- dieci -

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× "No, è una mia amica." risponde.

"Ancora meglio." mormora tra sé e sé Giorgio. "Ciao sono Giorgio, un vecchio amico di Paulo." le tende la mano che lei stringe un po' titubante.

"Serena." risponde.

"Bel nome." aggiunge e lei solleva un po' di più gli angoli della bocca. "Allora, cosa vi porto?"

"Per me un caffè, un gelato e.. Serena?"

"Anche per me un caffè." mormora.

"Ok, come lo facciamo questo gelato?"

"Mari?" guarda la figlia.

"Guarda piccola, i gusti sono lì." Giorgio le indica una parte della vetrina in cui ci sono i gusti.

Annuisce, prende per mano Serena e cammina, osservando i colori. Domanda cosa siano uno per uno e la maggiore risponde, leggendo dai cartellini cosa siano quelli che non riconosce nemmeno lei.

"Cioccolato." dice poi.

"La vuoi la panna su?" le chiede il papà e lei scuote la testa, andando poi da lui ed aggrappandosi alla sua gamba.

"Accomodatevi, adesso vi faccio portare tutto."

Si siedono ad un tavolo non molto lontano da lì e che viene illuminata dalla luce di un LED attaccato al muro.

"Non so chi tra le due sia più spaventata." ride Paulo.

"Eh?" Serena torna con i piedi per terra.

"Capisco Mariam che è piccola, ma tu cos'hai per essere così terrorizzata?"

"Perché ha chiuso tutto? Questo posto al buio è inquietante." sussurra per non farsi sentire da Giorgio.

"Perché se dovesse entrare qualcuno e mi riconoscesse, sarebbe un bel casino." spiega con un sorriso.

"Ah già." è come se fosse scesa adesso dalle nuvole. "Ogni tanto me ne dimentico." sorride.

"Me ne sono accorto." sistema una ciocca di capelli dietro al suo orecchio. "È un tipo tranquillo."

"Non ho detto che fosse un pazzo psicopatico, ho detto che qui è inquietante al buio." alza le spalle.

Una cameriera si avvicina a loro e poggia le due tazzine con il caffè e la coppetta con del gelato sul tavolo, sorridendo a Paulo che ricambia educatamente, ridacchiando quando, prima di dargli le spalle, la ragazza gli fa l'occhiolino. Serena, invece, viene squadrata da capo a piedi e riceve una brutta occhiata che la confonde.

"Wow." esordisce quando la tizia si allontana. "Sono appena stata guardata male da una tipa che non conosco nemmeno."

"Scusa, è colpa mia." ridacchia lui.

"No che non è colpa tua, la maleducazione delle persone non dipende dal tuo essere famoso." la osserva ancora mentre dice qualcosa ad un'altra ragazza che lavora lì. "Ed ha anche una complice."

"Non dar loro retta, vedrai che si stancheranno." parla, poi prende un sorso di caffè. "¿Te gusta?" domanda poi alla bambina che è già sporca fin sulla punta del naso.

Annuisce e mangia il suo gelato poco a poco, chiudendosi in quel classico silenzio che questa bambina può manifestare quando ha qualcosa che davvero desidera mangiare davanti.

"Aspetta, prima che si appiccichi." Serena prende una salvietta dalla borsa e pulisce la bambina. "Pulita e bella." le sorride.

Nel mentre Mariam finisce il suo gelato, il padre e Serena scambiano quattro chiacchiere così da intrattenere il tempo. Poco dopo, però, la ragazza si rende conto di avere le mani appiccicose dal gelato che era stato rovesciato per terra e che lei aveva pulito con un fazzoletto tipico dei bar che si strappa con un non niente.

"Vado a lavarmi un attimo le mani."

Paulo annuisce e la osserva mentre si incammina verso il bagno che trova quasi subito. Alza le maniche, cercando in tutti i modi di non sporcare il dolcevita bianco che ha indosso, prendendo un po' di sapone e lavando perfettamente le mani che poi asciuga sotto il getto dell'aria. Prende anche un fazzoletto dato che si annoia ad aspettare ed esce, scorgendo al tavolo dov'era seduta la stessa cameriera di prima che sta parlando con Paulo. Torna al suo posto senza dire nulla, ricevendo una rapida occhiata dal ragazzo che poi torna a guardare la ragazza che cerca in tutti i modi di fare conversazione. Lo sguardo di Serena, però, finisce sulla bambina che, dalle braccia di suo padre, ha abbandonata l'idea del gelato e guarda con un'espressione accigliata la donna in divisa. Conosce quell'occhiata e fa per attirare l'attenzione della bambina senza farsi notare, ma Mariam è più veloce. Si mette in piedi e abbraccia il suo papà, guardando male la cameriera in modo diretto.

"Cosa c'è, amore?" le chiede lui.

"Brutta." allunga un braccio e indica la cameriera che poi spalanca la bocca, probabilmente offesa.

"Non si dice." la riprende suo padre. "Chiedi scusa."

"Papà mio." continua, fregandosene delle parole del padre. "Sciò sciò."

Serena trattiene le risate per la faccia che fa la ragazza che si allontana poco dopo su tutti i giri, sa che è sbagliato, ma le fa troppo ridere la scena.

"Mariam." la richiama ancora Paulo. "Non si fa, non si dicono queste cose alle persone."

"Brutta." ripete insistentemente, guardando davanti a sé, alla ricerca della stessa ragazza probabilmente.

"Ti ho detto che non si dice."

Al sentire il tono severo del padre, Mariam inizia ad agitarsi, forse perché è il primo vero e proprio rimprovero che riceve.

"Dai Paulo, non prenderla a male." parla Serena per calmarlo.

"Non può dire queste cose alla gente." sospira.

La figlia inizia a piangere e si stacca da lui, allontanandosi e allungando le braccia verso Serena che la afferra e la prova a consolare.

"Sshh, non è successo niente." la consola mentre la dondola.

"Papà.. malo." mormora tra un singhiozzo e l'altro, facendo sospirare i due adulti.

"Non piangere piccola, dai." le da un bacio sulla guancia. "Le faccio prendere una boccata d'aria."

Non appena escono, la bambina si calma un po' perché ha finalmente il suo ciuccio e poggia la testa contro la spalla della ragazza che cammina avanti e indietro per tranquillizzarla.

"Nena." mormora.

"Lo so amore, lo so." le da un bacio sulla fronte. "Dagli tempo e vedrai che gli passa, ok?"

Annuisce anche se è ancora triste e passa una mano sugli occhietti rossi, spostando lo sguardo dalla porta quando vede uscire Paulo dal bar.

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Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora