- ventisette -

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× "Basta ci rinuncio." sbuffa mentre chiude le ante dell'armadio, sedendosi sul letto insieme a Mariam.

"Di già?" ride Paulo.

"È impossibile sapere cosa mettere se non vuoi dirmi dove dobbiamo andare." lo osserva mentre sfoglia un libro che ha trovato sulla scrivania a cui è seduto. "Scegli tu."

"Ne sei sicura?" sembra anche contento di farlo.

"Si." alza le spalle.

Si alza dalla sedia ed apre l'armadio, osservando i vestiti ordinatamente appesi e muovendoli un po' per capire cosa scegliere. Tira giù poi una gonna bordeaux e un maglioncino nero.

"Così." glieli mostra.

"La gonna? Fa freddo."

"Non hai delle calze?"

"Se non le ho rotte, si." ride mentre controlla nel cassetto e le trova subito. "È stato facile." mormora prima di chiudersi in bagno per cambiarsi.

Si prende del tempo per osservare ancora la sua stanza da letto. È molto spaziosa ed oltre al letto matrimoniale coperto con delle lenzuola e un piumone bianco, è presente un armadio, una libreria piena di libri, una cassettiera e la scrivania. Alle pareti sono appese alcune foto che ritraggono paesaggi e poi una di lei un po' più piccola, sui 14 anni, insieme alla sua famiglia. Mariam scende dal letto e poi bussa alla porta del bagno, sorridendo quando le viene aperta.

Le piace guardare Serena mentre si spazzola i capelli o si trucca, specialmente se poi le mette del burrocacao o del lucidalabbra che per lei sono meravigliosi. La scena è alquanto singolare dato che, non avendo una figura femminile in casa, la piccola non sia solita fare così ma per Paulo è comunque una gioia enorme perché vuol dire che va molto d'accordo con la maggiore.

"Senti come profuma." le dice mentre prende un burrocacao dalla sua pochette.

"Buono." risponde, poi allunga le labbra per farselo mettere.

"Ora sei pronta anche tu." sorride, spegnendo la luce e tornando nella sua stanza insieme a lei.

Prende gli stivali alti e li indossa quando si siede sul letto. Gli occhi di Paulo vagano sulle sue gambe, in particolare sulla coscia quando la gonna si alza un po', facendolo sospirare dato che non riesce e toglierle gli occhi di dosso.

"Preparati le cose per dormire e un cambio per domani." le dice poi quando la vede prendere la giacca.

"Perché?"

"Perché dormi da noi, vero amore?"

"Ninna con nena." saltella e poi prende la bambola che aveva lasciato sul letto.

Sorride e prende poi una borsa dove sistema il pigiama e le cose che le servono, mettendola poi in spalla insieme a quella che le serve per uscire. Afferra le chiavi e poi si assicura che sia tutto ok, uscendo e chiudendo la porta.

"Adesso me lo dici dove andiamo?"

"Intanto a pranzare, dopo andiamo a fare una passeggiata." risponde, mettendo in moto.

"¿Helado?" propone la bambina.

"Se mangi tutto tutto, anche le verdure, si." le risponde il papà, facendole battere le mani.

Arrivano in un ristorante molto bello e che Paulo sembra già conoscere dato che si muove esperto al solo sentire 'solito tavolo'. Serena si affida a lui per quanto riguarda le ordinazioni e poi lo osserva mentre legge alla bambina cosa c'è, optando per una semplice pasta al sugo e una cotoletta con le patatine.

"Vieni spesso qui?" chiede.

"Qualche volta con Mariam." risponde. "O per discutere di lavoro, dipende."

"Vai al ristorante per discutere di lavoro?"

"Ogni tanto capita." sorride. "Non con donne."

"Non ci sarebbe comunque niente di male."

"Non sei nemmeno un po' gelosa?"

"Mi devo preoccupare di chi lavora con te?" ride.

"No, il mio agente è un uomo sposato e con figli."

"Ci farei un pensierino io allora." scherza.

"Non credo che sarebbe il tuo tipo."

"Perché tu sai come sarebbe il mio tipo?"

"Un tipo bello, straniero e possibilmente argentino, con gli occhi chiari, i capelli castani, che gioca a calcio e che ha una figlia di un anno." elenca.

"Non hai tutti i torti, hai descritto un bel tipo."

"Grazie nena, ma mi superi nettamente di più quando sorridi così." si riferisce al suo sorriso allegro, quello che mostra i denti.

Arrossisce un po' e cerca di nascondersi dietro i capelli, anche se non ci riesce chissà quanto.

"Grazie." mormora.

"E per cosa?" le bacia la mano, stringendola alla sua poco dopo.

"Pappa." sdrammatizza Mariam che si vede posare davanti il piatto. "Gracias." commenta, facendo sorridere il cameriere che poi alza lo sguardo verso Serena.

"Amore, mi passi l'acqua perfavore?" le chiede Paulo come se volesse fargli capire che sarebbe anche ora di smettere di fissarla.

"Tieni." mormora lei ma, dato che quel tizio se n'è andato, la poggia di nuovo sul tavolo. "Non devi bere?"

"No, mi serviva come pretesto." ammette tranquillamente.

"Per..?"

"Quel cameriere." alza le spalle e lei si gira a fissarlo.

"Che cos'ha fatto?" osserva la bambina che però mangia tranquillamente.

"Ti fissava."

"Ah." mugola e poi scoppia a ridere. "La scenata di gelosia al ristorante, segui il copione di tutti i film?"

"Non ho fatto una scenata." ridacchia. "Ma la zona che va dal collo in giù, se permetti, mi piacerebbe che fosse solo nel mio di campo visivo."

Abbassa lo sguardo su sé stessa, arrossisce terribilmente e cerca di coprirsi con i capelli e le braccia mentre si schiarisce la voce e sposta lo sguardo dai suoi occhi.

"Roja." parla Mariam, indicando la ragazza mentre se la ride.

"Vero? Nena è tutta rossa." la asseconda il padre che le pulisce la guancia dal sugo.

"Come siete gentili voi due, fate sentire a loro agio le persone."

"Se avessi voluto metterti a disagio avrei fatto in un altro modo."

"Come?"

Si guarda intorno e nota che ci sono solo camerieri, si alza poggia una mano sugli occhi di Mariam che la prende come un gioco e continua a ridere; poi cattura le labbra di lei in un bacio passionale che la lascia irriggidire.

"Così." risponde quando si stacca, tornando al suo posto.

"Tu sei.." cerca di non guardare la gente che sta loro intorno. "Sei pazzo." scoppia a ridere.

"Di te, da qui al cielo."

. . .

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora