- sette -

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× La promessa di non fare capricci non dura oltre le prime ore del pomeriggio, quando Paulo, impegnato in una partita, deve lasciare casa per andare ad allenarsi e Mariam non ha fatto altro che strillare perché voleva stare con lui. Gli dispiaceva anche andare e lasciarla, ma non poteva certo assentarsi e alla fine non c'è stato verso di consolarla. 
Serena ha provato in tutti i modi: giochi, cartoni, canzoncine, scherzetti. Ma nulla da fare, Mariam adesso vuole solo il suo papà.

"Non ti va di vederlo giocare in TV?" ma la bambina rimane sdraiata a pancia in giù e scuote la testa mentre tiene il ciuccio tra le labbra.

Sospira, non sapendo proprio cosa fare e così cerca di riflettere sul possibile da farsi. Le si accende una lampadina ma sa che non sarà per niente facile anche perché non ha la minima idea di cosa fare. Osserva il telefono dove la sera prima, Alice, dopo una lunga chiacchierata, le ha salvato il suo numero. Si vergogna un po' a chiamarla ma vedere Mariam giù la mette ancora più tristezza e quindi porta il telefono all'orecchio dopo pochi squilli.

"Pronto?"

"Ciao Alice, sono Serena. Ti disturbo?"

"No, certo che no. Dimmi tutto." il suo solito tono allegro è palpabile anche attraverso il telefono.

"Mi trovo in una situazione un po'.. complessa. Mariam non ne vuole sapere di tirarsi su, ha pianto come una matta quando Paulo è uscito di casa e continua a piangere."

"Aw povera piccolina."

"Le ho detto che lo avremmo visto in TV ma non sembra aver funzionato e così mi chiedevo se ci fosse il modo di trovare i biglietti per la partita di oggi da qualche parte, anche se improbabile." sospira.

"Ma non hai bisogno del biglietto."

"Come no? Per entrare allo stadio non c'è bisogno dei biglietti?"

"Si, ma ti faranno entrare senza problemi se sei un'amica di Paulo e hai con te sua figlia."

"E come faccio a far credere che sono io? Ci saranno migliaia di persone che si spacciano per suoi amici in giro."

"Ti aiuto io, pianificavo di andare alla partita con i bambini oggi. Ci vediamo lì, mi conoscono bene."

"Grazie mille, davvero, non so cosa fare per sdebitarmi."

"Ma figurati, è un piacere per me e poi abbiamo ancora tante cose da dirci. Oggi sarà la volta buona."

La ringrazia ancora e chiude la telefonata, adesso non deve fare altro che preparare Mariam, sperando che l'idea la tiri almeno un po' su di morale.

"Mari, tesoro." si avvicina sorridente a lei. "Hai detto che ti manca tanto papà, è vero?"

"Si." si lascia sfuggire un'altra lacrima.

"Allora perché non andiamo a fargli visita? Ti va?"

"Si!" salta in piedi sul divano e sorride immediatamente.

"Bene, allora andiamo a farci belle." la prende in braccio e la porta nella sua stanza dove sceglie i vestiti da farle indossare.

Non può mancare la maglia bianconera con la scritta "papà" sulle spalle e il numero 10 sulla schiena. Le sistema i capelli in due codini, le fa indossare la giacca e le scarpe, per poi uscire e salire sulla sua macchina.

"Papà, papà!" riconosce lo stadio in cui sarà entrata circa 10 volte insieme ai suoi zii e ai suoi nonni.

"Si, papà è qui."

"Sere." Alice attira la sua attenzione e si avvicina con i bambini.

"Ciao Ali." la abbraccia. "Sei un angelo, mi hai salvato la vita."

"E per cosa? Figurati. So quanto questa peste sia affezionata al suo papà." le solletica il collo. "Dai entriamo, la partita sta per iniziare."

Ha il fiato corto quando vede Alice parlare con una donna con la quale sembra avere molta familiarità e che sorride anche a Serena, dando loro il permesso di entrare. La segue, essendo che non ha idea di dove andare, e arrivano in tribuna dove, con loro grande sorpresa, l'arbitro ha appena fischiato. Siedono nei posti vuoti e Serena indica un punto preciso del campo dove, in piedi e con la palla tra i piedi, c'è Paulo.

"Papà!" lo chiama, anche se lui non la può sentire.

"Guarda com'è veloce."

Nel mentre i bambini guardano la partita, Alice e Serena ne approfittano per scambiare quattro chiacchiere e conoscersi meglio.

"Oh oh, Paulo." parla Alice.

L'attaccante, infatti, si trova in prossimità della porta e riesce a calciare perfettamente per segnare un goal che fa esultare tutto il pubblico juventino.

"Hai visto, amore? Papà ha fatto goal." Serena dice a Mariam che batte le mani e sorride, mimando l'esultanza del padre.

"Che carina, te lo ha insegnato papà?" domanda Alice e la bimba annuisce mentre si avvicina alla ringhiera ed osserva il papà correre.

Quando l'arbitro fischia la fine del primo tempo, i ragazzi si affrettano ad uscire dal campo per rinfrescarsi un po' e, proprio in quel momento, alzando lo sguardo, Paulo distingue una piccola figura familiare. La vede mentre si sbraccia e lo chiama, così alza la mano per salutarla e farle capire che l'ha vista. Si avvicina alla tribuna e la osserva dal basso mentre lei sorride. Guarda poi oltre le sue spalle e trova Serena che parla con Alice.

"Nena, papà." richiama la sua attenzione e lei la guarda un po' confusa, seguendo poi il suo sguardo.

Saluta con un cenno della mano il ragazzo che ricambia con un sorriso.

"Manda un bacio a papà." le mormora all'orecchio e la bambina lo fa immediatamente, ricevendone un altro in risposta.

La pausa termina e i ragazzi si ritrovano di nuovo a correre sul campo dove, dopo nemmeno molto, Paulo si ritrova di nuovo a segnare un goal. Questa volta corre fuori dal campo e torna al punto in cui si trovava prima, sorridendo alla figlia e mandandole un bacio. Lei risponde facendo la Dybala Mask che fa impazzire la massa dei tifosi.

"Goal!" corre da Serena non appena il papà si allontana ancora.

"Sei adorabile, Mari, tu e tuo padre mi farete venire un infarto per la troppa dolcezza prima o poi." parla a vanvera mentre la stringe forte, ancora emozionata per quello che è successo.

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Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora