Fase 2

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No, non vi ho abbandonati e non intendo farlo. Un esame particolarmente difficile ha monopolizzato la mia attenzione ma ora che è andato, sono lieta di essere tornata. Prima di partire, approfitto di questo spazio per inviare tutta la mia vicinanza e le mie preghiere agli innocenti devastati dalla guerra. Siate forti. Scrivere di battaglie e grandi imprese come mi accingo a fare è facile, ma ciò che si sta verificando in questi giorni è straziante e mi lascia sempre più sconvolta.

All'improvviso, il silenzio fu infranto. La voce di un uomo rimbombò in ogni anfratto, lungo i corridoi, in tutte le stanze e persino all'interno dei laboratori blindati. Invase ogni centimetro di quel luogo, turbandone l'innaturale quiete:

Mi chiamo Chase Puglio. Il mio nome vi farà ridere, a meno che questo luogo, e non stenterei a crederci, non vi abbia prosciugato fino all'ultima goccia di umorismo. Ridete finché potete, perché non durerà a lungo.

In tutta la struttura i Taciti smisero di prestare attenzione alle loro occupazioni, paralizzati prima per la sorpresa di sentire un suono così forte, insopportabile per le loro orecchie assuefatte al silenzio, poi per il panico. Essere un Tacito significava questo: essere in grado di uccidere senza battere ciglio ma sobbalzare per un rumore improvviso.

Mi chiamo Chase Puglio e sono qui perché non intendo tacere.

Il mantello cremisi di un Tacito fluttuava alle sue spalle mentre correva più veloce che mai. Le sue scarpe, disegnate per non produrre il minimo rumore, lo facevano apparire leggero, come se corresse sospeso a due dita da terra.
— Signorina Maeve! — spalancò la porta. — Intrusi nella Casa del Silenzio!
Maeve non si scompose. Era di spalle, i vestiti perfettamente stirati e i capelli raccolti in una severa acconciatura che non ammetteva neppure la ribellione di una singola ciocca.

So cosa fate qui, conosco le vostre atrocità, ma oggi tutto questo finirà.

— Signorina Maeve! — gli occhi del Tacito erano spalancati per il terrore.

Arrendetevi, liberate le Creature e gli ostaggi. Collaborate se volete aver salva la vita. Collaborate o farò saltare in aria questo posto.

SIGNORINA MAEVE! — gridò il Tacito.
Maeve si girò appena. Il suo viso era una maschera di pietra. Sulla sua espressione imperturbabile aleggiava l'ombra di un sorriso glaciale. Si portò un dito alle labbra.

Arrendetevi subito, altrimenti...

La voce si interruppe in un rantolo soffocato.
La casa ripiombò per qualche istante nel suo originario silenzio. Nessuno si mosse.
Improvvisamente, la voce di Chase Puglio, spezzata al punto da apparire irriconoscibile, pronunciò due sole parole: — Andate avanti!
Si udì un tonfo, poi di nuovo il silenzio.

Credence e Saoirse osservavano da lontano la Casa del Silenzio, troppo distanti per essere avvistati ma non abbastanza per non percepire l'aura di morte che quel luogo irradiava. In attesa sull'immensa distesa di terra brulla, erano chiusi ciascuno nella propria inquietudine. Credence pregava. Non lo faceva da quando Mary Lou Barebone era morta, da quando lui l'aveva uccisa. A lungo non aveva saputo a cosa credere, tuttora non lo sapeva, ma sentiva di doverlo fare, di dover implorare qualcuno, chiunque fosse, nella speranza che fosse più gentile dell'essere vendicativo che la sua madre adottiva gli aveva insegnato a temere. Saoirse, con una scatola bianca tra le mani, canticchiava sommessamente con le labbra strette, come per tranquillizzare se stessa e proteggersi dal silenzio asfissiante. Ne aveva paura, notò Credence, e non poteva biasimarla. Evidentemente credeva di non poter essere udita, perché quando Credence le si avvicinò e le chiese se andasse tutto bene, lei tacque di colpo e abbassò gli occhi, imbarazzata.
Prima che potesse rispondere, la scatola bianca vibrò tra le sue mani e lei, già tesa come una corda di violino, trattenne il fiato. Lanciò un'occhiata al piccolo orologio che portava al polso e impallidì.
— Che succede? — chiese Credence.
— No, no, no, non va affatto bene — borbottò lei in risposta, aprendo la scatola ed estraendone un sottile fazzoletto di cotone con una "M" e una "S" ricamate nell'angolo.
— È di Martha, quello?
La ragazza si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro, sempre più veloce man mano che la sua preoccupazione cresceva.
— Qualcosa non va, — disse.
— Cosa?
— Stanno per iniziare la seconda parte della fase 2.
— Quella in cui fanno scoppiare un pandemonio? Mi sembra ottimo, sono a buon punto.
— No! Con tutto il rispetto, mi sembra tutto fuorché ottimo. Martha ha usato il Trapassatore per inviarmi questo. — Saoirse sventolò il fazzoletto, ma Credence continuava a non capire.
— Il Trapassatore?
— Un sistema di emergenza della Casa del Silenzio. i Taciti lo usano per inviare alla Casa il loro bottino quando si accorgono che... che non riusciranno a tornare vivi da una missione. Ho spiegato a Martha come farlo funzionare, avrebbe dovuto inviarmi un oggetto alla fine del monologo di Chase Puglio in modo che potessimo iniziare a preparare la fase 3.
— Sembra che l'abbia fatto, — osservò Credence.
— Sì, ma troppo presto! Guardi, sono passati appena dieci minuti da quando sono entrati tutti. Il discorso doveva durarne almeno trenta.
— Questo significa...
— Che Chase Puglio ha smesso di parlare e sono stati costretti ad andare avanti.
Credence capì immediatamente: — Sono in pericolo. Qualcosa è andato storto.
— Ce ne ha messo di tempo per arrivarci, ma sì, potrebbero aver preso Chase. Rischiano di essere scoperti.
— Io entro. — annunciò Credence, avviandosi con passo risoluto verso l'edificio bianco.
— No! — Saoirse gli si parò davanti, sbarrandogli la strada. — Non ancora.
— Qualcuno si farà male, forse è già successo! Sono in pericolo! — gli occhi di Credence diventarono bianchi e del fumo nero gli si addensò tra le mani.
— Per la cronaca, sono in pericolo dal momento in cui hanno varcato quelle porte, — gli fece notare la ragazzina. — ma se lei entra lì dentro adesso, chi li tirerà fuori dopo?
— Sempre che ci sia qualcuno da tirare fuori, — mormorò Credence in tono cupo, ma nonostante fosse poco convinto si calmò. I suoi occhi tornarono normali e il fumo nero se ne rientrò nei suoi palmi così come ne era uscito.
— Piuttosto, noi non siamo pronti, mi preoccuperei di questo. Dove sono gli sbirri? — Saoirse riprese a misurare la piana a grandi passi, borbottando tra sé. — Dovevano già essere qui! Non possiamo rischiare di mandare a monte la fase 3, altrimenti sarà stato tutto inutile. E dài, non si può contare nemmeno sulla polizia, ora? Dove diamine sono quei maledetti sbirri?
— Stare qui impalati mentre loro rischiano la vita e sapere di non poter fare niente è una tortura. Sono la mia famiglia, capisci? — osservò Credence.
Saoirse si girò di scatto: — dimentica che lì dentro c'è mia sorella!
La ragazzina si sorprese a urlare a pieni polmoni solo quando l'eco le restituì la sua voce. Credence ammutolì e la fissò senza rispondere.
— Mi scusi, signore. Sono davvero troppo agitata. — sospirò Saoirse. — Non posso fare a meno di pensare che se questo piano fallisce, sarà stata tutta colpa mia.
— Non fallirà, — la rassicurò Credence. — Non lo permetteremo.

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