#57. Scelte

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57. Scelte

Non avrei mai immaginato che l'avrebbero fatto veramente.

Mi hanno minacciato. Mi hanno urlato contro. Mi hanno schiaffeggiato. Hanno fatto di tutto per mostrarmi che sono una delusione, il loro fallimento.

Ma mai, mai, avrei immaginato questo.

Non piango mentre poso le mie valige per terra, sul marciapiede sporco.
È buio, ed è un'altra cosa che mi sconvolge - mi hanno cacciato, in piena notte, con ancora indosso il vestito che mi hanno costretto a portare, la seta leggera mi fa rabbrividire per il freddo e il cappotto lungo che indosso non fa niente per riscaldarmi.

"Cazzo" sibilo. "CAZZO!" Urlo, sfogandomi. Mi agito e mi passo le mani sul viso. "Cosa faccio? Cosa faccio?"

Non posso chiamare i miei amici, non ne ho! La mia famiglia ha fatto di tutto anche per farmi restare isolata, per farmi stare sola. Gli unici amici che ho sono figli dei loro amici, non mi accoglierebbero mai, siamo stati costretti alla reciproca presenza e non mi fido di loro.

Non posso piangere. Non posso. Non l'ho fatto per anni, ho sempre resistito, non posso arrendermi ora.

Sopprimo un singhiozzo e mi siedo sul bordo del marciapiede. Devo calmarmi, devo respirare e poi pensare, trovare una soluzione.

La luce dei lampioni si spegne improvvisamente e aumenta il mio nervoso, deglutisco il blocco di marmo che sento in gola e tiro su con il naso, che mi pizzica, obbligandomi a non versare una lacrima per quei mostri che ho chiamato genitori.

Tiro fuori la bacchetta. "Lumos" sussurro, la mia voce è rotta e odio tanto me stessa per essere tanto debole da non controllare la lacrima che scivola sulla mia guancia - la scaccio in fretta. "Fanculo, fanculo!" Sibilo. Non dico mai parolacce, se mi sentissero i miei mi darebbero un altro schiaffo, ma non ce la faccio più. "Fanculo!"

Un rumore di motore mi fa spegnere la bacchetta, con la paura che qualcuno mi veda. Il rumore continua e aumenta fino a quando due fari di un autobus non mi accecano.

Sussulto, mettendomi in piedi, quando un autobus viola sfreccia fino a me. Chiudo gli occhi per la luce e tiro via le mie valigie prima che il mezzo me le investa.

"Ha bisogno di una mano, signorina?" Quando riapro gli occhi, un uomo anziano e dai grandi occhiali mi fissa con un sorriso sul viso, le porte del mezzo di trasporto aperte.

Guardo la nottetempo e vorrei piangere, perchè mi ha trovata quando ne avevo bisogno.

"C'è un letto libero?" Chiedo all'anziano.

Lui amplia il sorriso. "Venga su signorina, io sono Ernie e sarò il suo conducente, oggi" Prendo le valigie e salgo sull'autobus viola.

Ernie mi sorride un'ultima volta, poi chiude le porte e parte. Mi tengo, conoscendo la fama della velocità spaventosa del mezzo, ma non mi aspetto questa velocità, scivolando mi ritrovo seduta su un letto occupato.

"Hey, ragazzina, trovati il tuo giaciglio, questo è mio" Abbaia un uomo spaventoso.

Mi affretto a salire le scale per i piani superiori e trovo un letto libero solo al terzo, in fondo all'autobus.

Riesco a mettere le valigie sotto il letto e le assicuro con la magia, poi mi siedo e finalmente posso tirare un sospiro di sollievo.

"Bevande calde! Volete una bevanda calda?" Una signora con un carrello gira tranquillamente per i letti, nonostante la velocità di questo affare supera i duecento chilometri orari.

Salazar, morirei per qualcosa da mangiare o da bere. Alzo la mano per farmi vedere. "Io-"

"Non ti consiglio" mi interrompe una voce burbera. "Se non vuoi rovinare il bel abitino che indossi o farti venire un'indigestione"

Red like Weasley (And More)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora