"And your will shall decide your destiny"
- Charlotte Brontë, Jane EyreNewt non era un tipo vendicativo ma, come il lettore avrà di certo compreso, le sue Creature erano per lui più importanti di qualunque cosa al mondo. Il solo pensiero di quell'oscura firma, quella terribile "T", lo faceva dunque rabbrividire e generava in lui un uragano di sentimenti di una violenza che non era abituato a sostenere. Solo quel pomeriggio aveva avuto la terribile notizia della presunta morte di Tina, e adesso questo... iniziò a credere che, se non avesse agito, sarebbe esploso. Ripensò alle parole della ragazzina. Ecco dunque la soluzione a quell'enigma, la mano che si era resa responsabile di simili crimini era stata ora svelata: Taciti, era così che si chiamavano, e tacita era la collera che Newt sentiva crescere. Non aveva mai davvero odiato nessuno prima, nemmeno ciò che sentiva nei confronti di Grindelwald raggiungeva un'intensità tale; ogni cosa impallidiva di fronte ai sentimenti che agitavano ora il suo animo. Dall'esterno appariva incredibilmente tranquillo, ma sentiva dentro di sé che in quello stesso istante, se avesse potuto, avrebbe distrutto quella maledetta Casa del Silenzio, mattone dopo mattone, bruciato ciò che ne restava, liberato ogni singolo animale tenuto prigioniero. Ripensò a Bob, l'orbita destra crudelmente privata dell'occhio. Si figurò gli Asticelli che aveva amato come figli ridotti a rametti senza vita, il dolore gli esplose nel petto.
— Ci andrò io, — disse, attirando su di sé gli sguardi di tutti i presenti.
— Senza offesa, signor Scamander —. Saoirse gli lanciò uno sguardo penetrante. — Si tratta letteralmente di scalare un edificio più alto di quanto lei possa solo immaginare ed entrare nella mia stanza, che è all'ultimo piano, tutto questo senza nemmeno vedere dove si mettono i piedi dato che l'edificio è invisibile dall'esterno per chiunque non faccia parte dei Taciti. Niente di personale, ma converrà con me che per un lavoro del genere sia necessaria un'agilità che temo non possa vantare.
Newt avvampò e iniziò a sentirsi ridicolo. In effetti se la cavava a scalare alberi di medie dimensioni, ma non era mai andato oltre.
— Allora sono necessaria io! — Marion balzò in piedi e fece una specie di aggraziata riverenza. — L'altezza non mi spaventa e ho, modestamente, un equilibrio impareggiabile. Newt verrà con me e mi coprirà le spalle, — disse, sorridendo al Magizoologo.
— Da lì sarà possibile aprire la porta dall'interno, — spiegò Saoirse.
— E a quel punto noialtri entreremo e faremo un bel casino! — esclamò l'uomo dal nome lungo e difficile, entusiasta. Tutti furono d'accordo.
— Lo faremo la settimana prossima, dopo gli spettacoli, — decise Martha, in un tono che non ammetteva repliche. Le sarebbe piaciuto partire in quel preciso istante, e sapeva che era lo stesso anche per i suoi compagni, ma quella era una missione pericolosa e non poteva rischiare che uno solo di loro rimanesse ferito prima dello spettacolo. Sapeva, vedeva noi loro sguardi che, anche se non lo dicevano, gli altri non erano affatto convinti di quella decisione, ma tutto quello che Martha voleva era proteggerli: era un tipo pratico, realista, e soprattutto conosceva bene la situazione del circo, sapeva quindi che se non si fossero esibiti non avrebbero potuto guadagnarsi da vivere e avrebbero sofferto la fame e il freddo, avrebbero accumulato dei debiti che non sarebbero riusciti facilmente a pagare, un rischio che non potevano correre.
— Sono d'accordo — Jacob fu l'unico ad esprimersi immediatamente, ma le sue motivazioni erano diverse: aveva visto Queenie stare davvero male quel giorno, ma la conosceva abbastanza bene da sapere che ciò non l'avrebbe fermata: non importava quanto soffrisse, se gli altri andavano in guerra, ci andava anche lei, era sempre stato così. Jacob non voleva che la sua fidanzata corresse rischi, perciò si sentì molto sollevato quando Martha propose di rimandare la spedizione e fu pronto ad appoggiarla.
Intanto, all'esterno del tendone, un Greefoz ghignante ascoltava la conversazione. Sapeva qual era il suo compito: doveva riportare quelle parole a Grindelwald così che il suo Signore potesse prepararsi a reagire, evitando di perdere il controllo sulla Casa del Silenzio. Tutto grazie a lui! Gli avrebbe concesso una così bella ricompensa! Pensò che il suo premio sarebbe stato ancora più grande se avesse portato informazioni anche sulla ragazza, così decise di indagare personalmente per carpire più notizie possibile. Il ghigno che gli trasfigurava il volto diventò un dolce sorriso, il lampo maligno che aveva negli occhi si spense in uno sguardo perso tra le nuvole, mutò il suo portamento. In pochi istanti l'ingenuo, candido Greefoz era tornato. Entrò nel tendone con aria trasognata e si rivolse direttamente a Saoirse: — Hai davvero una villa a cinque piani?
Tutti risero al suo innocente quesito, tentando di spiegargli cosa fosse il sarcasmo. Lui non sembrò comprenderlo, continuava a chiedere quale fosse il punto di affermare il contrario della realtà. Saoirse non sapeva bene cosa rispondere e si limitò ad ascoltare. Quelle persone erano così caotiche nel loro tentativo di parlare con il ragazzo appena arrivato: le loro voci si sovrapponevano, a volte scoppiavano qua e là risate fragorose, le voci più profonde facevano a gara con quelle squillanti, in un frastuono che però aveva qualcosa di armonico. Le orecchie di Saoirse erano state a lungo abituate a non sentire altro che il silenzio, interrotto di tanto in tanto dalla sua stessa voce; sentire ora quella varietà di toni diversi, a tratti la faceva sobbalzare istintivamente, eppure le piaceva: quel caos era così distante dalla realtà che conosceva, che aveva il potere di rassicurarla e farla sentire libera. Nei minuti successivi l'attenzione si spostò su di lei: ricevette molte domande sul suo passato e sulla Casa del Silenzio, notò che tutti erano sinceramente interessati non solo alle informazioni di cui lei era in possesso, ma anche e soprattutto a lei come persona: una ragazza, non una Tacita. Semplicemente Saoirse, o Sasha, come la chiamavano loro. Erano persone semplici, persone libere, e solo le persone libere vedono attraverso le etichette e superano i pregiudizi, ti offrono la loro amicizia anche se indossi un mantello cremisi con delle "T" ricamate.
Poco a poco, i circensi finirono a parlare tra loro tranquillamente. Greefoz tentò di avvicinarsi a Saoirse, che proprio in quel momento stava ridendo per qualcosa che Chase Puglio aveva detto. Iniziò a preparare le domande che le avrebbe fatto, facendo attenzione a pensarne poche e a fare in modo che non le dessero modo di sospettare. Si fece largo tra i suoi compagni, ridendo come un bambino. Un riso di trionfo, che tutti scambiarono per un'innocente risata allegra. Aveva quasi raggiunto la ragazza, era a un passo da lei... ma Credence lo chiamò per sapere dove fosse stato fino a quell'ora, infrangendo ogni suo piano.
— Queenie, Queenie! — chiamava intanto Newt: a lui il chiasso non piaceva, e dopo le scoperte di quella giornata, il suo umore era anche peggiore del solito. Doveva andarsene, ma soprattutto doveva dire a Queenie quello che aveva saputo, doveva...
Queenie non stava bene. Si sentiva spossata e aveva la nausea. Nonostante Jacob tentasse di sorreggerla tra le sue braccia, un lieve tremore continuava ad agitarla.
— Vi dico che non è così! — replicava con forza la vivace Marion, che discuteva con l'amica Ophélie e l'uomo dal nome troppo lungo e difficile da pronunciare.
Owen osservava, seduto sulla sua sedia sospesa a mezz'aria, accigliato.
— Un attimo di attenzione! — Martha si arrampicò sugli spalti e alzò le braccia per attirare lo sguardo dei presenti su di sé. Tutti interruppero a malincuore le loro conversazioni e si zittirono a vicenda. Ci volle un po' prima che il silenzio fosse ristabilito, ma la ragazza attese pazientemente prima di annunciare: — Adesso voglio che tutti voi vi concentriate sui prossimi spettacoli. Come sapete, il primo sarà tra appena tre giorni e non possiamo perdere nemmeno un minuto. Per oggi non ci saranno le prove, ma nella prossima ora ciascuno di voi dovrà esercitarsi sul proprio numero, dopodiché sarete liberi.
Greefoz, sentite quelle parole, pensò fosse il momento giusto per scivolare via non visto, ma non fu molto fortunato.
— E tu, Greefoz, — Martha pronunciò il suo nome proprio mentre era sul punto di uscire. Di nuovo, Greefoz fu costretto a cambiare i suoi piani. — non fare un altro passo. No, non andrai a caccia di lucciole o di Vermicoli fosforescenti questa sera, sei già stato lontano dal circo troppo a lungo. Il fatto che io ti abbia esonerato dagli spettacoli non ti autorizza a fare quello che ti pare, quindi adesso torni indietro e aiuti gli altri a esercitarsi.
Greefoz avrebbe preferito sprofondare: chissà se il suo Signore si sarebbe chiesto dove fosse finito.
Ciascuno di loro si organizzò nel minor tempo possibile: presero tutte le attrezzature necessarie e ciascuno di loro occupò una postazione: chi tra gli spalti, chi dietro le quinte, chi sul ring, chi all'esterno. Queenie stava per fare lo stesso, aiutata da Jacob, ma Martha aveva notato il suo malessere e si avvicinò a lei per dirle di riposare. La Legilimens era stanca, e non ebbe nemmeno la forza di protestare. Newt lo notò; avrebbe voluto avvicinarsi per sostenere l'amica in difficoltà, ma Martha non glielo permise. Pensò che forse era meglio così: se Queenie avesse letto i suoi pensieri, avrebbe saputo di Tina e sarebbe stata peggio. Sì, ne avrebbero parlato la mattina dopo. Con questa convinzione Newt fece per uscire dal tendone in modo da potersi allenare all'esterno. Si sentì fortunato a dover lavorare con gli animali per il suo numero, in quel momento non aveva voglia di fare altro che dedicarsi alle sue creature. Prima di uscire sentì una manina esile e fredda afferrargli il polso. Si voltò: era Marion. In un attimo lei gli appoggiò un bigliettino che profumava di lavanda sul palmo della mano, gli chiuse le dita intorno alla carta bianchissima e, dopo avergli rivolto un sorriso, si allontanò. Newt uscì fuori e lesse le parole scritte in un elegante corsivo sulla carta profumata: Marion voleva incontrarlo dopo le prove.

STAI LEGGENDO
Unitevi a me... o morite
FanfictionSequel di "Tu cerca di non farti investigare" Un misterioso assassino di Creature magiche si aggira indisturbato per il Mondo Magico, scivolando silenzioso nel nero della notte, e l'unico indizio è la sua firma, una "T". Nel frattempo, la ricerca di...