31 - Tyler

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Tyler

La porta della camera si spalancò di colpo, catturando la mia attenzione che fino a quel momento era riposta sugli appunti di biologia che avevo davanti. Charlotte trotterellò all'interno della stanza, per poi buttarsi sul letto a peso morto.

«Ciao» sospirò, incastrando il braccio destro dietro la testa. La guardai in silenzio, cercando di trattenere una risata. Ormai, riuscivo a capire quando Charlie era allegra, anche perché il suo buonumore era sempre contagioso.

«Cos'hai fatto?» alzai un sopracciglio, scrutandola con fare curioso. Di solito, c'erano tre motivi che contribuivano a renderla felice: A) Aveva appena mangiato; B) Aveva appena fatto sesso (anche se speravo con tutto me stesso che non fosse quello il caso, poiché io e lei non lo facevamo da un paio di giorni); C) Aveva in mente qualcosa.

«Niente, perché lo chiedi?» si morse il labbro inferiore, cercando di nascondere un sorriso.

«Perché ti conosco e conosco quell'espressione» puntai un dito sul suo viso. Mi schiaffeggiò il braccio con fare scherzoso.

«Stavo solo pensando a una cosa» puntò i suoi occhioni scuri sul soffitto della camera. Mi soffermai ad osservare il suo profilo, come se avessi di fronte la più bella delle opere d'arte. Adoravo il modo in cui quelle piccole lentiggini adornavano il suo naso, e come quella singola fossetta appariva sulla sua guancia sinistra ogni volta che sorrideva. Basta. Dovevo smetterla. Eravamo amici e ci divertivamo a fare sesso quando capitava. Fine. Niente sentimentalismi. Eppure, mi risultava a dir poco impossibile non pensare a come lei mi facesse sentire; alle sensazioni che anche solo il pensiero di lei mi suscitava.

«A cosa?» chiesi, cercando di distogliere la mente da certi pensieri.

«Ti ho promesso una cena da Hooters» si voltò verso di me.

«Pensavo te ne fossi dimenticata» ridacchiai appena.

«Che ne dici se ci andiamo stasera?» propose poi, rivolgendomi un sorriso.

«Ma era il tuo modo per pagarmi alla fine delle lezioni» alzai un sopracciglio.

«Consideralo un pagamento anticipato». Pensai che forse, anzi, molto probabilmente, Charlie si era accorta del fatto che in quel periodo mi stessi annoiando e che quello fosse il suo modo per risollevarmi il morale.

«Ci sto» le sorrisi.

«Ma – alzò l'indice a mezz'aria – ad una condizione».

«Spara».

«Devi insegnarmi qualcosa stasera». Mi trattenni dallo sbuffare. Perché mai era così fissata con tutta quella storia delle lezioni? Lei e Kyle avevano chiuso in maniera definitiva, perciò non aveva più senso proseguire con quella farsa. Come se mi avesse letto nel pensiero, Charlotte riprese a parlare.

«So che tutta questa faccenda è nata come un modo per poter conquistare Kyle, ma – rimase in silenzio per qualche istante, mordicchiandosi con fare nervoso il labbro inferiore – ma ci sono tanti altri ragazzi al mondo e io soffro di EMAM». Che? Probabilmente, quella domanda non risuonò solo nella mia testa, perché Charlotte prese a ridacchiare.

«Sai, anni fa Niki ha dato questo nome al mio essere così impacciata con i ragazzi. EMAM sta per Eccessiva Mancanza di Attenzioni Maschili. A detta sua, visto che tu e Liam avete praticamente traumatizzato ogni singolo ragazzo che abbia mai osato avvicinarsi a me, non mi sono mai abituata a ricevere attenzioni da parte dell'altro sesso. Così, quando questo succede, il mio cervello va in pappa ed io inizio a balbettare come una stupida» iniziò a ridere di gusto, ed io non potei fare altro che seguirla a ruota. Era la cosa più stupida che avessi mai sentito, ma era di certo una cosa che Nicole avrebbe detto senza troppi problemi. Mentre ridevo insieme a lei, non potevo fare a meno di pensare quanto mi piacesse il suono della sua risata. Perché non solo la risata di Charlie era contagiosa, ma sembrava quasi un toccasana per il mio cuore. La mia vita era un disastro: ero stato sospeso dalla Squadra, mettendo a repentaglio la mia carriera da giocatore professionista, e l'esame di biologia che avevo evitato per anni stava dietro l'angolo. Eppure, quando stavo in compagnia di quella ragazza, era come se tutti i problemi svanissero, come se la mia mente riuscisse finalmente a svuotarsi. Quando stavo con Charlie, lei era tutto ciò che contava. Era iniziato come un gioco, uno scherzo, ma sapevo bene che tutto ciò si stava trasformando in molto di più. Lo sapevo perché ormai ero dipendente dalla sua presenza, dal modo in cui le sue labbra si incastravano perfettamente con le mie, dal modo in cui il suono della sua voce mi faceva sorridere e mi faceva provare una sensazione di calore nel petto.

THE LOVE LIST - Come farlo innamorare in 10 semplici passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora