- trentacinque -

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× New York è sicuramente la città dei sogni per tanti motivi diversi: la Statua della Libertà, Wall Street, il Ponte di Brooklyn, Central Park, l'Empire State Building.. ma cosa vuoi che sia tutto ciò quando si ha la neve? Mariam si diverte così e suo padre sembra fare lo stesso. Avevano in programma di uscire, fare un giro e conoscere un po' il posto, ma sono stati bloccati dalla nevicata che è diventato un pretesto per giocare a casa. Serena li guarda e sorride, scatta loro delle foto e si chiede come facciano a stare fuori per così tanto tempo con questo freddo.

"Olaf." ride la piccola dopo aver costruito un pupazzo di neve insieme al papà.

"Hai visto com'è bello? Come quello del film." la osserva mentre si siede per terra e comincia ad accumulare neve su neve, formando una montagna.

"Nena?" domanda.

"La chiamo?" chiede e lei annuisce. "Amore!"

"Amore." ripete e poi ride.

"Dimmi." si affaccia dalla finestra.

"Vieni qui." le fa cenno col braccio di uscire.

"No grazie, passo per questa volta." risponde.

"Perché?"

"Si sta morendo di freddo ed io non ho il sangue sud americano che mi scalda, come con voi due." spiega, portando le mani sulle braccia nel vano tentativo di scaldarsi.

"Andiamo, metti qualcosa di pesante addosso."

"È quasi ora di pranzo, preparo qualcosa." prova allora a giustificarsi.

"Non ti ho portata qui per fare quello che fai sempre a casa, ma per farti prendere una vacanza." sbuffa. "Passo io dalla rosticceria a prendere qualcosa per il pranzo dopo, lascia perdere."

"Ti sei arrabbiato?" chiede mentre si avvicina alla finestra.

"No amore, non sono arrabbiato." le da un bacio. "Ma non voglio che tu stia sempre ad ordinare o a cucinare, è come se fossimo in vacanza solo io e Mariam mentre tu ci fai da badante."

"Ma se lo faccio è perché mi piace."

"Non lo metto in dubbio e non dico che non sia così, ma ti piacerà mille volte di più venire a giocare con noi nella neve." sorride, cercando di essere il più convincente possibile.

"Ma non possiamo giocare in casa? Si gela."

"Non possiamo mica portare la neve dentro." si guarda intorno. "E poi Mariam sembra troppo concentrata a parlare con il suo pupazzo di neve." ridono alla scena e si chiedono cosa possa stargli dicendo. "Quindi?" si volta in sua direzione.

"Un minuto ed arrivo." sospira, chiudendo la finestra ad allontanandosi.

Esce poco dopo, chiusa nella sua giacca ma sentendo comunque freddo.

"Eddai, sei esagerata."

"Lo dici tu che hai creato un deserto lì dentro?" si avvicina e si stringe al suo petto.

"È un fattore mentale il tuo, vedrai che passerà."

"Se lo dici tu." si avvicinano a Mariam che mostra fieramente il suo Olaf a Serena.

Gioca un po' con lei, domandandosi come diavolo faccia a starsene seduta in mezzo alla neve come se niente fosse. Poi la risposta le arriva spontaneamente in testa, ovvero quella che spiega come ai bambini non importi se faccia caldo o freddo, se vogliono giocare, lo fanno. Correndo di qua e di là, poi, si riscaldarà sicuramente più di lei che sta ferma ed immobile. Quando stanno creando la fidanzatina del primo pupazzo, come ideato da Mariam, Paulo raccoglie un po' di neve e la appallottola tra le mani, lasciandola poi addosso alla fidanzata.

"Ma che.." si volta e lo guarda. "Sei diventato un bambino?"

"È divertente." ripete la stessa azione.

"Dai amore." si lamenta, venendo colpita in testa.

"Ops." sente dire da lui. "Giuro che non volevo prenderti in testa." si avvicina e la aiuta a pulirsi i capelli.

Serena sorride furba, poi lo osserva e gli si getta addosso, facendolo cadere all'indietro e facendolo finire sulla morbida neve. Sente la risata della figlia e quella della ragazza che è seduta sul suo busto.

"Ben ti sta." commenta la maggiore.

"Ok ok, tregua." si tira a sedere, tenendola sempre tra le sue gambe e prendendo tra le braccia anche la bambina.

Le tiene strette e poi si getta all'indietro insieme a loro, ridendo come un matto quando si tirano addosso la neve. Le loro risate riecheggiano per l'aria e, chiunque passi, li osserva con un sorriso, credendo che siano una bellissima famiglia. Una forte folata di vento e un tuono, però, interrompono il loro divertimento.

"Bene.. credi che sia ancora io ad essere esagerata o che sia un mio fattore psicologico?" ironizza,  venendo investita dal vento che inizia ad essere ancora più forte.

"Direi che dobbiamo rientrare." si alza in piedi, prendendo la piccola tra le braccia e camminando verso la porta d'ingresso. "Aspetta, prendi Mari."

"Perché?"

"Vado a prendere da mangiare." risponde tranquillamente.

"Ma sei diventato scemo? Sta tirando un vento fortissimo e tra poco viene a piovere, non ti lascio camminare per la strada di una città enorme che nemmeno conosci per andare a prendere qualcosa, piuttosto mangiamo lo stucco dei muri." butta fuori, prendendolo dal braccio e trascinandolo dentro.

"È letteralmente a due passi quella rosticceria."

"Per te anche 40 chilometri sono due passi." sistema il giubbotto di Mariam e il suo. "Tieni d'occhio la bambina mentre cucino qualcosa."

"Come vuoi." si arrende. "Sentito cos'ha detto il generale? Andiamo a giocare di là in salone." la prende in braccio.

Nel mentre si sbizzarriscono nell'inventare storie, Serena cucina e si assicura che vada tutto bene quando li sente stare in silenzio, trovandoli sempre a fare a gara a chi ride o a chi chiude gli occhi per primo.

"È pronto." ha usato quelle poche cose che Paulo le ha permesso di comprare a causa del suo 'non prendere molto, tanto vi porto fuori'.

"Pollo!" esulta la piccola, trovando la coscia già tagliata e spezzettata nel piatto con accanto dei piselli e delle carote.

"Credevo che mi avresti fatto buttare giù sul serio l'intonaco dei muri." ride Paulo.

"Dovrei, ma non l'ho fatto." lo prende in giro e poi prende posto. "E se più tardi passa il brutto tempo, passiamo dal supermercato."

"No, se più tardi passa il brutto tempo, vi porto in un bel posto." insiste con la sua idea, facendola sospirare e ridere subito dopo.

È anche questo quello che le piace di lui, il suo spiccato desiderio di rendere tutto perfetto, sempre di più, anche se lo è già abbastanza. Per Mariam, per lei e per ultimo sé stesso. Si lascia sfuggire un piccolo sospiro mentre lo guarda mangiare e fissare la televisione accesa sui canali dei cartoni animati, concependo quando questo ragazzo abbia imprigionato il suo cuore tra le sue mani.

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Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora