- tredici -

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× Serena sta sistemando la spesa mentre tiene la musica alta e canta come se non ci fosse un domani, muovendosi in modo molto imbarazzante e usando il cucchiaio di legno come microfono. Sbuffa quando la suoneria moscia del suo telefono interrompe la bellissima canzone che stava riascoltando per la quinta volta e risponde.

"Pronto?"

"Serena? Ti disturbo?" distingue la voce di Paulo.

"No, dimmi tutto." tiene il telefono tra il collo e la spalla mentre finisce di sistemare le cose nella credenza.

"Potresti venire qui?"

"Si, ma cos'è successo? Sembri teso."

"Mariam, ha la febbre alta."

"Cazzo." impreca. "Dammi 5 minuti e sono lì."

Corre per casa alla ricerca della giacca e della scarpe, afferra le chiavi di casa e poi quelle dell'auto, uscendo velocemente per raggiungere casa di Paulo che non dista molto dalla sua. Suona al campanello e lo vede prendere un sospiro di sollievo quando la vede.

"Scusa se ti ho rotto, ma non fa altro che piangere." sospira.

"Fa' niente." entra in casa non appena si mette di lato, sentendo la bambina piangere. "Hey piccola." le accarezza il viso, prendendola poi in braccio. "Stai male?" le da un bacio.

La culla un po', riuscendo a farla smettere di piangere e misurandole poi la febbre dato che Paulo non ci riusciva più dato che non faceva altro che muoversi.

"38." sbuffa, passandosi una mano sul viso.

"Ho portato qualcosa per farle abbassare la febbre, però prima dovrebbe mangiare qualcosa." poggia il termometro sul tavolo. "Ha vomitato?"

"No."

"Quindi non è un virus intestinale." ragione. "Può essere che abbia preso solo un po' di freddo."

"A proposito." fruga in un cassetto. "Credi che sia meglio farglielo?" domanda mentre tira fuori un tampone.

"Forse si, per sicurezza."

Si siede accanto alla ragazza ed apre la scatola, poi guarda la figlia e scuote la testa, non riesce proprio a farglielo.

"Fallo tu." glielo mette in mano.

Si lamenta un po' ma alla fine non piange nemmeno ed attendono il risultato che, fortunatamente, è negativo.

"Sarà solo freddo allora." passa una mano tra i suoi capelli castani. "Vuoi mangiare, piccola?"

"No." risponde.

"Però devi mangiare se vuoi sentirti meglio. Facciamo la pasta quella piccola a forma di stelline, quella tanto bella che ti piace tanto, va bene?"

Questa volta annuisce per rispondere e allora rimane sul divano con papà mentre lei prepara della pastina con del brodo caldo che la farà sentire meglio. Prende un tovagliolo e torna nell'altra stanza. Non la finisce ma ne mangia abbastanza per prendere la medicina, anche se controvoglia perché non le va.

Quando l'orologio segna le quattro del pomeriggio, il telefono di Paulo inizia a suonare per segnalare una sveglia preimpostata.

"Cazzo." impreca mentre la interrompe.

"Che c'è?" le chiede la ragazza.

"Sto chiamando per dire che non parto." entra in rubrica e lei lo ferma.

"Dove devi andare?"

"A Milano."

"Non c'è bisogno di disdire, vai." lo incita.

Uno di questi giorni / Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora