CAPITOLO 17 II PARTE
SKYLERSe il buongiorno si vede dal mattino, questa sarà un bel venerdì di merda. Sapete già dove sono, immersa nel traffico mattutino di Roma. È pur vero che guidare mi calma ma il problema è quando sono ferma e i pensieri nella mente si accavallano.
A casa Dimitrijevic-Campbell si respira aria di guerra. Mio padre ha minimizzato ma l'ho capito che lui e Agnese hanno litigato. Da circa una settimana, non si rivolgono la parola. Rettifico, Agnese guarda mio padre e spera in un suo gesto che però non arriva. Lui non la guarda quando lei gli è difronte ma lo fa quando magari è ai fornelli e non ha i suoi occhi puntati addosso.
Di solito le loro litigate sono piu' esplosive e tendono a risolversi nel giro di poco. Il modus operandi è sempre lo stesso: Quantico si sfoga, dice cose terribili, Agnese si arrabbia e ci resta male, mio padre si redime e le chiede scusa. Se è lei a sbagliare, Quantico si incazza, dice cose terribili, lei chiede scusa, gli si siede addosso o gli allaccia le braccia al collo e lo osserva intensamente negli occhi. Le bastano due moine e mio padre ci casca. Al secondo bacio le ha già perdonato tutto. Che poi, Agnese è perfetta per il mio modo di vedere le cose e quando parlo di sbagli, mi riferisco a cose futili. Il problema è mio padre che si arrabbia per tutto ciò che le respira intorno che non sia lui.
Questa volta, la vedo dura. È successo qualcosa che ha a che fare con Rexan e io credo che riguardi la lettera che mia sorella Bruna ha ricevuto. Che io sappia, al momento l'ha ricevuta solo lei, né a Ron né tantomeno a sua madre è arrivato qualcosa a casa indirizzato a loro. Quindi, c'è stato di sicuro un litigio pesante, magari mentre ero a lavoro e mentre mio fratello era all'università. Ora che ci penso, papà una mattina della scorsa settimana, è uscito presto. Di solito fa colazione con noi ma a quanto pare, è andato ad aiutare Stuart a casa, visto che era bloccato con la schiena.
Mio padre che aiuta Stuart, starete pensando? Lo so, fa ridere già detta così.
Quindi, Quantico e la moglie hanno litigato e non accennano a fare pace e, ciliegina sulla torta, il mio fidanzato Xian ha intenzione di uscire a mangiarsi una bella pizza con la sua amica e sottolineo amica Lizzie. Ieri sera non l'ho raggiunto al camper perché Ron e io siamo stati invitati a cena da Bruna e Stuart. Ron ha avuto un contrattempo all'ultimo momento e sono andata da sola, peggio per lui, si è perso la cucina di nostra sorella. Lei e mio cognato partiranno per la Scozia a breve e rimarranno qualche settimana nel castello di Inverness. I bambini seguiranno le lezioni online. Insomma, volevano stare con noi prima di partire, ma sapevano del contrattempo di Ron e non ci sono rimasti male. Stuart ha un fratello in Scozia e si chiama Oliver, come il migliore amico di Ron.
Quando sono tornata a casa, non trovando messaggi di Xian sul cellulare, gliene ho inviato uno io, dicendogli che mi mancava e alla fine, come se niente fosse, mi ha detto dell'appuntamento con Lizzie. Perché non apre quei bellissimi occhi celesti che ha e non capisce che quella ragazza ha una cotta per lui? Inoltre, a prescindere dalla cotta o meno, senza meno per me, perché non capisce che mi dà fastidio e non la voglio nella sua vita? È così che funziona tra fidanzati no? Tu gli/le dici che una cosa non la tolleri e lui/lei non la fa, vero?
Capisco che stiamo da poco insieme e che è una grande pretesa la mia, ma non intendo condividere Xian con nessuna, né tantomeno con una che vorrebbe portarselo a letto.
Quando arrivo alla Silk & Co', il mio telefono continua a squillare ma non gli do peso, anche se so chi è che mi cerca insistentemente. Non m'importa. Che lo capisse da solo che sono nera di rabbia. Come ogni mattina, entro in ascensore e faccio per andare nel mio ufficio ma noto qualcosa di strano. Affissa alla porta, non c'è più l'etichetta con il mio nome bensì quello di Katrina, una ragazza bionda e bassina come me. Lavora qui da qualche mese ma ha l'ufficio nello scantinato e si occupa di tenere ordinato l'archivio che si trova nei sotterranei. La porta è mezza aperta e la vedo, con un paio di scatole, indaffarata a sistemarsi in quello che fino a ieri è stato il mio ufficio. Le mie cose sono sparite.