Capitolo 12- Chi è quello?

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CAPITOLO 12
REXAN

Riprovo, per l'ennesima volta. Devo riuscirci! Oggi o mai piu'.

Aprile

Cara Agnese.
Purtroppo, qualunque parola io possa usare, so che non sarà mai quella giusta.

Ma cosa cazzo sto scrivendo? Accartoccio l'ennesimo foglio e lo getto. Non è facile per me scrivere questa lettera. Una è già pronta ed è indirizzata a Bruna Dimitrijevic-Campbell, una delle figlie di Quantico. In carcere sono venuto a sapere che il poliziotto che per anni ha lavorato come infiltrato in Casa mia in Bosnia, era il padre di quella ragazza alta e mora a cui la Triade Balcanica ha dato la caccia. Il caso ha voluto che, quello stesso uomo sposasse Agnese, l'amore della mia vita.

Che scherzo del destino. Arrivi in casa mia e fotti la mia famiglia, pensando che il rapimento di tua moglie Sabrina e di tua figlia minore di cui non ricordo il nome, c'entri qualcosa con noi. Che poi, non so più se sia ancora la figlia minore. So che quel tizio ha figliato parecchio. La nostra mafia, comunque,
non ha mai toccato bambini. Riguardo alle donne, non posso esprimermi. Erano affari e basta, per mio padre Mitev e per mio fratello Boris.

Scrivere a Bruna è stato facile. Volevo scusarmi per essere andato a casa sua, tantissimi anni fa, ad intimidirla riguardo all'omicidio di Malinka. Ero solo una pedina di Viktor e Iulic. All'epoca, quella che poi sarebbe diventata la moglie di Stuart, poteva incastrarci. I miei compagni ed io avevamo bisogno di farle sapere chi comandava. Quello a cui lei aveva assistito, non era un omicidio qualunque. Ricordo solo che quella ragazza aveva le palle, sicuramente più grosse di quelle di Stuart. Riuscì a fuggire e per parecchio non la trovammo. Se non fosse scappata, Viktor l'avrebbe uccisa senza pensarci troppo. Avrei avuto un altro morto sulla coscienza.

So che quello che le ho inferto non è minimamente paragonabile a quello che ho fatto al mio primo e unico amore, ma nell'animo, sento che voglio chiederle perdono. Da quella sera, per Bruna, sono iniziati grossi problemi. Non dovevamo prendercela con lei ma con quella grande stronza della madre di Agnese.

Non voglio tergiversare adesso. Come ho detto, scrivere la lettera per Bruna è stato molto semplice. Da giorni, sono fermo su quella di Agnese ma prima di andare al bistrot, voglio togliermi di dosso questo peso che mi opprime da ventidue anni. È giunto il momento. Devo dire addio al Rexan del passato.

Aprile

Cara Agnese,
non ho bisogno di scriverti chi sono. Probabilmente lo avrai già capito. Come stai? Spero bene. Credimi, è ciò che mi auguro ogni giorno quando apro gli occhi. Non è mia intenzione rubarti tempo e infonderti malumore. So che sarai già in agitazione. Non farlo, non vale la pena angosciarsi per uno come me. Volevo solo che conoscessi la verità ma per farlo, ho bisogno di partire dall'inizio. Ti starai chiedendo quale verità, giusto? Ora ti spiego.
Chiarisco da subito che mai interferirò nella tua vita e mai ti disturberò. Questa sarà l'unica volta che avrai mie notizie.
Adesso, cercherò di essere sintetico.
La prima volta che ti ho vista, i miei occhi si sono posati sui tuoi. Se li chiudo, ricordo quella sera come se fosse ieri. Eravamo al Beretoga e tu eri insieme alla tua amica che non voglio nominare perché so che solo a leggere il mio di nome, ti sarà venuto il voltastomaco, figuriamoci il suo. Era il suo compleanno e lei non meritava affatto un'amica come te. Mi sono preso, da quel momento, le tue attenzioni con prepotenza e arroganza. Solo con il tempo, ho capito che dovevo lasciarti stare. Quale uomo sano di mente avrebbe insistito con te che eri solo un pulcino spaventato? Ti chiamavo così. Tu mi guardavi terrorizzata, mi hai sempre guardata con la paura che potessi fare qualcosa e farti qualcosa, che alla fine ho fatto. Ti ho lasciata a morire in quella pozzanghera. Sei finita in coma per colpa mia. Hai perso gli anni più belli della tua vita per un essere schifoso come me. Darei tutto ciò che ho, per tornare indietro e per salvarti. Non ho bisogno della lampada di Aladino e di tre desideri. Io ne ho uno ed è solo questo: riportarti a quella sera quando tutto ha avuto inizio e salvarti da me stesso.
Faceva bene tuo padre a metterti in guardia da me. Ero il peggiore degli uomini e non me ne rendevo conto. Sai quando l'ho capito davvero? Quando dopo averti stuprata, mi sono svegliato e l'effetto della droga era svanito. Lì ho capito tutto. Quella sera non avevo solo rovinato me stesso, io lo ero già, senza un briciolo di speranza. Quella sera avevo rovinato la tua vita, la cosa più preziosa che ci fosse.
So che non mi crederai mai, ma Viktor e Iulic mi avevano drogato quella sera. Lo ero perennemente per mia scelta, ma proprio quella, te lo giuro su ciò che di più puro ho provato per te, non è dipeso da me, perché quando stavamo insieme, non sniffavo. Volevo essere pulito e lucido, proprio perché sapevo che volevi parlarmi. Ecco perché andavo con altre donne, quando mi toccavano, non ero abbastanza lucido da respingerle. Provo repulsione per me stesso nel pensare a che razza di uomo sono stato, nei tuoi riguardi e nei confronti delle persone a cui ho fatto del male.
So che per quello che ho commesso non esiste perdono e non esistono scuse né parole che tengano ma voglio che tu sappia che mi dispiace dal profondo della mia anima, quella che ho ritrovato dietro le sbarre. Agnese, io volevo starci fino alla fine dei miei giorni in galera ma la mia famiglia mi ha tirato fuori contro il mio volere. Hai la mia parola che tu e nostro figlio, non c'entrate assolutamente nulla con la mia scarcerazione. Il mio avvocato me lo ha assicurato. A dire il vero, ad oggi, anche io non ne conosco il motivo ma avevo bisogno che tu lo sapessi.
Ron è stato concepito con tutto l'amore che provavo verso di te. So che la tua era solo paura. Mi dispiace non averlo capito prima.
Tu, per me, sei stata davvero il girasole più bello in mezzo a tanti fiori marci di cui ero circondato. Tu e nostro figlio siete e sarete sempre la metà del mio cuore, ma non fraintendere. Ti spiego. Ogni volta che ho pensato all'amore, per me ha sempre avuto il tuo volto, solo che adesso, e non so neanche perché te lo stia dicendo, c'è una persona nella mia vita. Sai che mi sento indegno di lei? Però ho pensato che dopo tanto lavoro fatto su me stesso, anche io posso pensare al futuro. Un po' ci penso e un po' mi faccio schifo e sai perché? Perché mai dimenticherò il passato. Agnese, tu e Ron sarete sempre il mio pensiero costante. Spero che tu possa avere ogni istante della tua vita, tutta la felicità che meriti.

Rexan-L'ombra di loroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora