Mais je veux me battre
Je n'ai plus à te craindre
(Joyce Jonathan, que veux-tu de moi?)Il silenzio era più freddo del solito quella mattina. Sembrava che persino i suoi piedi sul pavimento fossero stanchi di resistere alla totale assenza di rumore e, per quanto tentasse di marcare il più possibile i suoi passi, come ormai si era abituata a fare, ogni cosa era come avvolta da una barriera invisibile che intrappolava ogni tipo di suono, facendo sì che si perdesse nei corridoi vuoti e bianchi. Saoirse odiava il silenzio, e detestava il vuoto. Con il tempo aveva imparato ad amare i colori più di ogni altra cosa, non solo per i colori in sé, ma soprattutto per quello che rappresentavano ai suoi occhi: una via di fuga. L'unica via di fuga.
Nella Casa del Silenzio non era concesso indossare alcun capo colorato, nemmeno un paio di calzini. I pesanti mantelli cremisi, ricamati con delle "T" dorate, rappresentavano l'unica tonalità diversa dal bianco e dal nero che fosse possibile vedere lì dentro, ed era un sollievo per Saoirse ammirare quelle sfumature che a seconda della luce andavano dal colore del sangue a un rosso brillante e bellissimo, che contrastava con le pareti bianche, simili a quelle di un ospedale. Era per questo motivo che indossava sempre il suo mantello, anche quando non era richiesto dalle regole della Casa, anche quando il caldo si faceva soffocante. Gli altri vedevano quel pezzo di stoffa come il più alto dei segni di appartenenza ai Taciti, sicari di Creature Magiche, quindi approvavano quello che ai loro occhi appariva come un gesto di fedeltà da parte della ragazza, e che in realtà era l'esatto opposto. Trovava alquanto ironico, in realtà, che lo stesso oggetto che la aiutava a spezzare la monotonia del luogo in cui era costretta a vivere le consentisse di essere accettata in quello stesso luogo. Non che avesse tanta scelta. Se fosse stato per lei, sarebbe tornata alla sua vera casa, nella lontana Dublino, la Dublino che tanto le mancava, con i suoi paesaggi, le atmosfere allegre e gioviali, vere e vive. La sua sorella maggiore, Maeve, sembrava aver totalmente dimenticato ogni cosa della loro vecchia vita, quando i Taciti nemmeno esistevano ed erano solo due ragazzine normali e spensierate, ma soprattutto libere. Come rimpiangeva quei tempi! Qualche volta chiedeva a Maeve perché non tornassero a casa, ma lei si accigliava e la ignorava, oppure evitava la domanda. Una volta sola le aveva dato qualcosa di simile a una risposta: "Perché stiamo facendo la cosa giusta", aveva detto con il suo solito tono severo. A Saoirse non sembrava che uccidere Creature Magiche per un tale che si professava un mago in lotta per una causa folle fosse la cosa giusta da fare. Se ci fosse stato per lei modo di evadere da quel posto, di certo lo avrebbe fatto. Ci aveva provato, beninteso, ma non aveva impiegato molto a capire che non avrebbe resistito nemmeno una settimana là fuori, senza un posto dove stare, cibo o acqua da bere. Nessuno l'avrebbe aiutata, nemmeno la sua famiglia. Chi entra nella Casa del Silenzio diventa un fantasma, invisibile al mondo, al di fuori di ogni cosa. Nessuno aiuta un Tacito, non avevano altra scelta se non aiutarsi tra loro o morire.
No, non poteva andarsene. Non prima di aver trovato un buon piano. Per il momento, il massimo che poteva fare era cantare, e dopo tanto tempo era diventata anche piuttosto brava. Sembrava una cosa da poco, infatti nessuno faceva troppo caso a lei quando cantava, si limitavano a rivolgerle occhiate infastidite per poi tornare alle loro occupazioni, come se fossero così disavvezzi alla gioia da arrivare a disprezzarla. Non che potessero dirle qualcosa; lei era la sorella del capo, chi avrebbe avuto il coraggio di contrariarla? Per lei invece il canto era indispensabile, fare rumore, riempire di note il silenzio era la sua missione e la sua linfa vitale. Era l'unico modo per tenersi compagnia e rimanere presente a se stessa, difendendosi dalla desolazione senza lasciarsi assorbire dai ritmi della Casa. Maeve conosceva profondamente sua sorella, comprendeva fin troppo bene le ragioni che avevano generato quell'improvvisa passione per il canto, e quella ribellione alle regole della Casa del Silenzio di certo non le andava a genio. Maeve aveva però un certo potere sulla sorella, un potere al quale Saoirse non poteva sfuggire, infatti la più piccola si guardava sempre dal farsi sentire da lei quando si dedicava alla musica. Non aveva paura di sua sorella, ma della Maeve che comandava i Taciti. In ogni momento avrebbe potuto decidere di mandarla a uccidere la sua prima Creatura, ed era questo che Saoirse temeva più di ogni altra cosa. Fino a quel momento le era stato concesso di limitarsi ad aiutare in sporadiche missioni e nella Casa del Silenzio, dove principalmente faceva le pulizie e per il resto del tempo era costretta a seguire corsi su come cavare gli occhi alle Creature senza farle urlare, come ucciderle senza lasciare tracce, come togliersi la vita velocemente in caso si venisse scoperti. I medici che tenevano i corsi la detestavano, almeno così pareva a lei, perché non aveva mai ucciso, nemmeno in missione, quindi la ritenevano un peso inutile. Maeve, per amore dell'ordine, aveva più volte promesso che sarebbe arrivato anche il suo turno, ma Saoirse sapeva che, finché non l'avesse fatta arrabbiare dandole motivo di vendicarsi, sua sorella avrebbe affidato un compito del genere a tutti meno che a lei. Non perché fosse mossa da sentimenti di compassione, affetto o cose simili, ma perché sapeva che non ne sarebbe stata in grado e affidarle una vera missione non sarebbe stata che una perdita di tempo.Quella mattina, come tutte le altre, si sarebbe accontentata della colazione più frugale e anonima del mondo, avrebbe pulito i laboratori da cima a fondo e avrebbe finto di interessarsi alle assurde lezioni che era obbligata a seguire. O almeno, questi erano i suoi più rosei ed eccitanti piani per quella giornata. Eppure, latente nell'aria, sentiva qualcosa aleggiare, qualcosa che si sarebbe detto pronto ad esplodere.
Ed esplose.
Uscì dalla mensa e si avviò verso i laboratori, ma fu quel momento che cambiò ogni cosa. Urtò per errore un macchinario che, dopo aver ondeggiato pericolosamente per qualche secondo, cadde a terra producendo un fracasso senza precedenti, che in un istante si propagò per tutta la Casa. Fu l'attimo in cui Saoirse capì di essere davvero nei guai. Eppure era inspiegabilmente tranquilla, anzi, ciò che era appena successo le dava quasi un senso di soddisfazione, sentì più forte che mai tutto il fascino della ribellione. Quasi si sorprese di se stessa.Maeve non tardò molto ad arrivare. Era perfetta come sempre, nel suo elegante abito nero che le arrivava fino alle caviglie. Ogni cosa in lei ispirava ordine e austerità, dai capelli corti e lisci come fili d'erba bagnata, neri come la notte, alle mani perfettamente curate, che aveva preso l'abitudine di sistemare una sull'altra con fare aristocratico. Il suo volto appariva imperturbabile, ma Saoirse colse una scintilla di rabbia feroce. Di certo non era infuriata per il macchinario, che ormai giaceva a terra in mille pezzi. Aveva fatto rumore, tutto il resto non importava. In un luogo in cui si parlava a bassa voce e solo se strettamente necessario e persino le scarpe erano fatte in modo da produrre il minimo suono possibile sul pavimento, il chiasso non era minimamente tollerato. Il rumore era considerato il peggiore tradimento nei confronti degli ideali dei Taciti, e quella volta Saoirse aveva passato il limite, sapeva che stava per essere cacciata dalla casa senza possibilità di ritorno, una parola e tutte le sue speranze di sopravvivenza sarebbero state distrutte. Capì che le cose non sarebbero mai potute andare peggio, così fu lei a parlare: — Cosa c'è, mi vuoi fuori da qui?
— Silenzio, sorella
Quelle parole non fecero che alimentare la scintilla che già si era accesa in Saoirse, che alzò ancora di più la voce: — Hai davvero una brutta abitudine: non rispondi mai alle mie domande. In questo caso però non ho bisogno di una tua risposta, so già cosa pensi
— Ti avverto, se non chiudi la bocca...
— Smettila di ridurre al silenzio chiunque solo perché ti fa comodo! Questo è un fuoco che non puoi domare, non più
— Non ho bisogno di domare il fuoco, l'ho già spento
— Oh, questo è ciò che pensi tu! — Saoirse strinse con forza i pugni. — Ma io so chi sei davvero, siamo cresciute insieme, Maeve! Questa è solo una maschera che stai indossando, tu sei diversa. Non so cosa ti abbia promesso quel Grindelwald, ma un tempo eri buona, ora ecco che la tua anima ormai oscura non esita a fare del male, a mutilare, a uccidere! Non posso più essere tua complice
La calma di Maeve era glaciale, la sua voce non tradiva un'emozione: — Non ho bisogno del tuo appoggio
— Bene! Allora me ne vado
— Non fare un passo. Te ne pentirai amaramente
— Non potrà mai essere peggio di così
— Saoirse, smettila di essere irragionevole. Non farmi arrabbiare, non muoverti. E fai silenzio, di grazia! — a quel punto alla più piccola sembrò di vedere negli occhi della sorella qualcosa di inatteso: apprensione. Si stava davvero preoccupando per lei? No, non poteva essere. Non voleva che se ne andasse solo perché i Taciti non l'avrebbero più presa sul serio se avessero saputo che non era riuscita a tenere a bada una ragazzina di appena sedici anni. L'attimo dopo, infatti, i suoi occhi erano di nuovo di pietra.
Sembrava sul punto di aggiungere qualcosa, ma un uomo arrivò. Stringeva un sacchetto pieno di occhi tra le mani. A giudicare dalle dimensioni, doveva trattarsi di occhi di Asticello.
— Signorina Maeve, il nostro membro che avevamo messo su Scamander è morto. Dal Trapassatore è arrivato questo — disse il Tacito, mostrandole il sacchetto di stoffa.
— Bene, — rispose Maeve, — il sistema di emergenza funziona. Sai cosa devi fare —.
Saoirse capì che quella era la sua occasione. Si tolse una scarpa e la lanciò contro un set di provette impilate su un bancone, che una dopo l'altra, in un terribile e assordante effetto domino, caddero e andarono in frantumi. Fu come un'esplosione nella notte. Spaventati dal secondo fragore nel giro di così poco, tutti i Taciti accorsero, e nel trambusto generale, Saoirse si abbassò il cappuccio del mantello cremisi e lasciò per sempre la Casa del Silenzio.
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Unitevi a me... o morite
FanfictionSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...