7 - Tyler

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7

Tyler

Ero un coglione. No, forse la parola "coglione" non bastava a descrivermi. Non riuscivo nemmeno capire perché mai avessi deciso di aiutare Charlie. Solo che lei se ne stava lì, con quegli occhi tristi... Che idiota. Mi ero fatto praticamente manipolare da una ragazzina con gli occhi lucidi, infilandomi in un bel casino. Perché non solo avrei dovuto aiutare Charlie, ma avrei anche dovuto nascondere il tutto al mio migliore amico. E se Liam avesse mai scoperto tutto ciò, mi avrebbe fatto a pezzi. Io, il suo migliore amico, che aiutava la sua sorellina a prepararsi per un appuntamento con Kyle Davidson. Lo stesso Kyle Davidson che riempiva la nostra casa di ragazze. E non delle amiche, no. Delle ragazze che si scopava. Io avevo avvertito Charlie, le avevo detto che tipo era. Ma no, lei non ne voleva sapere di ascoltarmi. E a me era bastata vederla triste per mezzo secondo per accettare la sua stupida richiesta. Dovevo praticamente farle da insegnante per farla deflorare da quel cretino. O forse non era vergine? Doveva esserlo per forza, Liam aveva traumatizzato praticamente ogni ragazzo che aveva provato ad avvicinarsi a lei durante il liceo. E anche quando ce ne andammo molti continuavano a temerlo.    
«Hey» la voce melodiosa di Charlie mi risvegliò dai miei pensieri. Mi sorrise appena, prendendo posto di fronte a me. Appoggio dei libri sul tavolo e si sistemò meglio sulla sedia.         
«Hey» risposi quasi svogliatamente. Avevo voglia di vederla, anzi, era sempre un piacere stare in sua compagnia. Ma non mi piaceva tutta quella storia dei consigli. Ero un coglione e non avrei mai smesso di ripeterlo.  

«Come stai?» chiese gentilmente.

«Bene, tu?» forse il mio tono era un po' troppo brusco, perché il suo sorriso si spense immediatamente. Per fortuna, la cameriera arrivò in quel momento. Kristen.        
«Cosa posso portarvi?» domandò. Guardò Charlotte con fare quasi disgustato, poi posò gli occhi scuri su di me, sorridendomi in modo malizioso. Eravamo andati a letto una volta sola, l'anno precedente, e da allora non la smetteva di starmi appiccicata come una cozza. L'avevo bloccata ovunque, sostenendo di aver deciso di non usare più il telefono, perché dovevo disintossicarmi dalla tecnologia. E la parte peggiore era che lei ci aveva creduto davvero. Forse io ero un coglione, ma lei era proprio stupida. E non mi piaceva lo sguardo che aveva rivolto a Charlie.       
«Per me un hamburger con contorno di patatine. Tu cosa prendi, Charlie?» guardai la ragazza che avevo di fronte. Charlotte mi fulminò con lo sguardo. Odiava quel nomignolo e proprio per questo mi piaceva usarlo. L'avevo chiamata in quel modo già dalla prima volta che ci eravamo incontrati. Io avevo nove anni e lei appena sei. Si era infuriata talmente tanto da tirarmi i capelli. E poi Liam l'aveva staccata dalla mia testa, buttandola in una pozza piena di fango. Charlie si mise a piangere e sua madre mise in punizione Liam. E la mia fece lo stesso con me.   

«Per me una Caesar Salad, grazie». Kristen segnò tutto sul tablet, mi squadrò un'ultima volta e se ne andò.   
«Da dove iniziamo?» chiese con impazienza Charlie.    
«Cosa sai sui ragazzi?» incrociai le braccia al petto. Ero curioso di sentire cos'aveva da dire. Forse, perché volevo sapere se avesse mai frequentato qualcuno di nascosto.       

«Siete dei maiali, vi vantate di avere un pisello enorme e siete stupidi» fece spallucce ed io risi appena. La sua descrizione era accurata, ma non ci sarebbe stata d'aiuto.    
«Intendevo, sai come comportarti con un ragazzo o no? Almeno il minimo». Charlotte si morse appena il labbro inferiore, giocherellando con i lacci della sua felpa. Era carina quando diventava timida. Sembrava sempre così sicura di sé, eppure quando si trattava di approcciarsi ad un ragazzo – uno che non fossimo io o Liam – diventava insicura e timida.       

«Okay, iniziamo dalle basi». Charlie tirò fuori dallo zaino un quaderno, afferrando poi una penna dal suo astuccio.   
«Cosa stai facendo?» chiesi allibito. La ragazza appoggiò il quaderno sul tavolo.    
«Prendo appunti, mi pare ovvio». Rimasi a fissarla immobile per qualche istante, non riuscendo a capire se fosse seria o mi stesse prendendo in giro. Ma quando vidi che iniziò a scribacchiare sulla pagina bianca, capii che era fin troppo seria. Ridacchiai appena.

THE LOVE LIST - Come farlo innamorare in 10 semplici passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora