Un'alternativa ai gufi

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Ruthlessness is mercy upon ourselves
(Jorge Rivera-Herrans, EPIC the musical)

Una cosa che Tina non sapeva dei Grindelwaldiani era che avevano molti hobby, e il loro preferito era di gran lunga maltrattare gli animali senza un vero motivo.
Qualcuno sollevò la bacchetta, un lampo rosso sfavillò tra gli alberi e colpì la poiana codarossa che, presa alla sprovvista, emise un querulo strozzato e pieno di dolore. Per un istante nessuno parlò, tutto ciò che si udiva era il fruscio delle ali del povero uccello, che battevano disperate nel vano tentativo di mantenere l'equilibrio: la poiana iniziava a perdere quota. Tra i suoi compagni, poi, Thunder sentì levarsi malevoli scoppi di risa e commenti che le fecero accapponare la pelle. Lei si sforzò di ridere con loro, ma riusciva a pensare soltanto a Newt e a quanto quella scena lo avrebbe fatto soffrire.
— Spezziamogli il collo!
In quel preciso momento comprese tutto quello che aveva creduto di sapere sin da quando aveva incontrato il Magizoologo e di cui, invece, non aveva mai colto che la superficie.
— Strappiamogli le piume e facciamone mantelli!
Lui ne aveva viste tante di scene come quella, ed era proprio quello il motivo per cui portava avanti il suo lavoro anche quando diventava difficile, anche quando nessuno ci credeva a parte lui, viaggiando in lungo e in largo per il mondo senza mai avere una certezza o una casa a cui tornare. Era quello il motivo per cui aveva accettato la solitudine per tanti anni: non era per la sua natura solitaria, o almeno non solo quello, la verità era che non era mai stato realmente solo. Quello che lo legava alle sue Creature non era semplice affetto, era qualcosa di molto più profondo.
— Scagliamolo contro un albero!
Adesso quella luce che in un'altra vita aveva visto così tante volte nei suoi occhi assumeva un nuovo significato: erano gli occhi di chi ha visto tanti uccelli cadere a causa della malvagità dell'uomo e che non può fare a meno di provare pietà. No, di amarli. Aveva scelto di schierarsi dalla loro parte e di lottare per loro. Povero Newt, a modo suo era sempre stato un guerriero, in fondo. Nel dolore di quella poiana lo sentì più vicino che mai, e mentre la guardava cadere giù inesorabilmente e schiantarsi al suolo, si sentì come se davanti a lui ci fosse stato proprio lui, che un tempo era stato il suo adorabile idiota, come se stessero torturando proprio lui.
— Usiamo la maledizione Cruciatus!
— No, aspettate! — li interruppe lei prima di poter pensare a qualcosa di meglio da dire, — Non possiamo ucciderla!
— E perché mai? — le fu risposto.
Già, perché mai?
— Non servirà a nulla.
Wow, Thunder, questo sì che è un ragionamento convincente, davvero illuminante.
— Sei ancora troppo tenera, la vita qui non è fatta per i cuori flaccidi e per i moralisti.
— Non intendo questo. Se la uccidiamo non ci guadagniamo niente. Se la teniamo con noi, possiamo usarla a nostro vantaggio. — improvvisamente i Grindelwaldiani sembrarono più interessati. Lo prese come un buon segno. — Sapete cos'è questa? Una poiana codarossa. Ha delle ali straordinariamente forti e una grande resistenza anche ai climi più estremi. In più è un uccello molto intelligente e può coprire enormi distanze, forse anche più dei gufi. E se ci pensate ha anche un altro vantaggio rispetto ai gufi: è molto meno riconoscibile. Siamo stati fortunati a mettere le mani su di lei, possiamo usarla per inviare messaggi, perché sprecare quest'occasione?
Non provò nemmeno a chiedersi come facesse a sapere che era una femmina. Non aveva mai realizzato di aver imparato così tanto da Newt e non riusciva a capire come avesse fatto a interiorizzare tutte quelle informazioni senza nemmeno accorgersene. Non riuscirono a trovare nulla da obiettare al suo ragionamento, e lei emise un sospiro di sollievo. Un uomo con il cappuccio calato sul volto tentò di afferrare l'uccello. Non avrebbe dovuto stringere così forte, e Thunder lo aveva capito immediatamente, ma perché parlare? Quell'uomo avrebbe massacrato e ucciso l'animale senza battere ciglio. Come immaginava, pur essendo ferita la poiana colpì il Grindelwaldiano con gli artigli, proprio in faccia, strappando il cappuccio e graffiandogli il volto. Un abbondante fiotto di sangue macchiò il tessuto nero e Thunder sentì un moto di compassione farsi strada in lei, ma lo stroncò immediatamente: la vita lì non era fatta per i moralisti, no?
Lasciò che facessero vari tentativi, tutti infruttuosi, prima di intervenire: svuotò uno degli scatoloni delle provviste e con un Incantesimo di Taglio praticò dei buchi per l'aria, poi disse a tutti di farsi da parte e si avvicinò con circospezione all'uccello, cercando di pensare a cosa avrebbe fatto Newt.
— Non voglio farti del male, — disse piano.
La poiana non era tranquilla, ma sembrava sempre più stanca. Agitò la bacchetta con il movimento più delicato di cui era capace, nella speranza di non spaventare l'uccello, e fece levitare lo scatolone. La poiana emise un grido di avvertimento, ma non si mosse. Thunder tentò di non lasciarsi intimorire e continuò a spostare lentamente lo scatolone, poi lo capovolse a mezz'aria. Con uno scatto fulmineo, la poiana tentò di avventarsi su di lei, ma lei fu veloce e lasciò cadere lo scatolone, che intrappolò l'uccello proprio mentre stava per attaccare.
Thunder si concesse un attimo per riprendere fiato e consentire al suo cuore agitato di tornare a battere normalmente. Percepiva gli occhi di tutti su di lei, quasi fosse una sensazione fisica, e pregò di essersi guadagnata un po' della loro fiducia con quel gesto avventato. — Adesso curiamola e poi rimettiamoci in marcia

Dopo tre giorni toccò finalmente a lei dare da mangiare alla poiana. Avevano fatto una sosta nei pressi di Charlottetown per rubare del cibo, e un certo Ptolemy era riuscito persino a mettere le mani su alcuni dolci canadesi che Thunder non aveva mai visto prima. Era seduta su una scogliera, la poiana accanto a lei e gli occhi fissi sul mare, e si godevano la solitudine. Era da giorni che cercava un'occasione per staccarsi dal gruppo, e finalmente ci era riuscita: dopo quello che era successo al tizio con il cappuccio, nessuno dei suoi compagni aveva molta voglia di avvicinarsi alla poiana a meno che non fosse strettamente necessario, perciò immaginò che nessuno si sarebbe avvicinato a lei per i successivi dieci minuti. Con una mano lanciava pezzi di carne cruda alla poiana, che nella sua testa aveva iniziato a chiamare Jeanette, e con l'altra stringeva il suo dolce canadese ancora caldo. Le provocava un'intensa fitta di nostalgia pensare a quando fosse stata l'ultima volta che aveva mangiato qualcosa di così buono. La morbidezza dell'impasto e la dolcezza della crema che sembrava avvolgerla come un abbraccio le riportò alla mente ricordi di casa. E anche un'idea folle. Guardò Jeanette, ed ebbe la netta impressione che lei le stesse restituendo lo sguardo.
— Voglio farti conoscere la mia famiglia. Ti andrebbe di portare un messaggio a una persona, a New York?
La poiana continuò a fissare su di lei i suoi occhi neri. Lo prese come un sì. Finì in tutta fretta di mangiare il resto del suo dolce, cercando di non pensare a quanto le sarebbe piaciuto mangiarne un altro. La carta nel quale era avvolto era marrone e sottile, poteva ricordare vagamente una pergamena, infatti non ebbe difficoltà a trasfigurarla in un vero pezzo di pergamena. Scrisse alcune parole in Futhark, compiacendosi della disinvoltura che stava acquisendo nell'utilizzo dell'alfabeto runico, e piegò la pergamena per affidarla a Jeanine. In quel momento però un'immagine balenò nella sua mente: qualcuno la trovava, vedeva il suo messaggio, capiva che non era lì per combattere con Grindelwald come voleva far credere. Cosa ne sarebbe stato di lei se avesse lasciato che una cosa simile accadesse? L'avrebbero torturata o l'avrebbero uccisa direttamente così che togliesse il disturbo? Sentiva il collare che le si stringeva sempre di più intorno al collo. Cercando di non lasciarsi prendere dal panico, si concentrò sulla sua rabbia, su tutto ciò che avrebbe voluto cambiare nel mondo, sulle sofferenze che aveva provato a causa del MACUSA. "Se Grindelwald avesse il potere," pensò, tutto questo non accadrebbe", e la spaventò quella piccola parte della sua mente che quasi ci credeva. Il collare si allentò poco a poco, e lei ne approfittò per scrivere un'altra riga di testo sul retro della pergamena e per nasconderla alla meno peggio con un incantesimo. Stava davvero per farlo. Non aveva nessuna garanzia che il messaggio sarebbe stato letto, c'erano centinaia di cose che sarebbero potute andare storte, ma l'unica, piccolissima speranza che aveva le dava la forza per rischiare. Newt doveva assolutamente ricevere quel biglietto, o sarebbe venuto a cercarla, lo conosceva abbastanza bene da sapere che l'avrebbe fatto nonostante tutto, e che Queenie e Jacob sarebbero andati con lui, e se davvero fossero riusciti a trovarla sarebbe stato un disastro: la sua copertura sarebbe saltata e come se non bastasse tutti e quattro avrebbero rischiato di morire. Legò la pergamena alla zampa della poiana e si preparò a farle spiccare il volo. Poi una voce la interruppe:
— Che cosa credi di fare?

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