THE LOVE LIST - Come farlo innamorare in 10 semplici passi

20 - Tyler

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Tyler

Stavo impazzendo. Tutto ciò a cui riuscivo a pensare negli ultimi giorni era Charlotte. L'immagine di lei, sdraiata sul mio letto con le gambe divaricate, gli occhi chiusi ed i capelli sparpagliati sul copriletto, intenta a darsi piacere, era rimasta impressa nella mia mente. E poi c'erano stati quegli sguardi, quelle parole sussurrate come se ci stessimo scambiando qualche segreto. Ripensai anche alla notte che avevamo trascorso in bagno e alle parole che finalmente ero riuscito a pronunciare, sebbene lei non avesse memoria di tutto ciò. Avevo passato tutta la notte con lei: si svegliava di tanto in tanto per dare di stomaco, ma una volta che aveva espulso tutto l'alcool che aveva in corpo, l'avevo messa a letto e avevo deciso di dormire sul divano del salotto. La parte più razionale di me, però, continuava a ricordarmi che non ci sarebbe mai potuto essere niente tra di noi. Quella sera era uscita con Kyle, senza fare troppo caso a ciò che avevo fatto per lei. Avevo comprato un nuovo materasso solo per Charlie, perché continuava a ripetere che quello che avevo le faceva schifo (il perché, però, ancora non lo sapevo); ma lei se n'era andata con Ken, senza pensare troppo al gesto carino che avevo fatto per lei. La cosa mi aveva ferito ed era proprio per questo che avevo finito per risponderle in malo modo. In quei giorni, però, mi stavo comportando davvero come una ragazzina in preciclo. Ero sempre nervoso, rispondevo male a tutti e volevo solo starmene per conto mio. Persino durante gli allenamenti di Football ero distratto. Perché qualsiasi cosa stessi facendo, la mia mente tornava a Charlie. Poi c'era tutta la situazione con Virginia... e Liam. Temevo davvero che la ragazza potesse dire qualcosa al mio migliore amico per ripicca. Il mio cellulare prese a suonare, distraendomi così dal circolo di pensieri nel quale mi ero infilato. Il nome di Charlie apparve sullo schermo ed uno strano formicolio mi si propagò nel petto. Perché mai mi stava telefonando? Doveva essere successo qualcosa. No, forse stavo solo esagerando.

«Che vuoi?» dissi subito dopo aver accettato la chiamata. Dall'altra parte del telefono, Charlie prese a singhiozzare e ciò iniziò a farmi preoccupare. Il mio cuore perse un battito. Charlie non piangeva mai, perciò se era arrivata davvero a versare delle lacrime era perché doveva esserle successo qualcosa. Sicuramente era stata colpa di quel coglione di Davidson. Doveva averle fatto qualcosa. Lo avrei fatto a pezzi.

«Charlie, che succede?» le chiesi cercando di addolcire il mio tono di voce, sebbene il sangue mi stesse ribollendo nelle vene. La ragazza tirò su col naso.

«Ti prego, vieni a prendermi» disse con la voce spezzata dal pianto. Ciò mi provocò un colpo al cuore. Potevo sopportare la Charlie ubriaca, quella arrabbiata e pure quella furiosa; ma mai e poi mai avrei voluto risentire quel tono di voce così basso e ovattato dalle lacrime. Il suo dolore faceva star male anche me. Avrei voluto proteggerla da tutto il male che c'era nel mondo.

«Dove ti trovi?» senza nemmeno aspettare che mi rispondesse, presi le chiavi del mio pick-up dal comodino ed uscii in fretta e furia dalla stanza.

«Io – sbuffò appena – non lo so. Non ne sono sicura eravamo in questo posto e-»

«Che posto?» la interruppi bruscamente, mentre scendevo le scale due a due per fare il più veloce possibile.

«Una specie di bar sulla spiaggia, ma mi sono allontanata e non capisco-»

«Eravate da Jerry?» solo un coglione come Kyle poteva portare una ragazza in quello squallido bar. Ma che razza di problemi aveva? Charlie si meritava una cena al lume di candela, non di certo una birra annacquata in uno squallido locale pieno di polvere e travi marce.

«Sì, ma io sono sulla spiaggia, mi sono allontanata-» Charlie riprese a singhiozzare, spezzandomi il cuore. Cosa le aveva fatto quel deficiente? Forse aveva provato a toccarla senza il suo consenso. Al solo pensiero mi sentii bruciare di rabbia.