22 - Tyler

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Tyler

Ero fottuto. Potevo dire addio al mio sogno di diventare un giocatore di Football della NFL. Cunningham mi aveva sospeso e ciò segnava la rovina della mia carriera. Quel coglione di Davidson non poteva tenersi la cosa per sé, facendo così l'uomo almeno una volta nella sua patetica e miserabile vita. No, lui doveva per forza comportarsi come il bambino viziato quale in realtà era. Senza pensarci due volte, il ragazzo aveva riferito il tutto al padre – il quale era l'investitore principale della squadra – che a sua volta aveva chiamato il Coach, pretendendo che l'uomo prendesse dei provvedimenti nei miei confronti. Il Campionato era appena iniziato ed io mi trovavo già fuori dai giochi. Sapevo bene che a Kyle piaceva giocare sporco, ormai lo conoscevo da anni, eppure non pensavo arrivasse a tanto. Mi ero divertito a spaccargli il naso? Certo, dopo tutta quella situazione che si era creata, era stato un piacere per me rovinare quel suo bel faccino. Ma l'avevo pagata cara. Sospirai in preda alla rabbia, passandomi furiosamente una mano tra i capelli. Riaprii la porta della mia camera da letto, ma rimasi sorpreso nel trovarla vuota. Evidentemente, Charlie era uscita. Che avesse sentito quella conversazione? La conoscevo e sapevo bene che la cosa l'avrebbe ferita.

«Che cazzo di casino» dissi in un sussurro.

«Hey» una voce alle mie spalle mi fece voltare di scatto. Gli occhi grigi di Liam mi scrutarono con serietà. Un po' mi dispiaceva per lui. Sebbene si fosse comportato da stronzo in quel periodo, non si meritava quella punizione. In fondo, lui non c'entrava proprio niente in tutta quella situazione.

«Mi dispiace, tu non hai fatto niente e-» diedi voce ai miei pensieri, ma il ragazzo mi interruppe prontamente.

«Grazie». Bastò quella singola parola a lasciarmi interdetto. Non ci parlavamo da settimane, di cosa mi stava ringraziando esattamente? Corrugai le sopracciglia, confuso dalla sua reazione.

«Sai quanto tengo a Lottie – incalzò il ragazzo, senza mai staccare gli occhi dal mio viso – e il fatto che tu l'abbia difesa significa tanto per me»

«Liam-»

«No, fammi finire. – prese un respiro profondo – Ultimamente mi sono comportato da coglione, perché non riuscivo ad accettare il fatto che avesse deciso di uscire con Davidson, ma facendo così l'ho solo allontanata da me. Grazie per averla protetta, quando io non sono stato in grado di farlo» i suoi occhi grigi divennero d'un tratto lucidi ed in essi vidi una parvenza di tristezza. Erano passati ben dieci anni dall'ultima volta in cui avevo visto quell'espressione dipinta sul suo viso. Mi guardai velocemente intorno, come se volessi accertarmi che nessuno dei nostri compagni fosse nei paraggi, dopodiché spalancai la porta della mia camera.

«Vieni dentro» feci un cenno col capo a Liam. Il ragazzo rimase immobile per qualche istante, per poi varcare la soglia e lasciare che richiudessi la porta alle sue spalle. Feci qualche passo e mi misi a sedere sul letto, mentre Liam era rimasto in piedi di fronte a me.

«Charlie è come una sorella per me». Bugia. Ero un bugiardo e lo sapevo bene. Mi ero reso conto di non provare solo affetto nei suoi confronti, sebbene continuassi a far finta di nulla. Una risatina amara lasciò le labbra di Liam.

«In questo periodo, le hai fatto più tu da fratello maggiore di me, e di questo mi vergogno» Rimasi in silenzio, non sapendo come rispondere. Sapevo bene che Liam avrebbe dato la sua stessa vita per Charlie, tanto era il bene che le voleva. Tuttavia, non si poteva di certo negare che in quell'ultimo periodo si fosse comportato da cazzone, ferendo la sorella più di chiunque altro. Le aveva spezzato il cuore.

«C'è un perché, Ty» proseguì. Lo guardai confuso. Le sue guance si tinsero appena di rosso ed il suo sguardo si incatenò al pavimento che stava sotto ai suoi piedi.

THE LOVE LIST - Come farlo innamorare in 10 semplici passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora