- trentaquattro -

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× Paulo accarezza i capelli castani di Mariam che singhiozza contro il suo petto da un po', mormorando parole dolci affinché si calmi dato che adesso sono già a mezz'aria. Ha già rischiato di insultare alcune persone che lo hanno squadrato malissimo per il pianto della piccola, Serena gli ha dovuto ripetere circa 20 volte che non ne sarebbe valsa la pena e che stavano solo cercando di istigarlo di proposito.

"Papà." si asciuga gli occhi e guarda il genitore.

"Lo so amore, adesso passa." gli da un bacio sulla fronte.

"Hey piccola." Serena attira la sua attenzione. "Vuoi vedere una cosa?"

"Si." risponde e la prende in braccio per farle vedere le nuvole bianche. "Caramelle." sorride.

"Le nuvole somigliano alle caramelle?" ridacchia.

"Caramella di nonna." precisa e poi appoggia la testa contro il petto di lei.

"Hai visto che adesso fa meno paura?" la vede sorridere e fa altrettanto mentre le da un grande abbraccio.

Il suo fidanzato la osserva come se avesse appena compiuto il miracolo divino, poi le accarezza i capelli e le lascia un bacio sulla guancia.

"Sei incredibile." sussurra. "Non ha mai voluto guardare fuori dal finestrino con così tanto allegria e adesso non stacca gli occhi dalle nuvole."

"Ci vuole pazienza e poi adesso è più grande." la guarda mentre tiene le manine appiccicate al vetro ed osserva il blu del cielo.

"Mare." indica. "Bagno?"

"Con questo freddo? Magari tra qualche mesetto." le risponde il padre e lei annuisce.

Per il resto del volo, Mariam non fa altro che guardare fuori dal finestrino ed ad indicare il mare, fantasticando cosa ci sia al di sotto di esso: pesci, coralli, mostri e cose del genere. Dormono qualche ora e, dopo ore che sembravano interminabili, riescono finalmente ad arrivare in America e, proprio come si aspettavano, New York è parecchia incasinata. Fa anche molto freddo, ma l'entrata in un taxi allevia la situazione.

"Thank you." ringrazia Paulo poco prima di uscire.

"Amore?" Serena si guarda intorno. "In America gli hotel sono diversi o..?"

"Non è un hotel." ride mentre prende due valigie e lascia la bambina tra le braccia della fidanzata. "Sarebbe troppo complicato restare per alcune settimane in hotel, specialmente con Mari."

"Oh." aggrotta le sopracciglia. "E come sei riuscito a trovare un appartamento in affitto qui?"

"Ho i miei trucchetti, ricordi?" lascia un bacio sulla sua guancia. "Entriamo, fa freddo."

È molto bello e semplice, sembra molto accogliente e da sicuramente un bel calore ai loro corpi intorpiditi dall'aria gelida.

"Nanna?" sono appena l'una del pomeriggio, ma Mariam ha sonno a causa dell'ora in cui si è svegliata.

"Vuoi dormire, piccola?" la prende in braccio il papà.

"Si." sbadiglia e chiude gli occhi. "Buenas noches." mormora in direzione di Serena.

"Buonanotte a te, amore." le accarezza i capelli e le lascia un bacio sulla fronte. "Ci vediamo dopo."

"La metto a dormire, intanto fai un giro." le sorride il fidanzato mentre cammina verso la stanzetta adibita alle esigenze di Mariam.

È molto diversa da quella che ha a Torino, ma è comunque molto accogliente e adatta ad una bambina piccola lei. Le toglie il giubbotto e ringrazia di averle messo una tuta, le da il ciuccio, per poi farla sdraiare nel lettino, coprendola con le coperte ed alzando un po' quella ringhierina che le eviterebbe di cadere in terra. Resta con lei fino a quando non si addormenta e poi socchiude la porta, tornando dalla fidanzata che sta sistemando le loro cose nella camera da letto.

"Hey."

"Hey, si è addormentata?" domanda mentre appende una camicia del ragazzo.

"Si." risponde mentre toglie la giacca. "Strano che non abbia chiuso occhio in aereo."

"Sarà che si è emozionata." alza le spalle.

"Siete adorabili voi due." commenta mentre si siede sul materasso.

"Tu sei adorabile." gli sorride. "Specialmente quando ce l'hai in braccio."

"Si?" la prende per i fianchi e la fa avvicinare. "Metti a posto dopo, riposiamoci un po'."

"Se non lo faccio adesso, non lo farò mai più." si stacca, anche se a malincuore, dal suo abbraccio. "E poi dopo si devono sistemare le cose di Mariam, se lo facessi adesso, la sveglierei."

"Alle volte odio il tuo senso dell'ordine, oggi è una di quelle volte." si sdraia mentre prende il telecomando ed alza i riscaldamenti. "Adesso si che ci siamo."

Dopo un po', Serena inizia ad avvertire parecchio caldo e così si toglie di dosso il maglioncino di lana, sospirando al pensiero di aver avuto ragione quando, facendo la valigia, l'idea di Paulo che rende le stanze un deserto, le è tornata in mente.

"Che caldo." mormora tra sé e sé, mentre si mette sulle punte per appendere le ultime cose.

"A cosa devo questo spogliarello?" scherza Paulo, mettendo via il telefono ed osserva la ragazza con solo il top sportivo che le copre il busto.

"Ai riscaldamenti alti." risponde, chiudendo le valigie e togliendole dai piedi.

Apre la porta del bagno e inizia a mettere i trucchi, gli assorbenti e tutto quello che serve nei vari cassetti, sperando di non dimenticarsi niente lì dentro quando dovranno andare via.

"Sei davvero eccitante." le accarezza i fianchi nudi dopo averla raggiunta in bagno.

"Si?" gli lascia un bacio sulla guancia, superandolo.

"Dove credi di andare?"

"Non adesso, devo sistemare solo le ultime cose." prova a convincerlo.

Le osserva, poi le prende dalle sue mani e vaga per la stanza mentre le infila nei primi pertugi che trova, tornando poi dalla fidanzata che scoppia a ridere. La prende in braccio e cammina fino al letto, sdraiandosi su di lei dopo aver chiuso con una spinta la porta.

"Hai una promessa da mantenere." sussurra, ricordando le parole dette prima di partire.

"Sei impaziente, te lo avrei concesso questa sera."

"È sera."

"Sono le due e mezzo del pomeriggio."

"In Italia sono le sette." le bacia il collo, sbottonando il bottone dei jeans ed abbassando la cerniera.

"Ti sarebbe pesato aspettare qualche altra ora?"

"Mariam dorme, non so se lo farà più tardi, meglio non rischiare." ride mentre gioca con la sua intimità, facendola gemere.

Solleva il top e bacia il suo petto, penetrandola poi con due dita mentre lei getta la testa all'indietro e porta un labbro tra i denti.

"Spogliati." mormora tra un verso di piacere e l'altro, facendo per abbassargli i pantaloni.

"Menomale che ero io quello impaziente." la prende in giro, ma non se lo fa ripetere due volte.

In men che non si dica, sono già uniti, sotto le lenzuola, a fare l'amore.

. . .

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora