- quarantasette -

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× Paulo osserva la casa vuota. È rientrato da poco e l'ha trovata vuota, ha controllato i messaggi ma non ne ha ricevuto nemmeno uno da Serena che lo avverte di essere uscito con Mariam a fare una passeggiata o qualcosa del genere. Quando sta per chiamarla al telefono, sente aprire la porta di casa e vede le due rientrare. Mariam corre verso di lui, gioiosa come sempre mentre Serena lo supera e cammina verso la stanza da letto, aprendo la cabina armadio mentre cerca qualcosa.

"Ciao eh." sorride mentre le si avvicina.

Non appena la sfiora con una mano, lei lo allontana in malo modo, schiaffeggiando la sua mano.

"Ma sei matta?" domanda senza però ricevere risposta. "Che cosa c'è? Perché sei--"

"Non toccarmi." lo spintona ancora quando le tocca una spalla.

"Si può sapere cosa ti prende?"

Ma viene ignorato anche questa volta e capisce cosa stia facendo, ha una borsa in mano e sta sistemando lì dentro tutte le cose che ha qui, come se volesse andarsene. Non capisce cosa le stia prendendo e così butta fuori ogni cosa, cercando di bloccarla in ogni modo dal compiere un'altra azione.

"Fermo!" esclama, stanca di essere intralciata da lui.

"E allora degnati di rispondere alle mie domande." la tiene ferma. "Che cosa c'è?"

"C'è che non devi mai più parlarmi in tutta la tua vita e devi dimenticarti della mia esistenza." risponde, dimenandosi dalla sua presa.

"Perché? Che cosa ti ho fatto?"

"Mi hai mentito e mi hai detto un sacco di bugie, ecco cos'hai fatto." infila le sue cose dentro la borsa, non perdendo nemmeno più tempo a piegarle.

"Che bugie ti avrei detto?"

Lo guarda come se avesse detto la parola più strana del mondo e sente ancora una volta una fitta al petto.

"Quando avevi intenzione di dirmi che tu e Martina vi siete baciati?" domanda e dalla sua espressione capisce che può dire addio anche a quell'ultima speranza che aveva nel credere che fosse tutto falso.

"Non è come pensi, amore, te lo giuro." si avvicina a lei e le accarezza il viso.

"Ti ho detto che non devi toccarmi!" alza la voce.

"È stata lei a baciarmi, mi sono staccato subito e le ho detto di lasciarmi stare."

"E se anche così fosse perché non mi hai detto niente?" incrocia le braccia in attesa di una risposta.

"Perché non ha significato niente e perché non volevo discutere con te."

"Perché adesso stiamo allegramente conversando, vero Sherlock?" chiede ironicamente.

"Amore credimi." cerca disperatamente un contatto visivo con lei. "E poi si può sapere chi ti ha detto questa stronzata?"

"Chi vuoi che me lo abbia detto?"

"Hai parlato con lei?"

"Già, mi ha anche mostrato la foto del vostro bacio, davvero romantico. Adesso capisco perché non volevi che la vedessi, non volevi che scoprissi tutte le bugie che mi hai raccontato."

"Ma di che foto parli?" sospira, cercando di calmarsi e ragionare pacatamente. "Perché mai dovrei farti una cosa del genere? Spiegamelo."

"Perché non me lo hai detto e volevi tenermelo nascosto!" insiste. "Prima mi dici che mi ami, che vuoi stare con me, che sono la donna della tua vita e di voler vivere con me quando poi vuoi un'altra."

"Io non amo Martina, Serena, amo te. Ti amo con tutto il mio cuore, per me esisti solo tu, nessuna può anche solo pensare di essere paragonata a te." le afferra le mani.

"Non è vero." scuote la testa. "Non ti credo, non più." scoppia a piangere davanti ai suoi occhi.

"Amore mio perfavore, ho bisogno che tu mi creda adesso." le accarezza il viso ma lei si allontana ancora una volta.

Lo guarda come se fosse un completo estraneo e si affretta a prendere le ultime cose, poggiando poi una mano sul petto. Sposta i capelli di lato quando lui è intento a guardare il pavimento e toglie sia la collana che gli orecchini che le ha regalato per Natale, lasciandoli sul comodino.

"Io non ti capisco davvero." commenta poi, attirando la sua attenzione.

"Sei tu quello che non mi capisce?" ride nervosamente. "Come no."

"Hai detto che mi ami e che niente al mondo avrebbe cambiato ciò perché mi saresti stata accanto ed avresti curato le mie ferite."

"A differenza tua, io non ti ho mentito e ti amo davvero per quello che sei, non perché spero che tu possa colmare il vuoto lasciato da qualche altro."

"Tu credi di essere un rimpiazzo? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme a Mariam?"

"Non mettere in mezzo la bambina, lei non c'entra niente." lo blocca dal dire altro.

Non ha intenzione di cancellare quella piccola creatura dalla sua vita, le resterà accanto fino a che lei vorrà e le amerà immensamente come se fosse nata davvero da lei. Cosa non darebbe per avere una figlia che le somigli anche solo un po'? Con quel sorriso meraviglioso e quegli occhi puri e limpidi. Esce dalla stanza e la trova un po' cupa, forse preoccupata dalle urla che ha sentito poco fa, così si abbassa alla sua altezza e le accarezza i capelli.

"Nena." la abbraccia, cercando di attaccarsi quanto più può a lei, come se non volesse lasciarla andare.

"Hey piccolina, non è successo niente." tira su col naso mentre la stringe a sua volta. "Adesso io vado un po' via."

"No!" esclama in risposta, iniziando a piangere.

Le si spezza il cuore e sente il labbro tremare, ma lo stringe tra i denti per non peggiorare le cose.

"Ma poi torno, devo solo sbrigare alcune cose." le da un bacio sulla fronte e le asciuga gli occhietti. "Io non me ne andrò mai via, non ti potrei mai lasciare sola e sai perché?" la vede scuotere la testa. "Perché sei speciale e ti voglio tanto, tanto, tanto, bene." la abbraccia. "Ci sarò sempre per te."

"Promesa?" alza il mignolo in sua direzione.

"Promesa." risponde, dandole un altro bacio. "Ci vediamo presto."

Si alza in piedi mentre prende la borsa e si avvicina alla porta d'ingresso, asciugando gli occhi bagnati.

"Serena." parla Paulo, ma lei si chiude la porta alle spalle prima che possa dire altro, lasciandolo lì. Da solo.

. . .

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora