Il responsabile avrà quello che si merita

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What they don't know
Is your real advantage
When you live for someone
You're prepared to die
(Steven Universe, Do It For Her)

La Mano di Thunder stringeva forte il bicchiere di cristallo, così tanto che aveva l'impressione che stesse per rompersi. Il suo sguardo era freddo e distaccato come sempre, ma dentro di lei c'era un'ansia che non riusciva a controllare e non faceva che crescere. Si bagnò appena le labbra con il vino che riempiva il bicchiere, del colore del sangue, e osservò le altre persone presenti a tavola, facendo di tutto per sembrare tranquilla. Fortunatamente, nessuno parlò molto quella sera, solo qualche imprecazione sui non magici spezzava di tanto in tanto il silenzio. Non una volta la strega mancò di inveire insieme agli altri contro il principale oggetto del loro odio, stringendo ogni volta i denti, suo malgrado, come se il suo corpo si ribellasse a ogni parola che diceva. Succedeva sempre, ma quella sera non riusciva a chiudere fuori i ricordi della sua vita precedente. Ogni volta che parlava di torture sui No-Mag le veniva in mente Jacob, che in altri tempi era stato un amico buono e sincero, e le parole le si strozzavano in gola nonostante i suoi sforzi. Forse quella ribellione della sua mente era legata a quello che aveva appena fatto, che l'aveva obbligata a riaprire una finestra su quel passato felice che le costava tanto vedere. Si infilò la mano nella tasca del mantello, come per controllare che fosse ancora lì. Appena le sue mani riconobbero la forma di una fiala, il suo cuore parve immediatamente riscaldarsi, mentre nella sua mente tornavano le parole appena sussurrate che da giorni la tormentavano: lui sa. L'epilogo era vicino, e non sapeva come quella storia si sarebbe conclusa.
Grindelwald, seduto a capotavola, fece tintinnare un bicchiere, colpendolo elegantemente con una forchetta. Thunder sobbalzò e per un secondo ebbe l'impressione che tutti avessero ascoltato i suoi pensieri. No, doveva essere razionale. La sua mente era chiusa, aveva fatto attenzione, nessuno poteva penetrare le sue difese, non completamente.
— Mi duole interrompere il nostro banchetto — esordì Grindelwald, scrutando tutti con i suoi occhi gelidi che sembravano vedere ogni cosa, fino agli angoli più reconditi dell'anima. Nessuno era in grado di sostenere il suo sguardo, ma Thunder riusciva a resistere più a lungo di tutti gli altri, ed era una delle ragioni per cui non aveva impiegato molto a guadagnarsi la fiducia di Grindelwald. Quella sera, la strega ebbe l'impressione che il Signore Oscuro si fosse soffermato più del solito su di lei, probabilmente perché non aveva mangiato niente. Non abbassò lo sguardo, anche se ogni fibra del suo essere la pregava di farlo, e aspettò che le parole di Grindelwald tagliassero l'aria.
—Nessun problema, signore — disse con aria sprezzante.
— Ho saputo, — continuò Grindelwald, — che recentemente uno di voi ha usato la Stanza delle Pozioni per creare un preparato senza il mio consenso —.
Thunder sbiancò, lasciando immediatamente la presa sulla fiala nella sua tasca, ma fece in modo che la sua espressione rimanesse tranquilla e nessuno si accorgesse di nulla.
— Chiunque sia stato, non importa quali fossero le sue intenzioni, è pregato di parlare ora. Se non c'è fiducia tra noi, se non c'è collaborazione, se ci nascondiamo cose anche piccole come le pozioni che prepariamo, come possiamo pensare che i nostri piani funzionino? Chi è stato? —
Nessuno parlò. A Thunder quel silenzio parve interminabile, si morse la lingua fino a farla sanguinare, non osava muoversi, faticava persino a respirare.
— Molto bene, — commentò Grindelwald dopo una lunga pausa, — visto che nessuno vuole dirmelo, confido che sarà il mio braccio destro a parlare e non mi deluderà — posò il suo sguardo su Thunder, che si sentì come se una fredda lama le avesse attraversato il petto. Era stata colta di sorpresa, non sapeva cosa fare.
— Parla pure liberamente, io so che lo sai — continuò il Mago Oscuro, avvicinando le labbra al suo orecchio e parlando a bassa voce, lentamente. — e grazie a te il responsabile avrà quello che si merita —.
Thunder deglutì. Conosceva quel tono: se avesse scoperto che era stata lei a usare la Stanza delle Pozioni sapeva cosa c'era ad attenderla; Grindelwald non si serviva di una semplice maledizione Cruciatus per torturare chi perdeva la sua fiducia. Preferiva evitare la violenza e riteneva che la tortura fosse un metodo "inutilmente brutale e totalmente inadatto". No, lui faceva qualcosa di più terrificante della mera punizione fisica. Si trattava di agire sui ricordi, violare la mente e l'anima dei seguaci puniti, costringerli a fare delle cose... cose che finivano per distruggerli nel profondo. Non c'era modo di opporsi, né di scappare. Thunder non poteva permettersi di subire una punizione simile a quella che aveva visto infliggere a molti dei suoi compagni, non in quel momento, non lo avrebbe permesso. Allo stesso tempo, però, non poteva dichiarare di non saperne niente, o Grindelwald l'avrebbe costretta ad abbassare tutte le sue difese così che potesse leggerle la mente. Era tutto lì il problema, nella sua mente. Se solo avesse potuto spegnerla...
Vedeva un'unica possibile via d'uscita, ma era la via della codardia. Nonostante tutto quello che aveva fatto fino a quel momento, non si sentiva in grado di fare quel passo, non voleva, non era giusto. Si concesse qualche istante per pensare, ma non riuscì a trovare alcuna alternativa. Che fare? Doveva agire.
Non avrebbe mai dimenticato l'espressione allo stesso tempo terrorizzata e stupita dell'uomo che sedeva davanti a lei quando, come in un terribile incubo, alzò il braccio per indicarlo e disse: — Lui. È stato lui —.
Fu in quel momento che capì di essere giunta a un punto di non ritorno e si rese conto che nulla avrebbe potuto cancellare quello che aveva fatto.

Newt sentì la stretta intorno al polso farsi sempre più forte. La sofferenza e la paura gli toglievano il respiro, non poteva chiamare aiuto. Con uno strattone, fu tirato giù, all'interno della valigia, e scaraventato a terra con violenza. L'impatto con il pavimento del capanno lo fece urlare di dolore. Si tastò il polso per assicurarsi che non fosse rotto, e fortunatamente non sembrava ci fossero fratture. Sollevò lo sguardo, chiedendosi a chi appartenesse la mano che lo aveva afferrato e, seduto su uno dei pioli della scala, vide un uomo che, avvolto in un mantello cremisi, lo osservava con gli occhi spalancati e un sorriso folle sul volto. Sulle sue gambe era appoggiato un sacchetto, all'interno del quale si intravedevano piccoli oggetti dalla forma sferica. Centinaia di domande attraversarono la mente di Newt, ma non riuscì a dar voce ai suoi dubbi. Ebbe un unico pensiero: le sue Creature. Si alzò e, zoppicando, si precipitò a controllare che stessero tutte bene, senza neppure preoccuparsi dell'uomo che continuava a fissarlo ridendo. Le Creature sembravano terrorizzate, tanto che in un primo momento mostrarono diffidenza persino nei confronti di Newt, ma nessuna di loro era ferita. Controllò gli Asticelli per ultimi, ma fu lì che il suo incubo si concretizzò. Pickett lasciò la sua tasca e si arrampicò sull'albero, emettendo un verso acuto che somigliava al pianto: Titus e Finn, che lo avevano sempre preso in giro, ora giacevano senza vita, con tutte le foglie staccate e le orbite vuote, rinsecchiti e fragili, ridotti a semplici rametti. Pickett si coprì gli occhi con le sue foglie, tremando. Vedendo quella scena, Newt non ebbe neppure la forza di piangere. Persino il dolore dovuto alla caduta di poco prima sparì. Sguainò vigorosamente la bacchetta, colmo di rabbia come mai prima di allora, tornò nel capanno e puntò la bacchetta verso l'uomo, che non si era mosso di un millimetro.
— Dovrebbe stare più attento, signor Scamander — disse l'uomo dal mantello cremisi. — dice di tenere tanto alle sue Creature, e poi permette agli estranei di entrare nella sua valigia? Davvero ben arredata, a proposito —.
— CONFRINGO!— urlò il Magizoologo in risposta, provocando una potente esplosione che tuttavia non colpì affatto il suo avversario, nonostante non avesse usato la bacchetta per difendersi.
— Davvero non sa fare di meglio? — lo canzonò l'uomo, che si abbassò il cappuccio sul volto e, afferrando il sacchetto che conteneva evidentemente gli occhi degli Asticelli, uscì dalla valigia e iniziò a correre.

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