- uno -

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× Dei piccoli vagiti riempiono la stanza, mischiandosi ad una voce dolcissima che canticchia una canzoncina per farla ridere mentre batte le mani. L'atmosfera è forse una delle migliori quando, aprendo la porta, Paulo rilascia un sospiro e poggia il borsone per terra.

"Guarda chi è tornato." Serena prende la bambina in braccio, indicandole poi la porta da dove entra il ragazzo.

Un sorriso nasce sulle labbra della piccola che allunga le braccia verso il suo amato papà che si affretta ad abbracciarla e salutarla.

"Ciao amore." mormora, dandole un bacio sulla guancia paffutella. "Ciao Sere." rivolge un sorriso anche alla ragazza seduta per terra.

"Ciao." ricambia.

"Ha fatto la brava?"

"Che brutta domanda da fare, Mari è sempre brava. Vero?" domanda e la vede annuire.

"Menomale." si siede anche lui per terra. "A cosa stavate giocando?"

"Stavamo cantando una canzone." risponde. "Fai sentire a papà." le toglie il ciuccio.

Comincia a fare dei versi misti a parole sia italiane che spagnole che fanno sorridere il calciatore che le accarezza i capelli castani.

"Ma che brava." le solletica il pancino. "Da grande vuoi fare la cantante?"

Annuisce e poi si mette in piedi, zampettando verso Serena ed indicando il suo telefono dove è ancora aperta la schermata di spotify.

"Ancora?" schiaccia play e la vede saltellare mentre muove qualche passo di danza.

Quando la canzone finisce, si applaude da sola e fa un piccolo inchino, ridendo e mostrando quel sorrisino sdentato e tenerissimo.

"Lo avevo detto io che sei furba tu." la maggiore le da un pizzico sulla guancia. "Furbacchiona sdentata." le fa il solletico.

Paulo le osserva mentre giocano, quando Mariam prende tra le mani i capelli di Serena per giocarci insieme alla spazzola di plastica che aveva poggiato per terra. Glieli tira, tanto da farle fare qualche smorfia di dolore ma non si lamenta e la lascia fare, nonostante le metta in disordine la chioma castana.

"Dalle un po' di tregua." la tira via il papà.

"Enaaa." si lamenta la piccola, chiamando la sua compagna di giochi.

"Lasciala fare, fin quando si diverte e non fa danni."

"Ti farà diventare pelata."

"Poco male, almeno non dovrò più stare dietro ai capelli." le passa il pettinino che stava cercando.

"Giusto." le osserva giocare, poi guarda l'orologio. "Però dovrebbe fare la nanna adesso."

"No." si stringe alla donna che la tiene per i fianchi. "Ena." la chiama, come per chiederle di patteggiare insieme a lei.

"Ha ragione papà, è ora di fare le ninne." le accarezza i capelli. "E poi ci vediamo domani, cosa credi?" le solletica il collo, prendendola in braccio. "Gli facciamo vedere quanto ti sta bene il pigiamino nuovo?"

Si alza e canticchia insieme a lei mentre cammina verso la stanza di Mariam. Le cambia il pannolino e le mette il pigiama, dandole un lungo bacio sulla guancia.

"È pronto, signor Dybala? Tra poco arriva la principessa nelle sue regali vesti da notte." parla da dietro la porta.

"Prontissimo." ridacchia.

"Ta-dan!" sbuca fuori con lei in braccio.

"Tadaaaa." ripete lei, alzando le braccia in alto.

"Che meraviglia." commenta mentre le accarezza la guancia. "Mia figlia è la principessa più bella di tutte."

"Papà." allunga le braccia in sua direzione per essere presa in braccio, poggiando la testa contro la sua spalla mentre sbadiglia.

Non ha bisogno di ninna nanne o di essere cullata per prendere sonno, le basta sentire il suo papà vicino e sentirsi protetta. Quando chiude gli occhi si addormenta definitivamente e così può essere portata nella sua culla, dove viene coperta fino al collo.

"Buenas noches mi amor." la osserva e quegli occhi verdi brillano, marchiati da tutto l'amore che prova nei confronti della sua bambina.

Le lascia un piccolo bacio sulla fronte, poi esce e socchiude la porta, osservando Serena che, con la testa poggiata contro il muro del corridoio, li osservava intenerita.

"Sei tenerissimo, papà." gli sorride.

"Non prendermi in giro."

"Ti stavo facendo un complimento." rettifica, dandogli una spinta. "Sembri esausto."

"Lo sono." passa una mano sul viso. "Sono pieno di dolori."

"Allora vai a dormire, ne avrà fino a domattina, non ha fatto altre che saltare oggi." va verso il salotto, prendendo la sua giacca e la sua borsa.

"Tu non sei mai stanca?" chiede con un piccolo sorriso, crede di non averla mai vista morente di sonno.

"Ho fatto di peggio, badare a quella bambina è una passeggiata di salute." risponde.

"Non so come farei senza di te." le accarezza una mano. "Grazie."

"Me lo dici ogni volta, smettila." stringe leggermente la presa. "Mi fa piacere stare con lei, lo sai."

"Lo so, ma sei comunque di grande aiuto, senza contare che ti adora."

"Modestamente sono una compagna di giochi più che perfetta." sorride furba. "Adesso va a letto, non ti voglio avere sulla coscienza se dovessi svenire."

"Vuoi che ti porti a casa?"

"Non ce n'è bisogno, ho l'auto qui sotto. E poi non puoi lasciare Mariam da sola a casa."

Annuisce, accompagnandola alla porta d'ingresso ed osservandola un'ultima volta mentre sta per uscire.

"Allora ci vediamo domani."

"A domani." gli sorride ancora. "Buonanotte."

"Buonanotte."

La segue con lo sguardo mentre scende le scale e chiude la porta, avvicinandosi poi alla finestra, osservandola mentre si avvicina alla sua auto e ci sale su, mettendo in moto ed andando via.

Passa una mano sul viso, si toglie i vestiti di dosso e mette il pigiama, mettendosi poi a letto dopo essere passato a controllare Mariam ancora una volta. Anche se è stanco morto e non veda l'ora di dormire, passa il tempo a fissare il soffitto e, come d'istinto, si volta verso la parte vuota del letto, sospirando pesantemente mentre poggia una mano sugli occhi.

"È passato un anno, Paulo, basta." sbuffa, mettendosi sotto le coperte e cercando di prendere sonno.

Pensare a sua figlia lo aiuta a calmarsi e un piccolo sorriso nasce spontaneamente sul suo viso quando ricorda come cantava oggi insieme a Serena. Prende un altro respiro e si fissa in testa che, a quella ragazza, dovrebbe dare la vita.

. . .

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora