- otto -

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× Paulo rientra in spogliatoio, venendo accolto dai suoi compagni che lo abbracciano e lo lodano per i due bellissimi goal di oggi. Ma ciò che più aspetta si trova al di fuori di lì. È stato felicissimo di vedere la sua bambina lì dopo averla lasciata a casa completamente triste e disperata. Si fa una veloce doccia e si riveste, non asciugando nemmeno i capelli. Saluta tutti e cammina velocemente verso l'uscita, si ferma a parlare con qualcuno dello staff e con il mister, poi raggiunge la zona in cui dovrebbe trovare le due che, proprio come pensava, stanno giocando allegramente mentre lo aspettano.

"Mariam." la chiama e la bambina si volta in sua direzione.

Inizia poi a corrergli incontro e viene presa in braccio dal papà che la riempe di baci e di coccole.

"Papà bravo." mormora, battendo le mani.

"Sono stato bravo? Me lo dai un bacio allora?" annuisce e gli da un piccolo bacino sulle labbra. "Quanto ti amo."

"Ti amo." ripete lei, sorridendo.

"Io di più." risponde, avvicinandosi poi a Serena che stava giocando con Edoardo, il figlio di Alice, prima che arrivasse Alvaro e andassero via. "Ciao nena." le da un bacio sulla tempia.

"Ciao pazzo, perché hai i capelli bagnati?"

"Sono corso dalla mia principessa." sorride.

"Sei tutto scemo, guarda che ti ammali." allunga le braccia dietro il suo collo e gli alza il cappuccio della felpa sulla testa.

Scoppia a ridere davanti alla sua preoccupazione quasi materna e tornano poi tutti insieme a casa, dove Paulo si getta sul divano, tenendo la figlia sulla pancia e giocando con lei. Dopo cena e dopo un bel biberon di latte caldo, Mariam si appisola e viene messa a letto.

"Prima che tu me lo chieda, è coperta bene." parla Serena non appena torna in salone.

"Vieni qui." parla Paulo, facendole alzare un sopracciglio.

"Che c'è?" domanda.

"Avvicinati."

Fa come gli dice e si siede vicino a lui sul divano, non capendo comunque cosa voglia. Rimane un attimo stizzita quando la abbraccia, facendola sussultare leggermente.

"Paulo.. che cos'è successo?" gli chiede ancora.

"Niente." sposta una ciocca di capelli dalla sua spalla. "Ti volevo ringraziare."

"Perché? Cos'ho fatto?"

"Per oggi."

"Ah." annuisce. "Devi ringraziare Alice, se non fosse stato per lei non sarei nemmeno uscita di casa." gli da un pizzico sulla guancia in segno affettuoso.

"Ma l'idea è stata tua." chiarisce. "E poi non è solo per aver portato Mariam allo stadio, per tutto. Non ho idea di cosa farei se non ci fossi tu."

"Ma dai, smettila." abbassa lo sguardo, imbarazzata. "È un piacere per me."

"Fai tanto per lei e per me, dovrei farti costruire una statua."

"Addirittura." ridacchia, tornando a guardarlo negli occhi.

"Si." le accarezza il mento. "E poi c'è una cosa che vorrei chiederti, adesso che la bimba dorme."

Dal suo tono serio e dal suo sospiro, capisce che si tratta di qualcosa che non è legato al discorso che hanno avuto fino ad adesso.

"Dimmi."

"Ti ricordi se.. tempo fa, Martina ti ha detto qualcosa riguardo un'amica? La moglie di un mio compagno di squadra? Un'altra Martina."

Ci riflette un po' ma non ricorda di nessun discorso affrontato con la vecchia amica riguardo un argomento del genere.

"No." risponde.

"Non sei mai uscita con loro?"

"Non con la moglie di un tuo compagno di squadra, eri sempre tu che la passavi a riprendere quando uscivamo io e lei. Ma eravamo solo noi due." spiega, accigliandosi. "È questo quello che volevo chiedermi l'altra sera?"

"Si." sospira ed abbassa lo sguardo.

"Paulo." richiama la sua attenzione, prima che si perda nei suoi pensieri. "Che cos'è successo? Perché questa domanda?"

"Ho detto ai ragazzi che eri o sei amica di Martina, la moglie Leonardo ha detto che è sicuro di non averti mai sentita nominare da lei, nemmeno una volta. Eppure sono sicuro di una volta in cui mi ha detto che sareste uscite tutte e tre insieme."

Assimila le sue parole con un forte gusto amaro in bocca, non capendo cosa nascondesse Martina per mentire. È come a detto lui, se avesse conosciuto la moglie di un suo amico, si sarebbe almeno ricordata di lei e invece no, non conosceva nessuno quella sera.

"Credi che abbia mentito?"

"Per forza." sospira. "Tu e lei eravate sempre insieme, parlava sempre di te con me, in un modo o nell'altro, ma non ti ha mai nominata con questa donna nonostante mi dicesse che foste uscite insieme per fare un giro da qualche parte." Serena annuisce, capendo cosa voglia dirle ma non sa come rispondere. "Tu la conosci da più tempo di me, ti prego dimmi cosa sta succedendo."

"È capitato che mentisse come tutte le ragazzine per magari uscire la sera e tornare un po' più tardi, ma non credo che lo abbia mai fatto su una cosa del genere." il suo tono di voce è più basso.

"Non finirà mai questa storia." soffia fuori esasperato.

"No, non dire così." stringe la stretta intorno alle sue spalle. "È tutto ok, passerà."

"E quando? È passato un anno intero e non sono stato capace di riprendermi." sbuffa ed abbassa la testa.

"Devi dare tempo al tempo." gli accarezza lo guancia e cerca di nuovo un contatto visivo con lui. "Se fosse facile dimenticare, allora nessuno di noi avrebbe una storia." accenna un sorriso. "Fidati di me, passerà."

Osserva bene quegli occhi castani e sente ancora addosso la stessa voglia che ha di dimenticare tutta questa storia, ma le da ragione. Poggia la fronte contro la sua spalla e la stringe mentre cerca di calmarsi e di mettere via ogni pensiero negativo. Prende un respiro profondo quando si sente accarezzare la nuca. Non è solo in questa lotta, Serena si sente al suo stesso modo dopo aver saputo dell'addio di una persona che le era amica e che la affiancava da tantissimi anni, più del doppio di quelli che Martina aveva speso con lui.

"A te è passata?" chiede.

"No." risponde sinceramente. "Ma so che farà meno male."

"Giusto." si mette dritto e lo guarda negli occhi, lasciando poi un bacio sulla sua fronte, accarezzando la sua guancia poco dopo.

. . .

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora