Ci sarà sempre del lavoro da fare, ci saranno sempre quelli che avranno bisogno di noi, ma tu devi prenderti cura di te stesso, piccolo mio. Hai lavorato abbastanza per oggi. Posa la penna e liberati degli affanni.
(Christopher Paolini, la forchetta, la strega e il drago)— Martha... — la voce di Credence arrivò alle orecchie della ragazza ridotta a un sussurro, così bassa che le parve quasi uno sbadiglio. —Vieni a dormire, è tardissimo —.
Lei alzò lo sguardo solo per un secondo, poi tornò a immergersi nel suo lavoro. Rimase in silenzio per qualche istante, lasciando che il rumore della penna che graffiava la carta parlasse per lei. Proprio quando Credence iniziò a pensare che non l'avesse sentito, Martha parlò:
— Non posso — disse, leggendo quattro fascicoli contemporaneamente. — Devo firmare questi permessi, compilare la domanda per esibirci a Londra, preparare il prossimo spettacolo...
— Tutto questo può attendere fino a domani — tentò di convincerla Credence, porgendole la mano. — Ora sei stanca —.
Martha scosse il capo e si liberò dalla sua presa. — Non importa come mi sento io, è il mio dovere. Oh, no... ho dimenticato di calcolare le spese per i nuovi nastri di Marion!
— Lascia almeno che ti aiuti — si offrì lui. Prese una sedia e si sistemò accanto alla ragazza.
— Sei molto gentile, ma ho quasi finito — insistette Martha, firmando un altro foglio e mettendolo da parte. La sua espressione era accigliata, un solco le scavava fronte e si mordicchiava il labbro inferiore mentre scriveva, forse per scacciare il sonno. Credence la osservò a lungo, ammirando la tenacia riflessa nel suo sguardo e i suoi gesti fluidi ed esperti, e proprio in quel momento notò che la sua mano aveva qualcosa di strano; le unghie erano diventate giallastre e la pelle sembrava essersi indurita intorno alle dita e al polso, per un attimo gli sembrò quasi di intravedere delle squame.
— Cosa ti è successo?
Martha impiegò un po' per rispondere, ma le sue parole suonarono convincenti: — La mia nuova crema per le mani. A quanto pare non era efficace quanto dicevano —.
— Direi di no — sentenziò Credence. In effetti di recente erano arrivate le scorte di trucco per i circensi, probabilmente la crema di cui Martha parlava era in uno di quei pacchi, tuttavia non poteva fare a meno di chiedersi come fosse possibile che una semplice crema potesse fare quell'effetto.
— Credence... — la ragazza provò a dire qualcosa, ma fu interrotta da alcune voci che provenivano dall'esterno.
I due si guardarono interrogativi, dato che non aspettavano visite per quell'ora, poi senza dire niente si alzarono nello stesso istante e uscirono a cercare gli intrusi.
Le prime luci dell'alba accarezzavano i contorni delle coloratissime carrozze di legno all'interno delle quali tutti i circensi erano assopiti. Quelle stesse carrozze qualche ora dopo sarebbero partite alla volta di Londra, dove avevano intenzione di organizzare il più grande spettacolo che si fosse mai visto. Da quando Martha era diventata il capo del circo, erano stati molti i talenti che si erano aggiunti alla famiglia, e al circo si respirava un'atmosfera di gioia che era l'esatto opposto della triste rassegnazione che aleggiava quando erano stati costretti ad allearsi con Grindelwald. Nessuno era più costretto a dimenticare la propria identità e la tensione che avvelenava i rapporti tra i circensi era completamente sparita, sostituita da un senso di calore e di affetto che sapeva di casa. Martha non riuscì a fare a meno di sorridere soddisfatta, guardando le lucine accese che brillavano allegramente tra gli alberi, sulla cima di quell'enorme cascata. Non erano luci molto potenti, a dire il vero, l'unico scopo che avevano era dare un'aria di festa ai loro modesti mezzi di trasporto, e ci riuscivano. Ogni volta che le guardava, Martha aveva l'impressione che dopo tutto il dolore che la vita le aveva inflitto, anche lei avesse l'opportunità di sperimentare la felicità, e non le importava se questo significava non dormire la notte.
— Chi c'è? — chiese Credence, riportandola alla realtà. Non sembrava molto preoccupato, forse perché sapeva che per uno come lui difendersi non sarebbe stato un problema.
— Credence? — gli rispose una voce maschile. Sembrava nascondersi da qualche parte alle sue spalle, e aveva un suono familiare. — Credence, sei tu?
— Chi sei? Fatti vedere! — ordinò Martha in tono più deciso.
Il cespuglio alle loro spalle si agitò leggermente, come mosso dal vento, e un uomo con un'inconfondibile valigia si fece timidamente avanti.
— Spero di non disturbare... — mormorò Newt Scamander, tormentandosi nervosamente le mani.
— Papà Newt! — il volto dell'Obscuriale si illuminò appena lo riconobbe, in un sorriso smagliante che Newt non era ancora abituato a vedere. — Sono così felice di vederti... dov'è mamma Tina?
— È proprio lei che stiamo cercando — si intromise Jacob, che nel frattempo aveva lasciato il nascondiglio dietro il cespuglio insieme a Queenie.
— Queenie! Jacob! — Martha corse verso i tre ospiti. Ricordava bene quello che avevano fatto per lei, e da quel momento non era passato giorno in cui non li ringraziasse mentalmente per averle dato una seconda possibilità e averle permesso di diventare una persona migliore. — Ci siete anche voi, che magnifica sorpresa!
— Venite dentro, immagino che avremo tante cose da raccontarci — disse Credence, impaziente di ascoltare la loro storia.
Queenie era un po' titubante: i suoi vestiti erano davvero impresentabili e non si lavava a dovere da settimane, non si sentiva affatto a proprio agio in quelle condizioni. Martha sembrò intuirlo, così si rivolse a Credence: — non essere soffocante, avranno fatto un lungo viaggio, lasciamo che si sistemino! — mentre parlava, si tirava le maniche del vestito fino alle dita, evidentemente imbarazzata dallo stato in cui versavano le sue mani. — c'è una stanza libera nella quinta carrozza, i ragazzi potranno sistemarsi lì, e... Queenie, se per te non è un problema, potremmo condividere la mia stanza, ti troverò qualcosa di carino da indosssare e...
— Tu sì che mi conosci! — esclamò Queenie, sollevata.
Le due streghe si incamminarono verso la prima carrozza, una specie di scatola di legno dipinta con colori vivaci e decorata con graziosi disegni che stava in equilibrio su quattro grosse ruote. Martha aprì la porta e tirò giù una scala composta da tre alti gradini, aiutò Queenie a salire e poi entrò anche lei, chiudendosi la porta alle spalle.
— So che non è un granché, ma una volta arrivati a Londra riusciremo a sistemarci meglio — spiegò, mostrandole la piccola stanza costituita da due letti perfettamente in ordine, una scrivania coperta di carte e una vasca circolare, probabilmente quella che Martha usava per lavarsi.
— È perfetta! — sorrise Queenie, rallegrandosi alla vista di un vero letto dopo giorni di materassi di terra e rocce. Sollevando lo sguardo, la Legilimens si accorse che Martha guardava il letto con un certo desiderio, e in effetti leggendo i suoi pensieri si rese conto che da giorni non dormiva affatto.
— Sentiti pure a casa tua, io devo andare a preparare la colazione, quindi se vuoi cambiarti la stanza è tutta per te — la informò Martha, in tono gentile ma allo stesso tempo con un che di serio ed efficiente, nonostante la stanchezza.
— Non esiste! — si oppose Queenie. — La partenza è tra poche ore e tu hai assolutamente bisogno di dormire e... oh! — esclamò, continuando a leggere i suoi pensieri, — te l'ha detto anche Credence, vero? Be', aveva ragione. Resta qui, alla colazione ci penso io. Non te ne pentirai, in cucina sono imbattibile!
Martha non trovò la forza di rifiutare. Riuscì appena a indicarle dove fosse la loro cucina improvvisata, poi crollò in un sonno leggero e privo di sogni, una sola domanda nella mente: quando avrebbe smesso di essere in debito con quel bizzarro quartetto?
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Unitevi a me... o morite
FanfictionSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...