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“'Cause you're my medicine

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“'Cause you're my medicine...”
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«Bene, da dove comincio...»

«Da dove vuoi, sono tutt'orecchie» si mise comodo sistemando meglio la testa sul cuscino.

Eravamo nelle stesse posizioni di poco prima: io con il mento posato sul suo petto, la sua mano ad accarezzarmi la schiena, le coperte a coprire i nostri corpi nudi e la luce della piccola lampada sul suo comodino ad illuminare la stanza.

«Beh, tra me e Rafe è sempre andato tutto bene, eravamo una coppia molto affiatata ed ero...» Distolsi lo sguardo dai suoi occhi esitando nel continuare a parlare.

«Puoi dirlo Kat» ridacchiò capendo cosa volessi dire e sospirai imbarazzata.

«Va bene, ero innamorata di lui. – Affermai in seguito – Credo che anche lui lo fosse, anzi, ne sono sicura.»

«Che cos'è cambiato?»

«Essere figlio di un padre esigente come Ward Cameron non è mai stato facile per lui. Ho sempre cercato di sostenerlo, di aiutarlo in qualunque modo, ma più passava il tempo più le responsabilità di Rafe aumentavano e lui aveva bisogno di una specie di... Valvola di sfogo, capisci che intendo? – Lo guardai e lui annuì velocemente lasciandomi continuare – Ero felice di essere la sua, di riuscire a distrarlo, ma più cercavo di stargli vicino più lo sentivo allontanarsi; era diventato freddo, distaccato-»

«Ti ha mai fatto del male?» i miei occhi scattarono su di lui che mi guardò con un espressione seria cercando di mascherare la sua leggera preoccupazione.

«No, assolutamente no, non sarebbe mai stato capace di-» mi interruppi d'improvviso riflettendo sulle mie parole, la mia espressione si fece cupa, abbassai lo sguardo sentendo di nuovo quello strano peso proprio al centro del petto; parlando di lui avevo quasi rimosso cosa era stato capace di fare nell'ultimo periodo.

Sospirai scuotendo appena la testa «Voglio dire- ero convinta che non sarebbe mai stato capace di farmi del male, almeno fino a qualche settimana fa...» delle sottili lacrime velarono i miei occhi e quando il biondo se ne accorse mi strinse di più a sé, iniziando ad accarezzare con la sua mano il mio braccio posato sul suo petto.

Si affrettò a raccogliere la piccola lacrima che rigò il mio viso con il suo pollice, mi accarezzò il mento con due dita costringendomi ad alzare di nuovo il mio sguardo verso i suoi occhi «Continua a parlare, ti prego, la tua voce mi rilassa...» quasi mi sciolsi alle sue parole. Cercai di tornare in me e tornai a parlare, riprendendo dal punto in cui mi ero fermata:

«Iniziò a cercarmi solo quando ne aveva bisogno, solo quando doveva “sfogarsi”. – feci le virgolette con una mano – Insomma, la nostra era diventata una relazione basata solo sul sesso e, sentirmi usata in quel modo mi faceva soffrire. Può sembrare strano ma, amavo quel ragazzo e ho provato in tutti modi a sopportare quella situazione.»

𝙒𝘼𝙑𝙀𝙎 - 𝘑𝘑 𝘔𝘢𝘺𝘣𝘢𝘯𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora