34 - Charlotte

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Charlotte

In quel momento della mia vita, mi pareva di poter toccare il cielo con un dito. Io e Liam andavamo d'accordo, le mie nuove amiche c'erano sempre per fare due chiacchiere tra una lezione e l'altra, e beh, poi c'era Tyler. Tra di noi stava andando tutto a gonfie vele. Eppure, c'era una piccola parte di me che non era del tutto soddisfatta. E capii il perché: mi mancava Nicole. Erano passati quasi due mesi da quando avevamo litigato al telefono. Non mi aveva nemmeno fatto gli auguri di Compleanno, e per quanto cercassi di minimizzare la cosa, la sua indifferenza mi aveva ferita. Ci era capitato in passato di litigare, ma mai in quel modo. E soprattutto, avevamo sempre lasciato correre quando di mezzo c'erano compleanni o ricorrenze varie.

Richiusi il laptop, dove stavo ricopiando degli appunti, e presi a massaggiarmi le tempie. Senza rimuginarci troppo, afferrai il telefono e telefonai a Niki. Uno squillo. Due. Tre. Presi a muovere nervosamente la gamba, facendo traballare appena la sedia di legno.

«Andiamo» sussurrai.

«Sì?». Quando sentii la sua voce dall'altro capo del telefono, fu come se il cuore mi fosse sprofondato nello stomaco. Era da tanto tempo che non sentivo la sua voce.

«Hey». Non sapevo proprio cosa dire. L'avevo chiamata perché presa dall'impulso, ma forse, col senno di poi sarebbe stato meglio se mi fossi organizzata un discorso. Anche perché, quando venivo presa dall'ansia, mi era a dir poco impossibile pronunciare una frase di senso compiuto.

«Dimmi». La freddezza nel suo tono di voce era evidente. Era ancora arrabbiata; ma per cosa poi? Se c'era qualcuno che aveva il diritto di essere su tutte le furie, ero proprio io. Era stata Niki a mettermi da parte, non riuscendo mai a trovare cinque minuti del suo tempo da dedicarmi.

«Come stai?» chiesi, cercando con tutta me stessa di ignorare il suo atteggiamento e mantenere la calma. La parte più razionale di me sapeva che era stato tutto un grande malinteso. Sapevo che Niki mi voleva bene e che semplicemente si stava facendo le sue esperienze al College. Tuttavia, ciò era successo in un momento in cui avevo particolarmente bisogno di lei, e lei non c'era.

«Cosa vuoi, Charlotte?». Quel tono brusco e distaccato mi fece male.

«Possiamo parlare, per favore?». Notai che alcuni studenti avevano preso a guardarmi storto, così lasciai tutto nella mia postazione e mi diressi al bagno più vicino, così da poter parlare senza troppi problemi.

«Di cosa dobbiamo parlare?».

«Di ciò che è successo» replicai immediatamente. Sapevo quanto fosse cocciuta, ma in passato perlomeno stava a sentire quel che avevo da dire.

«Charlotte, te la sei presa con me perché mi stavo divertendo-»

«No – la interruppi brusca, dopodiché presi un respiro profondo – E' che... sono successe delle cose ed io-»

«E tu cosa, Charlotte? Ci sono sempre stata per te, sempre. Cazzo, lo sai bene quanto ho pianto la sera prima di partire, perché tu sei sempre stata parte di me e la sola idea di non vederti ogni giorno mi straziava. Ma mi sono rimboccata le maniche, sono venuta in Michigan e per quanto possibile ho cercato di divertirmi, di fare amicizia e cercare di godermi il College, per non avere nessun tipo di rimpianto in futuro. E tu cos'hai fatto? Ti sei messa a sbraitare perché a detta tua non ti stavo dando abbastanza attenzioni» disse tutto d'un fiato e le sue parole mi colpirono duramente al cuore. Aveva ragione. Aveva pienamente ragione e non c'era alcun modo in cui io potessi giustificarmi. Mi ero comportata da bambina. E in fondo sapevo bene il perché: Nicole era sempre stata al mio fianco, era il mio braccio destro. Senza di lei mi sentivo spaesata e ciò mi aveva portato ad accumulare tutto quel nervosismo che alla fine avevo riversato su di lei, sull'unica persona che c'era sempre stata per me, finendo per allontanarla.

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