My life is a perfect graveyard
of lost hopes.
(L.M. Montgomery, Anne of Green Gables)Non credeva di aver mai passato tanto tempo in silenzio in vita sua, eppure non era mai stata una persona particolarmente loquace. Era difficile percepire lo scorrere del tempo in quel tugurio, ma se avesse dovuto tirare a indovinare, avrebbe detto che era lì da circa una settimana. In realtà non erano passati più di tre giorni. Tre giorni da quando aveva pronunciato il suo giuramento, e da quell'istante nemmeno una parola aveva lasciato le sue labbra screpolate per il freddo. A dire il vero, non ricordava di aver assistito a molte conversazioni tra i suoi compagni, che per comodità aveva iniziato a chiamare nella sua testa "Grindelwaldiani": aveva l'impressione che ci fosse una legge non scritta che imponesse di non aprire bocca a meno che non fosse assolutamente necessario, e che tutti ne fossero a conoscenza a parte lei. All'inizio era stata felice di adeguarsi a una simile consuetudine, si era detta che meno parlava, meno rischiava di tradirsi, ora però era piuttosto convinta di essere sul punto di diventare pazza.
Le ore passavano con una lentezza frustrante e tutti sembravano in attesa di qualcosa, e ciò che Thunder trovava più stressante era il fatto che non capisse cosa stessero aspettando di preciso e quando sarebbe arrivato. Quanto detestava non capire! Non sapeva quanto a lungo ancora sarebbe riuscita a trattenersi dal fare domande. Una cosa era certa: il Lato Oscuro era una noia mortale.
Per ingannare il tempo aveva cercato di esplorare il luogo in cui si trovava, ma le parve tutto semplicemente anonimo e squallido, niente di più e niente di meno di tre stanze abbandonate da chissà quanto, arredate con il minimo indispensabile, scarsamente illuminate e invase da una quantità di polvere che avrebbe mandato Queenie in tilt per almeno un mese. Sospettava fosse un vecchio negozio di abbigliamento, perché su una parete tinteggiata in maniera sommaria, sotto uno strato disomogeneo di pittura bianca, aveva intravisto quella che le sembrava la sagoma di un cappello. L'edificio doveva essere stato dismesso molto tempo addietro perché non aveva mai visto negozi d'abbigliamento in quella zona di New York, e per quanto ne sapeva nemmeno Queenie, che in genere era informatissima su quel genere di cose. Povera Queenie, sapeva bene cosa ne avrebbe pensato di quel posto vedendolo, aveva immaginato la sua espressione disgustata così tante volte che riusciva a ricostruire la scena come se fosse davvero avvenuta.Le sembrò una specie di segno del destino quando, proprio mentre pensava a Queenie, una cascata di capelli biondi attraversò il suo campo visivo. Riconobbe una delle due streghe presenti al suo Giuramento, la più giovane, e la osservò mentre passava tormentandosi il ciondolo che le pendeva al collo. Aveva dita lunghe e sottili, che sembravano fatte più per i tasti di un pianoforte o le corde di un violino che per l'omicidio. In quel momento si accorse che era ancora più giovane di quanto avesse creduto la prima volta che l'aveva vista. Non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che non fosse fatta per quel posto. Di certo tra tutti i Grindelwaldiani era quella che le ispirava più fiducia, e per il momento preferiva evitare di pensare che dipendesse dal fatto che in lei vedeva qualcosa della sorella perduta.
— Dimmi, qual è il tuo nome? — chiese con voce roca, decidendo che era arrivato il momento di rompere quel ridicolo silenzio. Non ricevette risposta, così ritentò: — È un bambino o una bambina?
La ragazza all'inizio sembrò spaventata, al punto che Thunder si rassegnò all'idea di non ricevere alcuna risposta. Dopo qualche istante di silenzio, si voltò a guardarla: — Cosa?
Thunder indicò il lieve rigonfiamento sotto il suo vestito. — Aspetti un maschio o una femmina?
— Non lo so... ma mi auguro che sia un maschio, così forse la sua vita sarà più semplice. Per quel che mi riguarda, spero di fare la mia parte aiutando il Signore Oscuro a salire al potere, così potrà proteggerci tutti. Tu non hai figli?
Tina scosse il capo.
— Allora per chi lo stai facendo? Le persone comuni che non hanno conosciuto il dolore non si uniscono al nostro Signore. Anche tu vuoi cambiare il mondo per qualcuno?
— Sono pronta a tutto perché le persone che amo possano vivere in un mondo più giusto e libero, con o senza di me — non era mai stato nei suoi piani rendere una cosa del genere la sua ragione di vita, eppure non c'era ombra di menzogna nelle sue parole. Ecco che quando le si era presentata l'occasione, non aveva esitato a sacrificarsi. Peccato solo che lei avesse un'idea leggermente diversa di "mondo più giusto e libero". In fondo però, capì, lei e quella ragazza stavano lottando per la stessa cosa, anche se, segretamente, su due fronti opposti.
— Ci riusciremo, ne sono certa.
— Certo. Renderemo grande il simbolo che portiamo al collo. — Thunder si ritrovò ancora una volta a lottare per trattenere il sarcasmo nella sua voce.
— Ti faccio vedere una cosa. — La Grindelwaldiana fece pressione con due dita sul ciondolo, e in un attimo quello si ritrasse insieme al collare, sprofondò verso l'interno del suo collo e fu inglobato dalla sua stessa pelle fino a sparire. Thunder la trovò una visione abbastanza disturbante. — È un meccanismo di emergenza, serve per non farci riconoscere durante le missioni in incognito. Naturalmente bisogna prestare attenzione, l'incantesimo ha una durata limitata.
— Come...?
La sua domanda rimase sospesa nel vuoto: in quell'istante la porta si spalancò lasciando che il freddo invadesse ogni angolo a una velocità impressionante.
— C'è qualcuno? — chiamò la voce di un uomo.
Thunder e la giovane Grindelwaldiana si guardarono.
— Ci siamo, finalmente ciò che stavamo aspettando. Vuoi partecipare al Giuramento?
Thunder si limitò a seguirla. No, non aveva alcuna voglia di vedere altre persone cedere la loro libertà come aveva fatto lei, ma quello le suonava più come un ordine che come una vera proposta.
— Audrey. È il mio nome — disse poi la ragazza mentre camminavano. Fu un solo istante, e lo disse a voce talmente bassa che Thunder pensò quasi di averlo immaginato.La nuova recluta era terrorizzata. Era evidente che stesse cercando di nasconderlo, ma la tensione scatenava in tutto il suo corpo un tremolio leggero impossibile da fermare. Era difficile stabilire l'età dell'uomo: non sembrava molto anziano, eppure curiosamente il suo volto era solcato da una fitta rete di rughe. Un Grindelwaldiano gli stava dando il benvenuto e si stava complimentando con lui su quanto coraggiosa fosse stata la sua scelta, snocciolando frasi probabilmente imparate a memoria sul fatto che avrebbero cambiato il mondo e sarebbe stato anche merito suo. Non se la cavava male con l'oratoria, ma Thunder non riuscì a stabilire se il discorso avesse convinto la preda oppure no. Quello che vedeva negli occhi dell'uomo erano solo tanti dubbi. Iniziò a riflettere: non le sembrava cattivo, forse era soltanto un uomo solo, abbandonato da tutti, abbandonato persino dalla speranza, che non era riuscito a resistere agli urti della vita e aveva pensato che morire nel modo più eroico possibile, combattendo per qualcosa, finalmente gli avrebbe dato la soddisfazione che cercava.
Le persone comuni che non hanno conosciuto il dolore non si uniscono al nostro Signore.
Proprio come avevano fatto con lei, portarono l'uomo in una delle tre stanze. Anche lei entrò e si appostò in un angolo. Faceva un certo effetto rivedere la stessa scena che lei stessa aveva vissuto da un punto di osservazione diverso, dopo aver superato il punto di non ritorno.
Le parole dei Grindelwaldiani erano gentili. Se non avesse saputo che erano pericolosi Maghi Oscuri che pensavano di salvare il mondo andando in giro a uccidere No-Mag, avrebbe quasi potuto credere che fossero davvero felici di accogliere quell'uomo tra loro. Probabilmente fiutavano semplicemente il vantaggio nell'avere una recluta in più disposta a sacrificare la vita per la causa. L'uomo però non sembrava accorgersi della loro ipocrisia e alle loro parole sembrò rilassarsi. Thunder non parlò, ringraziando il buon Lewis che il fatto di essere nuova e inesperta giustificasse il suo silenzio, almeno per il momento. Il mago da cui lei stessa aveva ricevuto il collare lo avvicinò al collo dell'uomo, mentre Audrey gli ripeteva le parole del Giuramento.
Tina fissò l'uomo. Avrebbe voluto dirgli di andarsene, di scappare e non voltarsi mai più indietro, di tornare alla sua vita, forse la vita di un uomo comune, sì, ma anche di uomo libero. Forse quei pensieri andavano disegnandosi sul suo volto mentre li formulava. Gli occhi dell'uomo incontrarono casualmente i suoi. E poi accadde: l'uomo diede un calcio al Grindelwaldiano di fronte a lui, facendogli sfuggire il collare di mano, poi andò via correndo, ma nessuno lo inseguì.
— Codardo, — commentò semplicemente il mago, raccogliendo il collare e rimettendoselo in tasca. Sembrò che il calcio non gli avesse provocato il minimo danno, sembrava anzi che se ne fosse accorto appena, e Thunder non riuscì a spiegarsi come fosse possibile.
— Perdonatemi l'ignoranza, ma non dovremmo corrergli dietro? — osservò Thunder.
— E perché mai? Non costringiamo nessuno a unirsi a noi, se vuole andarsene è un problema suo. — disse Audrey. — Mi dispiace solo che ci abbia fatto perdere tempo inutilmente.
— Ma non potrebbe creare problemi? E se allertasse gli Auror?
Alle sue parole tutti i Grindelwaldiani scoppiarono nella risata meno allegra che avesse mai sentito, ma anche la più malevola.
— Come se gli Auror ci capissero qualcosa di quello che facciamo noi! — disse uno di loro.
— Sono rappresentanti di un sistema sull'orlo della rovina, se fossero competenti non si renderebbe certo così necessario il nostro intervento, — aggiunse un altro. Cosa vuoi che siano in grado di fare?
Thunder moriva dalla voglia di mostrarglielo.
— Suvvia, non siate così scortesi, dimenticate che la nostra Thunder era un'Auror prima — disse Audrey con un sorriso.
— Non sono più quella persona adesso — rispose prontamente Thunder. — Semplicemente mi sorprende che lasciate andare persone che conoscono la vostra... la nostra posizione affidandovi soltanto all'incompetenza degli Auror.
— La verità è che questa non è la nostra sistemazione definitiva. Provino pure a venire a cercarci, scopriranno che ce ne siamo già andati. — spiegò Audrey.
— Ben detto. Il Signore Oscuro ci sta aspettando, dobbiamo ricongiungerci con l'esercito al più presto. Preparate tutte le vostre cose, partiamo stanotte. Si va in Colombia.Riassunto delle puntate precedenti:
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Unitevi a me... o morite
FanfictionSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...