- quarantasei -

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× "Che cosa vuol dire quando dici che Paulo è un bugiardo?"

Non ha idea di cosa la spinga a dire quelle parole, ma si sente come se fosse stata toccata una sua parte dolente.

"Che non ti ama come dice." scrolla le spalle.

"E tu cosa ne sai di quel che mi dice lui?"

"Ti basta sapere che ci siamo baciati?" passa una mano tra le ciocche bionde, osservando la sua espressione cambiare sempre più, passando dalla confusione allo stupore.

"Non è vero." scuote la testa. "Lui non lo farebbe mai."

"Ah si?" prende il suo telefono e scorre un po' nella galleria, mostrandole una foto. "Ne sei così sicura?"

Afferra il dispositivo ed osserva quello scatto, sentendo il cuore andarle in mille pezzi in meno di un secondo mentre la sua vista si offusca un po'.

"Paulo.." sussurra tra sé e sé mentre lo fissa in quella fotografia.

"Sei abbastanza sveglia e professionista da capire che non si tratta di un fotomontaggio." si riprende l'oggetto. "È stata scattata da una tizia che lavora allo stadio, le ho detto di non postarla perché l'avrei denunciata per violazione della privacy quindi per questo puoi stare tranquilla. O può stare tranquillo lui, non so a chi convenga di più che non si sappia dato che si è anche lasciato fare un succhiotto sul collo." la osserva mentre cerca di trattenere le lacrime. "Non capisco perché tu adesso stia piangendo, Serena."

Punta lo sguardo sui suoi occhi e sente di avercela con lei quasi il doppio di quanto ce la possa avere con lui in questo momento. Ricorda quella specie di macchia sulla pelle del ragazzo, quel segno che lui ha giustificato come qualcosa dovuto ad un forte prurito.

"Che cosa vuoi dire adesso?"

"Semplicemente che avresti dovuto aspettartelo." sbadiglia. "Tu sei una figura sostitutiva nella sua vita."

"Non è vero."

"E allora come lo spieghi quel bacio? Non mi avrebbe mai baciata se non fosse così, non credi?" prende una pausa. "Lascia che sia io a farti una domanda adesso. Per quanto tempo io e Paulo siamo stati insieme? Molti anni, giusto?" la vede annuire. "Ecco e tu credi davvero che si possa dimenticare una persona così facilmente? Parliamo della madre di sua figlia, della donna di cui è stato innamorato per anni ed anni, che nonostante tutto gli è stato accanto." elenca, vedendola mentre stringe i pugni. "È inutile che ti illudi di essere la sua dolce metà, è inutile che ti autoconvinci a credere di più a quello che dice lui anziché a quello che ti sto dicendo io adesso perché hai visto con i tuoi stessi occhi che ho ragione."

Si mette in piedi e si avvicina a lei, rivelando quanto sia ancora più alta di lei con i tacchi indosso. Toglie le mani dalla tasca ed accarezza i capelli castani di Serena che la osserva con uno sguardo vuoto, tendente alla tristezza e alla delusione.

"E dire che sei più sveglia di così, Serena." le sue dita sfiorano la pelle della sua guancia. "È inutile recitare ad essere la ragazza perfetta per lui perché lo capisce e gli sta accanto solo perché sono stato io a farlo soffrire quando me ne sono andata e l'ho lasciato da solo come un cane bastonato in autostrada. Ed è altrettanto inutile giocare a fare la mammina di quella bambina perché sai anche tu che è nata da me e che non sei nulla per lei se non una figura sostitutiva, così come lo eri per suo padre."

"Ero?" ripete con un tono di voce basso.

"Eri, si. Adesso ci sono io qui, lui adesso vuole me." sorride, interrompendo il loro contatto. "Mi dispiace Sere, ma questa è la verità."

"Quindi tu sei tornata qui per lui." arriva alla conclusione, sentendo scorrere una lacrima sulla sua guancia.

"No, Paulo non mi interessa, tornare con lui sarebbe sprecare altro tempo." dice in tutta sincerità. "Ma lo stesso non sembra essere per lui." affonda ancora di più il dito nella piaga.

"Mi hai chiamata per dirmi questo?"

"Te l'ho già detto, te lo dico perché infondo sei stata accanto a me come amica per tanto tempo ed hai cercato di capirmi qualche volta, anche se non ci sei mai riuscita." si lecca le labbra rosse e carnose. "Sta a te decidere adesso se continuare a cercare di rosicare e spolpare quel che rimane dai miei avanzi o salvare quel poco di integrità morale e di dignità che ti son rimaste ed andare avanti per la tua strada." poggia una mano sulla sua spalla. "In amore sei sempre stata parecchio sfortunata, eh amica mia?"

"Io non sono tua amica." schiaffeggia via la sua mano. "Né ora e nemmeno mai."

"Come vuoi, alla fine non è che mi importi più di tanto se devo essere proprio sincera. Lo sono stata fino a questo punto da farti capire con che razza di uomo stai, mi sento in dovere di dirti anche questo."

"Sono felice perché almeno ti ho visto gettare la maschera per la prima volta dopo tutto questo tempo a chiedermi se ci fosse davvero un motivo valido dietro la tua scelta di scappare."

"Già, ho fatto cadere la maschera." prende la sua borsa e la mette in spalla. "Tu continua pure a fingere che la corazza sottile che hai possa proteggerti e nascondere la tua immensa tristezza."

Sposta lo sguardo e morde l'interno della sua guancia, poi scuote la testa, le da le spalle e si allontana, alzando il cappuccio sulla sua testa mentre da libero sfogo alle sue lacrime, sentendo il mondo crollarle addosso nel modo più doloroso e pesante possibile. Sale in macchina e guarda la strada davanti a sé, poggiando la testa contro il volante mentre si dà della stupida per essersi davvero creduta così grande. Poggia le mani sulle proprie spalle e si rende conto che non era una sensazione a farla sentire così piccola ed insignificante, ma bensì la realtà che è stata solo molto sincera con lei che non ha voluto nemmeno ascoltarla.

. . .

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora