CAPITOLO 2
SKYLERCi sono momenti in cui tutto va per il verso giusto. Non ti spaventare. Non durerà.
(Jules Renard)Sono una ragazza fortunata. È questa la frase che ripeto a me stessa ogni mattina. Lo faccio nell'esatto istante in cui apro gli occhi e trovo quelli di mia madre a fissarmi. Amore mio grande. Purtroppo, non posso allungare la mia mano per stringere la sua. Le mie dita possono solo sfiorare il volto di Sabrina attraverso una foto che ho sul comodino. Mamma è sempre con me, anche se da undici anni non c'è più, fisicamente. Ti amo. Mi manchi tantissimo.
Mi ripeto che sono fortunata perché anche se non posso viverla, so che lei mi protegge. Non sono da sola. Sabrina, dal paradiso, perché so che la sua anima è lì, mi guida. Penso che sia grazie a mamma se la vita mi ha dato tutto, o quasi. Anche se non ho un uomo accanto, mi sento completa e pienamente soddisfatta della mia vita.
Sono convinta che la sorte sia dalla mia parte perché ho un padre che mi ama immensamente, così come sua moglie Agnese che mi ama allo stesso modo, non facendo alcuna distinzione tra me e i suoi veri figli. Ho un ottimo lavoro e svolgo la professione dei miei sogni. Ho due fratelli, Ron e Martin Stuart e due sorelle, Bruna e Daisy.
Nonostante gli intrecci familiari e la storia contorta della mia famiglia, ci vogliamo bene e siamo molto uniti. Il merito è di Agnese e di mia sorella Bruna. Se non fosse stato per loro, non avremmo mai avuto questa pace.
Entrambe, infatti, hanno un uomo in comune: il marito di mia sorella è il padre della moglie di mio padre. Che al mercato mio padre comprò insomma. Quella però è un'altra storia, anzi, sono altre storie. Non spetta a me raccontarle.
<<Buongiorno mamma. Ti amo>>.
Anche se non può rispondermi, ho bisogno di confessarglielo sempre. Mi prendo qualche secondo di tempo per contemplare la sua immagine. Mi sconvolge il modo in cui ci somigliamo. Sabrina come me, aveva i capelli lunghi e biondissimi e gli occhi celesti. I tuoi non erano occhi, erano diamanti mamma. Prima che le lacrime comincino a scendere, prendo coraggio mi alzo dal letto.A casa sono tutti mattinieri tranne io che resterei volentieri a letto fino a dieci minuti prima di partire per andare al lavoro. Un tempo anche Agnese era come me ma con l'arrivo dei bambini e con il lavoro che la tiene occupata, ha dovuto cambiare le sue abitudini. Capita spesso che papà debba venirmi a svegliare, o Ron. Beh, lui non è delicato mica come Quantico. Eh, no. Mi tira per i piedi fino a farmi sbattere con il sedere per terra. Potete solo immaginare lo sbalzo termico. Caldo delle coperte e freddo glaciale del pavimento. Non è colpa mia, non lo faccio apposta è che il mio letto è troppo comodo.
Questa mattina però faccio la brava e mi alzo da sola. Sono tutti in cucina a fare colazione. Agnese, anche se non è affatto una brava cuoca, è molto organizzata. Prepara sempre le tovagliette per tutti, così possiamo fare colazione insieme. Sono personalizzate con il nostro nome e so che sono state realizzate a mano. La mia è celeste come i miei occhi e mi piace tantissimo. Lei e papà le hanno comprate in Provenza. Capita che ogni tanto ritornino in Costa Azzurra. Quando eravamo più piccoli, anche io e Ron siamo andati con loro. Ricordo solo il numero infinito dei passi che abbiamo percorso.
Comunque, queste tovagliette costano un occhio della testa, per la gioia di mio padre. Prima di conoscerla, Quantico era tirchio. Adesso, nel profondo della sua anima, è rimasto tale ma finge di non esserlo più. Solo per lei.
Svegliarsi e trovare una tavola ben organizzata e imbandita, è un piacere per la vista e per il palato. Mi stropiccio gli occhi e con calma, li raggiungo. Agnese si destreggia ai fornelli, con un grembiule abbinato alle tovagliette, con su scritto ''La regina dei fornelli''. Sono sicuro che papà glielo abbia regalato per prenderla in giro. Quantico e Ron invece, sono a torso nudo e sono sudati, segno che sono appena tornati dalla loro corsa mattutina. Indossano solo due miseri pantaloncini.