- trentotto -

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× "No nena." commenta Mariam mentre aggrotta le sopracciglia, rivelando quella rara espressione tipica di suo padre che la rende ancora più simile a lui.

"Cosa amore?" domanda, non capendo cosa ci sia che non va.

"Bua." spiega mentre le tocca il collo.

Dal divano si sente la risata di Paulo che confonde solo di più la bambina che non capisce il perché la ragazza abbia dei segni viola, simili a dei lividi, sul collo.

"Ma no amore, è che.. mi sono bruciata con la piastra, non fa male." si giustifica mentre lancia un cuscino al ragazzo.

"Ooohh." annuisce e distoglie l'attenzione, soffermandosi sui suoi giochi e sui cartoni alla televisione.

Lei prende posto sul divano e la osserva con un sorriso, mentre suo padre si avvicina e poggia la testa sulle sue gambe, rilassandosi sempre quando lei gli accarezza i capelli.

"La piastra, eh?" ride.

"Cosa avrei dovuto dirle? Che mi hai preso a morsi?" alza un sopracciglio.

"Hai fatto bene, ma non ho mai visto bruciature così." tira l'orlo della sua maglia. "Come hai fatto a bruciarti sul petto?"

"Andiamo." scoppia a ridere.

"È strano che se ne sia accorta solo adesso, ultimamente chiede il perché accada qualsiasi cosa." la osserva mentre segue i cartoni che la tengono concentrata.

"Perché li avevo coperti con del trucco ieri, questa mattina me ne sono dimenticata." risponde. "Strano che non l'abbia notato tu dato che mi fissi sempre in maniera inquietante."

"Non ti fisso, io ti ammiro." torna a guardarla. "E poi spiegami come faccio a notarlo se hai sempre quei dolce vita che ti coprono tutto." la osserva. "Anzi, perché hai la mia canottiera addosso? Sta meglio a te che a me, ma è insolito vederti così scoperta."

"Perché hai alzato ancora i riscaldamenti, ci ritroveremo con i cammelli qui dentro mentre fuori ci saranno i pinguini e gli orsi polari."

"Sei l'unica che si lamenta, Mariam ed io stiamo bene." le fa notare.

"Perché anche casa tua a Torino è così, Paulo, è abituata."

"L'importante è che lei stia bene, Serena." replica e lei si acciglia.

"Non mi piace quando mi chiami per nome." riflette dopo qualche istante di silenzio.

"Dovrei usare il tuo cognome?" alza un sopracciglio.

"Usi sempre soprannomi che per la maggior parte delle volte non capisco, ci sono valide alternative in gioco."

"Ma ho bisogno di un tono serio qualche volta e chiamarti 'diosa' o 'preciosa' manderebbe all'aria i miei piani." ridacchia. "E poi anche tu mi hai chiamato per nome poco fa."

"Hai un altro nome, posso usarlo se ti va." scrolla le spalle.

"Direi di no, sarebbe parecchio strano. Credo che nemmeno mia madre mi abbia mai chiamato usando Exequiel."

"Hai un po' la faccia da Exequiel ma credo che lo abbia sentito per la prima volta quando me lo hai detto anni fa."

"Tu non hai secondi nomi, vero?"

"No, non sono nobile come te." sorride mentre si abbassa per dargli un bacio. "E farebbe ridere dato che ci sarebbe anche Serena prima o dopo."

"A me piace il tuo nome." afferma, allungando una mano verso i suoi capelli.

"Un nome che originariamente significava 'secco' o 'asciutto'."

"Non è per niente il tuo caso."

"Non lo dire a me, mi guardo tutti i giorni allo specchio e non c'è niente di secco, specialmente dalla vita in giù."

"Alt." la ferma dal dire altro mentre si mette seduto e la guarda. "Non intendevo dire quello."

"No?" piega la testa di lato.

"No, certo che no." la guarda e ricorda le parole di Dolores. "Intendevo dire che hai un corpo bello e non asciutto." accarezza il dorso della sua mano. "Che cos'ha che non va il tuo corpo dalla vita in giù?"

"Li hai visti i miei fianchi e le mie cosce?"

"Si, li ho visti, toccati, baciati e sono perfetti." si avvicina di più a lei. "Perché dici il contrario?"

"Ho i fianchi larghi e le cosce grosse."

"In base a cosa?"

"Non lo so, le hai mai fotografate delle modelle in costume o in biancheria? Io si." afferma, poi sposta lo sguardo.

"Amore, ma perché devi paragonati a delle modelle?"

"Perché sono loro che piacciono."

"Guarda un po', a me piaci più tu." le accarezza i fianchi. "E anche molto, molto di più rispetto a delle modelle." le bacia le labbra. "E giurerei che loro non hanno i tuoi stessi lineamenti dolci del viso, i tuoi bellissimi occhi, la tua bellissima bocca, il tuo bellissimo petto, la tua vita, il tuo sedere.." elenca. "E questo sguardo pieno di tenerezza."

Serena sorride, stringendosi a lui quando le lascia un bacio sulla fronte, dandogliene uno sul collo.

"Le modelle hanno anche le gambe lunghe e snelle, alcune anche gli occhi più belli dei miei perché sono azzurri o verdi come i tuoi."

"Le tue gambe sono più belle." le accarezza le cosce. "E poi solo perché sono più chiari, non vuol dire che gli occhi siano più belli."

Lo abbraccia più forte, spingendosi contro di lui così da farli sdraiare e da sistemarsi sopra il suo corpo, lasciandosi coccolare.

"Grazie." mormora mentre gli da un bacio.

"È la verità." le accarezza la nuca. "Non voglio sentirti dire che hai qualcosa di brutto, sei bellissima amore. Bellissima perché sei tu." si alza per darle un altro bacio, sentendola sorridere contro le sue labbra.

"No, papà." protesta Mariam, arrivando ai piedi del divano. "Io."

Paulo la prende in braccio e la osserva mentre si attacca a lui, facendo allontanare un po' la maggiore.

"Cosa amore?"

"Besitos." spiega, venendo accontentata. "Nena." la chiama, facendole cenno di avvicinarsi per darle un bacio.

Si stringono entrambe a Paulo che le coccola e le riempie di baci, accarezzando i loro capelli.

"Amore." si voltano entrambe, ma lui parla con Mariam. "Lo dici anche tu che Nena non è brutta?"

"Bella." sorride in sua direzione.

"Tu sei bella." ribatte lei, abbracciandola. "Quando sarai più grande, li avrai tutti ai tuoi piedi."

"Io ti dico che sei bella e tu ricambi così? Non ci voglio pensare." ride il padre mentre scuote la testa.

Anche Serena ride, poi si sporge per baciare la punta del suo naso, beandosi delle carezze del fidanzato e di sua figlia.

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Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora