciando bene il suo nome forse per la prima volta. — Voglio dimostrare a tutti che si sbagliano sul suo conto, che lui non odia quelli come me. Sono sicuro che avrò un posto nelle sue cucine, e forse lo aiuterò a combattere i No-Mag! È quello il mio posto. Io so come ragionano, posso aiutare più di qualunque mago!
— Jacob, ti senti bene? — chiese Newt, sempre più scioccato. — Ti rendi conto di quello che stai dicendo?
— Tu non capisci! Voi tutti vi state sbagliando, non è lui il cattivo! Sta solo cercando di riportare la pace, lui vuole solo...
Queenie non lo lasciò finire. Sfoderò la bacchetta e si avvicinò a lui senza far rumore, tentando di colpirlo alle spalle. Fu troppo lenta. Prima che potesse rendersene conto, si ritrovò la Sparacolpi di Jacob puntata alla tempia. Aveva visto quell'oggetto in funzione, l'aveva provato lei stessa, sapeva che sarebbe bastata una leggera pressione e di lei non sarebbe rimasto che un corpo pallido e una pozza di sangue. Il suo respiro si fece affannoso mentre pensava a come sarebbe stato morire per mano del suo amato. Non voleva che finisse così, doveva esserci un modo. Incapace di pensare ad altro, decise di rischiare e seguire l'idea che si stava facendo strada nella mente di Newt. Con un unico movimento fluido e veloce, si liberò dalla stretta di Jacob e si abbassò per schivare il colpo che lui aveva provato a sparare subito dopo, nel frattempo Newt lo bloccò con un incantesimo Non Verbale, che gli riuscì tanto bene che lui stesso rimase sorpreso del risultato per un attimo. Rimase a guardare Jacob mentre cadeva con un tonfo sordo, e gli fece uno strano effetto.
— Scusa! — si lasciò sfuggire, pur sapendo che lui non poteva rispondergli in alcun modo.
Queenie si avvicinò a lui e gli accarezzò il volto immobile, intrappolato in quell'orrenda espressione che non gli apparteneva, poi strinse più forte la presa sulla bacchetta e mormorò: — Surgito
Dopo lunghissimi istanti di tensione, l'incantesimo fece effetto e con un sussulto Jacob aprì gli occhi. Un filamento nero si levò dal suo corpo ancora immobile a causa dell'incantesimo, e la sua espressione si rilassò, tornando poco a poco ad essere quella gentile che caratterizzava Jacob. Queenie lo abbracciò sollevata, e anche Newt si lasciò sfuggire un sorriso. La strega aspettò pazientemente che l'effetto della pietrificazione terminasse, poi si chinò a baciare il suo amato e lo guardò negli occhi.
— Ho bisogno che tu faccia una cosa per me — sussurrò, dolce ma risoluta. — Ho bisogno di sapere cosa è successo esattamente in quella casa —.
Jacob rimase in silenzio ancora per qualche istante, cercando di riprendersi e di elaborare una risposta sensata.
— Be', sono entrato cercando di non farmela addosso per la paura, ho dato un'occhiata in giro, poi ho incontrato mister inquietante e...
— L'hai toccato?
— No. Aspetta, sì! Quando gli ho dato un pugno
Per quanto apprezzasse il fatto che Jacob avesse preso a pugni quell'essere rivoltante, Queenie si alzò in piedi e si rivolse a Newt.
— Forse so cosa è successo — disse, lanciando un altro sguardo a Jacob. — Ho ascoltato i suoi pensieri, e li ho riconosciuti. I miei erano gli stessi quella notte, quando ho pensato... ho pensato...
Newt aveva capito immediatamente che la strega si riferiva alla notte in cui gli aveva proposto di unirsi a Grindelwald, ma decise di non farglielo pesare: — va tutto bene, Queenie
— Be', in quel caso tu mi hai salvata, perché mi hai riportato alla realtà, ma Jacob... — si rivolse ancora una volta al Babbano, che non stava capendo granché. — Scusa, caro... avrei dovuto parlare con te, invece di bloccarti... ho peggiorato la situazione, ho rovinato tutto!
— Non è colpa tua — disse lui, continuando a non capire per cosa si stesse dando la colpa.
— Queenie, sei proprio sicura che i due eventi siano collegati? — chiese Newt, che non vedeva il nesso tra i due episodi.
— Emily! — disse semplicemente Queenie.
— L'hai toccata... — capì Newt. — Poco prima di pensare quelle cose
— Sospetto che ci sia qualcosa nei loro vestiti. Sembra un equivalente marcio del filtro d'amore, è come se... come se alterasse la tua visione di Grindelwald. Come se non avessi più il controllo sui tuoi pensieri...
— Non dobbiamo più permettere che accada. Non può averci.
— Ci basterà fare attenzione e restare uniti — disse Jacob, che stava iniziando a capire, anche grazie ai ricordi degli eventi di poco prima che riaffioravano poco a poco.
— Se sentite qualcosa che non va, parlatene subito — si raccomandò Queenie, poi la questione fu chiusa e nessuno osò più riaprirla.
Dal mattino seguente, la ruota della fortuna iniziò a girare a loro favore. Se fossero partiti un attimo dopo o verso una direzione diversa non l'avrebbero visto. E invece si trovavano nel posto giusto al momento giusto; in lontananza si stagliava la risposta a buona parte dei loro problemi, ciò che avrebbe cambiato le sorti del viaggio. Quelle luci tra gli alberi, lo sapevano, avrebbero cambiato tutto.
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Unitevi a me... o morite
FanficSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...