- quattro -

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× Poche volte crede di aver guardato Paulo con un'espressione davvero molto confusa, anzi, crede di non averlo mai fatto. Forse è la prima volta ma non riesce proprio a farne a meno.

"Che cos'è quella faccia? Ti basta dire si o no, anche se non accetto un rifiuto." sorride mentre gioca con una ciocca di capelli di Mariam che sta giocando, a sua volta, con una bambola.

"Perché?" piega la testa di lato.

"Perché si, ci deve essere per forza un motivo?"

"Sai com'è, non c'entro niente con questo tipo di cose." alza le spalle.

"Ma c'entri con me e con Mariam." le fa notare. "Vero che vuoi che Sere venga con noi?"

La bambina annuisce e la guarda per qualche istante, tornando poi al suo gioco.

"Non ha nemmeno idea di cosa tu stia parlando, Paulo."

"Ma vuole che tu ci sia e lo voglio anche io. Non vorrai mica farla piangere?"

"Il tuo è un ricatto bello e buono." gli fa notare. "E potrei capire se mi volessi lì per dare un'occhiata a Mariam, ma te l'ho ripetuto già 5 volte ed hai detto che non è per questo ma non mi dici qual è il reale motivo."

"Perché voglio portarti, è così brutta come idea?" domanda retoricamente. "Sei mia amica e ti ci voglio portare, fine della questione."

"Non sono portata per questo tipo di cose." afferma poco dopo.

"Non è vero e poi non lo è nessuno, nemmeno io."

"Già come no, con la differenza che a te nessuno dirà mai niente." incrocia le braccia al petto.

"Perché? Cosa dovrebbero dirti?"

"Ed io cosa ne so? Ti sembro il tipo di persona che frequenta cene di società sportive?" alza un sopracciglio.

"Andiamo, falla finita."

"Ma non so nemmeno cosa dire, senza contare che non ho idea di cosa si faccia a questo genere di eventi." si lamenta.

"Si parla, si mangia. Fine." elenca.

"E di cosa dovrei parlare esattamente con dei calciatori?" domanda.

"Siamo persone normali ma se ti facciamo tanta impressione, ci sono pur sempre le loro compagne."

"Sai cosa voglio dire."

"Lo so, per questo ho già detto che ci sarai."

Schiude leggermente la bocca mentre lo osserva incredula, aggrotta poi le sopracciglia e gesticola con le mani.

"Si può sapere perché me lo hai chiesto se hai già deciso al posto mio?"

"Perché volevo essere educato ma ho pensato che sarebbe stato altrettanto furbo dire che ci saresti stata perché sapevo che sarebbe andata a finire così." alza le spalle. "E poi ti ho detto che non avrei accettato un rifiuto."

"E quindi cosa dovrei fare?"

"Accetti educatamente il mio invito." sorride furbo.

"Sei davvero scorretto." sbuffa mentre si siede sul bracciolo del divano.

"Quindi è un si?"

"Perché me lo chiedi se sai già la risposta?"

"Fantastico, sapevo che saresti stata comprensiva." la prende in giro. "Hai sentito amore? Sere viene con noi alla cena."

Sorride e scende poi dalle braccia del padre, gattonando verso la ragazza e sistemandosi su di lei, iniziando a giocare con i suoi capelli lunghi.

"Da grande non diventare come tuo padre, mi raccomando." le da un bacio sulla guancia. "Papà è monello."

"No, bello papà." ribatte.

"Vero amore?" ride il diretto interessato. "È Serena ad essere cattiva, vero?"

"No, Ena bella." ripete anche per lei.

"Più di papà, vero?" domanda.

La bambina li guarda e poi sorride, decidendo di non rispondere, almeno non direttamente dato che poi guarda il suo papà, di cui è follemente innamorata, e inizia a sorridergli.

"Credo che sia un no." risponde mentre riempie di baci la sua bambina. "La più bella del mondo rimani sempre tu, hermosa."

"Questo è vero." le accarezza la guancia. "Sei una bellissima furbacchiona."

"Fubbacchiona." ripete. "Ena fubbacchiona."

"No, tu lo sei." le solletica la pancia.

"A proposito." riprende la parola Paulo. "Fai vedere quella cosa a Sere, lei ti aiuterà meglio di quanto potrei fare io."

Annuisce, salta giù dal divano e prende poi una cosa tra le mani, mostrandoglielo.

"Uno smalto?" lo guarda confusa. "Vuoi che te lo metta?"

"Si." cerca di salire, venendo poi aiutata da Paulo.

"Ho provato a metterglielo ma non sono afferrato in questo genere di cose." ridacchia.

È un rosa molto chiaro, quindi nulla di troppo esagerato, anche perché Mariam è comunque una bambina.

"Poggia la mano qui." si concentra sul stendere perfettamente il colore senza sporcare le dita della bambina che la osserva attentamente. "Finito, però sta' ferma o lo rovini, adesso deve asciugare."

Si guarda le dita e sorride, facendole vedere a Paulo che ricambia il sorriso e si perde a guardare quanto sia bella.

"È la cosa migliore che io abbia mai fatto." mormora. "Sei tutta la mia vita." le parla direttamente.

La piccola osserva per qualche istante il suo genitore, forse capisce che è un po' triste e così si alza sul divano e cammina poi in sua direzione per abbracciarlo e baciargli la guancia.

"Ena." la chiama, allungando un braccio in sua direzione.

Le sorride e le accarezza dolcemente i capelli, vedendola chiudere gli occhi per qualche istante.

"Vieni." Paulo la afferra per un braccio e la tira in loro direzione, poggiando poi un braccio sulle sue spalle.

Mariam li osserva per qualche istante, alterna il suo sguardo dal viso del padre a quello di Serena che la guarda come se fosse la persona più bella su cui abbia mai posato gli occhi. Poi si sistema in mezzo a loro due, mettendo il ciuccio e beandosi delle loro coccole che la rilassano tantissimo.

"Besitos." dice dopo un bel po', ricevendo un bacio dal padre che non se lo fa ripetere due volte, venendo seguita dalla ragazza.

"È troppo tenera mentre lo dice." osserva mentre fa il musino, guardando poi Paulo.

"Credo che sia la sua parola preferita." le risponde. "Siempre te daré besitos, también cuando serás grande grande."

"Siempre." ripete e il cuore di Paulo si riempie di una gioia immensa.

"Non ho la minima idea di cosa vi siate detti, ma siete adorabili." sorride dolcemente l'altra.

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Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora