- venti -

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× "Buongiorno." saluta raggiante Paulo quando Serena apre la porta e si copre una mano per evitare il sole.

"Che fai qui?" domanda con la voce ancora impastata dal sonno.

"Sono venuto a prenderti." risponde mentre entra in casa sua.

"Per?"

"Per venire da me."

"E che motivo c'è se ho la macchina?" chiede mentre passa una mano sul viso e passa una mano tra i capelli per sistemarli.

Si sente un po' in soggezione a farsi vedere appena sveglia e spettinata da lui, ma si ricorda che è successo già qualche volta e quindi si rilassa, anche se l'eterna perfezione di quel ragazzo la fa sentire un totale disastro.

"Già, in realtà vorrei anche parlarti di una cosa."

"Mi menti anche." ride mentre prende due bicchieri di succo di frutta senza zuccheri aggiunti.

"Sto ripagando con la stessa medicina." parla, facendola accigliare.

"Perché?" domanda confusa mentre gli passa uno dei due contenitori e si siede con lui sul divano.

Si prende il suo tempo per rispondere per vedere la sua espressione confondersi sempre più.

"Perché ieri non mi hai detto che hai pianto per tutta quella faccenda di Martina?" domanda senza nessun tono particolare nella voce.

"Ah." si limita a dire.

"Già." ridacchia, dandole un colpetto sulla fronte. "Cerca di essere più convincente la prossima volta che decidi di dirmi una bugia." beve un sorso del succo. "Quindi?"

"Perché.." si ferma dal rispondere e gioca con le sue dita.

"Perché non volevi che ci pensassi per poi rattristirmi?" indovina perché glielo legge in faccia. Sospira e poi riprende la parola. "Ricordi quando ne abbiamo parlato l'ultima volta? Quando ti chiesi se uscissi con lei e la moglie di Leonardo?" lei annuisce. "Sono passati due mesi ed io sto cercando davvero di andare avanti come mi hai detto e far guarire finalmente le mie ferite. Sto trovando la forza di svegliarmi la mattina e sentirmi più leggero e voglio davvero dimenticare quello che è successo e riprendere completamente in mano la mia vita. Per me e soprattutto per Mariam."

La vede abbassare lo sguardo e agitarsi sempre più dato che si sta tormentando le dita in modo ossessivo.

"Scusa." mormora.

"Non ti sto accusando di star intralciando il mio intento." le alza il mento con due dita. "È per farti capire che non è un problema per me parlarne, ok?"

"Ok." sorride quando Paulo le fa una carezza.

"E qualsiasi cosa ci sia che non va, dimmelo. Anche la più stupida cosa che ti passa per la testa."

"Va bene." accarezza il dorso della sua mano.

"Me lo prometti?" alza il mignolo.

"Te lo prometto." lo stringe al suo.

Sorride anche lui e lei sposta lo sguardo per l'imbarazzo, poi viene attirata da un abbraccio che la fa diventare tutta rossa.

"Cominciamo adesso." parla dopo qualche secondo.

"Cosa vuoi che ti dica?"

"Cosa ti fa ancora male di Martina e di tutto quello che è successo."

"Ah ehm.. " pensa bene a che parole usare. "A quanto pare con me si comportava in modo completamente diverso rispetto che con gli altri."

"Lo so, lo faceva anche con me."

"Giusto e.. non lo so, non voglio pensare che tutti gli anni passati con lei fossero un cumulo di bugie, alcune più grandi di altre. Per quanto possano essere cattive, le persone non riescono a fingere a lungo e non credo che lo facesse quando mi parlava in continuazione di te prima ancora che vi metteste insieme e subito dopo. Non voglio pensare che non mi abbia mai visto come un'amica e che non ti abbia mai amato." acquisisce sempre più sicurezza nel parlare e deve ammettere che parlarne con qualcuno che la può capire, la fa sentire molto meglio.

"Non ho idea di quello che le sia passato per la testa, se abbia finto o meno e questo genere di cose, però adesso non mi interessa più sapere se mi ha amato oppure no." afferma con sicurezza, accarezzando la guancia della ragazza che ha davanti.

"Posso farti una domanda?" bisbiglia, come se non fosse tanto sicura di volerglielo chiedere.

"Si che puoi."

"Se Martina dovesse tornare e ti cercasse, ti chiedesse scusa e ti dicesse di voler ritornare insieme a te per essere una famiglia, tu cosa le risponderesti?"

Ha detto che non gli interessa sapere se ci siano stati dei sentimenti per lui in Martina, anche se lei è sicura che, almeno all'inizio, ce ne fossero e anche parecchi. Compierebbe un sacrificio per loro figlia?

"Le risponderei di no." non aspetta molto per rispondere. "Non tanto perché ha lasciato e fatto soffrire me, ma per aver abbandonato Mariam che era appena nata." spiega. "E poi perché non provo più lo stesso, nemmeno se mi sforzassi con tutto me stesso riuscirei a perdonarla per quello che ha fatto." continua. "E poi non la amerei più, quindi che senso avrebbe stare con lei?"

"Giusto." annuisce.

"Volevi sapere se le avrei risposto di si per il bene di Mariam?" chiede.

'Anche per lei. Prima per lei e poi per me.', riflette mentre osserva quel verde vivido delle sue iridi.

"Si." risponde solamente, omettendo tutto il resto. "È stata una domanda stupida, scusa."

"Io non la darei per scontata, probabilmente qualcun altro le risponderebbe che sarebbe tornato con lei se fosse stato al mio posto." accenna un sorriso. "E smettila di scusarti per qualsiasi cosa, come se potessi arrabbiarmi sul serio per ogni parola che dici."

"Scus--" si ferma in tempo e lui ride.

"Almeno ti sei bloccata prima di finire." la stringe ancora a sé per un abbraccio, sentendo le sue dita che si muovono sulla nuca.

Non adesso, non glielo dirà adesso. Vuole che sia più speciale di così e che lei sia di un umore decisamente migliore, magari in un giorno in cui parlano di loro e non di altri.

"Grazie per avermi ascoltato, mi sento meglio." mormora vicino al suo orecchio e gli lascia un bacio sulla guancia.

"Prego nena."

. . .

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora