Capitolo 9
Seconda parte
RexanPiù volte, come sapete, ho espresso il mio malcontento riguardo l'amicizia tra Skyler e mio fratello Boris e più volte, mi sono lamentato dei vizi e delle cattive abitudini del sangue del mio sangue. Eppure, chi sono io per giudicare? Di solito, colui che giudica, dovrebbe essere senza peccato. Eppure, di peccati io ne ho commessi parecchi, soprattutto uno che pesa ancora e peserà fino alla fine dei miei giorni.
Il giudizio dovrebbe essere preceduto da un bell'esame di coscienza ma io ho i miei tempi, sono lento, faccio fatica a comprendere alcune dinamiche. Per cui, l'esame di coscienza, me lo sono fatto non prima di aver espresso i miei giudizi bensì dopo.
Spero che non sia troppo tardi.
Mi sono reso conto che tutto ciò che ho, lo ho grazie a Boris. È lui che, non so come, mi ha fatto uscire di prigione. È lui che mi ha liberato e mi ha concesso una seconda occasione. Cinque anni fa, non mi ha dato solo la possibilità di vivere libero ma mi ha anche regalato un camper in cui dormire e vivere, un Pick Up che ho poi regalato ad un'associazione che si occupa di persone povere e, con un'espediente poco carino, mi ha anche fatto conoscere Skyler, l'amore della mia vita, che da cinque giorni mi evita come se fossi la peste, e la madre di mia figlia Sofia.
Mi sono comportato malissimo con Boris. Non ho tenuto conto di quello che Mitev, nostro padre gli ha fatto passare, di quanto la partenza di mamma lo abbia segnato nel profondo. Le cicatrici che abbiamo addosso, lui sul corpo e io sul mio viso, per via degli schiaffi, le abbiamo anche sul cuore, lui più di me. Boris ha vissuto l'inferno. Era lui il prescelto a continuare l'attività malavitosa dei Bérovic e la vita è stata ingiusta perché i bambini meritano di vivere un'infanzia felice.
Voglio parlare con mio fratello, voglio chiarire con lui, rivoglio quella parte di famiglia che ci è stata tolta. So che Boris non è come me, lui è piuttosto come Skyler. Non è rancoroso. Affatto. Credo che abbia rispettato i miei tempi. E come sapete, i miei tempi sono pressoché biblici.
Sono fortunato, perché sono circondato da persone che mi vogliono bene e io sono diventato un tale pesantone da stare antipatico anche a me stesso.
Lo aspetto accanto alla mia auto, con le mani infossate nei jeans. Ho prenotato in un pub in stile far west e spero possa piacergli. Anche se Boris veste sempre casual ma griffato, non ama frequentare locali di lusso. Nostro padre li amava. A lui piacevano il lusso e lo sfarzo. La nostra villa in Bosnia era quanto di più lussuoso e sfarzoso ci fosse nel nostro Paese, proprio come un bell'involucro. Mancava l'amore e quando manca l'amore in una casa, manca tutto. Non rimprovero nulla a mia madre, lei doveva salvarsi e il suo sacrificio, ci permette oggi di poter stare con lei. Lei, che è felice di essere una donna indipendente, una madre e una nonna.
Boris ha ereditato l'amore per le cose belle da papà, con la differenza che lui non solo ama le cose belle, ma le cose di valore. E non parlo del prezzo.
Avverto il rombo della sua auto. Fino a quattro anni fa, Boris Bérovic girovagava per le vie di Roma a bordo della sua amata Cadillac scura, ora invece, a testimonianza del suo amore per il lusso, sfreccia a bordo della sua Lamborghini. Ne ha due identiche, una la guida in Bosnia e una la guida in Italia.
Scende dalla sua auto giallo limone e si toglie gli occhiali da sole.
<<È sera fratello...>>gli ricordo, visto le lenti scure.
<<Gli occhiali mi rendono più figo>>.
Allunga la mano che stringo saldamente portandola al petto. Ti voglio bene.