CAPITOLO TRE
REXANLa vita ti offre sempre una seconda possibilità.
Si chiama domani.(Dylan Thomas)Un anno prima
<<Signor Bérovic, abbiamo ottenuto tutto ciò che lei ha richiesto>>afferma Tòmir, mentre siamo nella sua auto di lusso, diretti non so dove. Mi sono già beccato una serie infinita di occhiatacce per via della cintura di sicurezza che non accennavo a mettere, delle suole delle scarpe sporche e dello zaino gettato sui sedili posteriori. Questo tizio è fissato con la sua macchina. Teme che il mio solo respiro possa insozzarla.
Non ha tutti i torti, in effetti. Io sporco tutto ciò che tocco.
Alla fine, ci è riuscito davvero a tirarmi fuori da galera. Mai avrei pensato, la prima volta in cui l'ho visto, che quel coglione, burattino di Boris Bérovic, avrebbe fatto cadere gran parte delle mie accuse, regalandomi l'unica cosa che non volevo: la libertà. La vita non smette di prendersi gioco di me. Più una cosa la voglio e più non la ottengo. Più la voglio e più non posso.
<<Non ho richiesto un bel niente>>rettifico, mentre un conato di vomito minaccia di uscire.
Sarebbe bellissimo vedere la sua faccia mentre gli vomito sui sedili in pelle. A parte questo, sono un po' nervoso. Il sole per poco mi abbaglia e i suoi raggi diretti alle pupille mi fanno un certo effetto. Non sono piu' abituato a vivere circondato da questi colori forti. Mi ero abituato al grigio della cella e alla poca luce che filtrava all'interno di quel cubicolo.
Tutto troppo in fretta. Non sono ancora pronto. Voglio vomitare.
Vomitare per il sole
per la nuova vita che non voglio
per chissà cosa mi aspetta.Devo ricordarmi di acquistare un paio di occhiali da sole.
<<Ah davvero? Perché se non ricordo male, a quest'ora dovresti stare, e lo dico dandoti del tu, in una bella comunità con un mucchio di drogati e di puttane e invece guarda un po' dove siamo. Prego, non c'è di che>>ironizza. Quest'uomo è fastidioso e ho smesso di tollerarlo da un bel pezzo. È solo un pidocchio che si è arricchito con i soldi sporchi della famiglia Bérovic.
Lo scorso anno, non credetti alle sue parole. Sapevo che se dietro tutta la faccenda ci fosse stato mio fratello, c'erano buone probabilità che sarei uscito, ma non così presto. La luce del sole avrei dovuto vederla tra ventitré anni, non dopo tredici.
<<Sono colpevole e tu lo sai bene>>.
Tòmir sa di cosa parlo. Per la mia famiglia sarà anche giusto che io sia fuori ma per me non lo è. La mia anima è corrosa di peccati e di vergogna. È solo questione di tempo prima che vengano a cercarmi. Chi mi ucciderà, prima Stuart oppure Quantico? E Agnese? Vorrà mai vedermi?
Scaccio per un istante, l'idea di lei dalla mia testa. Mi sono promesso di non avvicinarmi. Di non fare niente. Lei ha una nuova vita adesso e chiederle scusa non cambierà un cazzo. Anche se ho bisogno che il mio pulcino sappia la verità.
<<Hai pagato per lo stupro. Non colpevolizzarti>>.
Pagato? Per quello che ho commesso, non c'è pena né perdono che tenga. Per lui è facile, lui non capisce quello che mi porto dentro...quanto mi faccio schifo.
Mi porto due dita alle tempie. Questo sole mi sta facendo uscire pazzo. Più Tòmir consuma l'asfalto e più mi viene da vomitare. Non ho la minima idea di dove stia andando ma la cosa non mi piace per niente. Per giunta, corre come un pazzo. Un tempo, la velocità piaceva anche a me. Ero proprietario delle auto più belle che c'erano sul mercato.