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"And the small things you do

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"And the small things you do..."
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Le mani ancora tremavano.

Aprii il piccolo getto d'acqua fredda, presi il sapone ed iniziai a strofinarlo sui miei palmi. Guardai il sangue scivolare via dalla mia pelle macchiando il lavandino, deglutii più volte cercando di mandare giù il nodo alla gola che non riusciva a darmi pace. Non avevo più lacrime, sentivo di essere arrivata al limite.

La fame era passata nonostante sapessi di avere lo stomaco vuoto dall'ora di pranzo, non ero nemmeno stanca, o meglio, lo ero ma non sarei mai riuscita a riposarmi.

Alzai lo sguardo verso lo specchio che avevo davanti, guardai il mio riflesso e quasi mi misi paura. I miei occhi erano rossi, gonfi e stanchi, avevo i capelli spettinati, la fronte trapelata di un leggero strato di sudore, le guance arrossate e le labbra gonfie.

Rimasi imbambolata a guardare il mio riflesso allo specchio, le mie mani erano ancora sotto l'acqua che continuava a scorrere, ero in uno strano stato di trance.

Qualcuno bussò alla porta della mia camera: «Katie, la cena è pronta!» sussultai risvegliandomi. Mi precipitai ad aprire il getto della doccia che fece scorrere l'acqua a vuoto, mi schiarii la gola e decisi di rispondere a mio padre.

«Sono sotto la doccia! Non ho molta fame tranquillo papà!» alzai leggermente la voce.

«Va bene, se cambi idea la cena è in frigo» rispose lui prima di andarsene ed io tirai un sospiro di sollievo. Chiusi l'acqua della doccia e tornai in camera spegnendo tutte le luci della stanza rimanendo al buio. Solo lo stereo della mia stanza era ancora acceso, lo avevo usato come copertura per coprire il suono del mio pianto con alcune canzoni riprodotte dal mio telefono.

Infilai una larga felpa per coprire le mie spalle scoperte, senza chiudere la cerniera. Tornai a sedermi per terra, con la schiena poggiata ai piedi del letto, mi rannicchiai di nuovo e chiusi gli occhi iniziando a respirare profondamente.

La voce di Billie risuonava belle mie orecchie, la musica aveva sempre avuto uno strano effetto su di me, era sempre riuscita a calmarmi da ogni tipo di pianto, sin da quando ero nella culla.

Delle lacrime continuavano a minacciare di uscire dai miei occhi ma prontamente riuscivo a scacciarle, le mie gambe, aderenti al mio seno continuavano invece a picchiettare a terra nervosamente. Ma poi tutto d'un tratto Bored venne interrotta dalla vibrazione del mio telefono posato da qualche parte sul mio letto.

Mi sforzai per afferrarlo e lessi sul display il nome di Kiara che mi stava chiamando.

Raccolsi le lacrime sul mio viso e decisi di rispondere portando il telefono all'orecchio.

«Kie?» risposi con voce tremante.

«Kat dove diavolo sei?» non rispose la ragazza, riconobbi la voce di JJ dall'altro lato del telefono e fu un colpo al cuore per me.

𝙒𝘼𝙑𝙀𝙎 - 𝘑𝘑 𝘔𝘢𝘺𝘣𝘢𝘯𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora