13 - Charlotte

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Charlotte

«Le mangi quelle?» domandò Kyle, indicando le patatine fritte avanzate nel mio piatto. 
«Prendile pure» gli sorrisi appena, avvicinandogli il mio piatto quasi vuoto. Come promesso, ci eravamo sentiti per messaggio e finalmente, dopo una settimana eravamo riusciti ad uscire insieme. Ci trovavamo al bowling e ci eravamo fermati a mettere qualcosa sotto i denti, prima di riprendere a giocare. Nonostante non vedessi l'ora di uscire nuovamente con lui, però, il pensiero di Liam mi tormentava. 
Da quel pomeriggio allo stadio, quasi due settimane prima, le cose stavano andando in malora. Non faceva altro che rispondermi male e se non lo faceva, era perché mi evitava. La cosa mi feriva. Avevamo sempre avuto un rapporto particolare, io e Liam, ma il bene che ci volevamo era immenso. Vederlo così distante, nervoso, mi feriva. Era sempre stato geloso nei miei confronti, ma per una volta mi ero illusa che potesse comprendere. Invece no, preferiva evitarmi o trattarmi con sufficienza, piuttosto che stare dalla mia parte.
«Che ne pensi?» la voce di Kyle mi risvegliò dai miei pensieri. Dovevo sembrargli una stupida; invece di godermi quella serata in sua compagnia, me ne stavo con lo sguardo fisso nel vuoto a pensare a mio fratello. Patetica.
«Di cosa?» sentii le guance bruciare per l'imbarazzo. Fortunatamente, Kyle ridacchiò, allentando così la tensione.  
«Ti ho chiesto se ti va di venire ad abitare nella casa degli atleti» mi sorrise. Non poteva essere serio. Mi sentii una stupida, non avrei dovuto parlargli dei lavori che avrebbero svolto nel nostro dormitorio. Non potevo rifiutare, perché sarei sembrata disinteressata; ma non potevo nemmeno accettare, perché ciò avrebbe peggiorato la mia situazione con Liam.
«Non penso che sia il caso...» mormorai spostando lo sguardo su un'altra coppia poco lontana da noi.      
«Perché no? – incalzò Kyle, prendendo un sorso di Coca-Cola – il tuo dormitorio resterà chiuso per Dio solo sa quanto e la nostra casa è enorme» concluse. Secondo ciò che aveva comunicato l'Università, avevano trovato una perdita da qualche parte nel nostro dormitorio e dopo due settimane di controlli avevano deciso che sarebbe stato il caso di tenerlo chiuso, finché non sarebbero terminati i lavori per trovare e saldare i tubi che perdevano. Senza contare i restanti lavori di muratura, dato che avrebbero praticamente distrutto gran parte del dormitorio. Avrebbero dato inizio ai lavori durante la settimana seguente ed io non avevo la minima idea di dove andare. Non avevo i soldi per poter affittare un appartamento e Liam non si era nemmeno offerto di ospitarmi. Di conseguenza, non potevo di certo accettare l'offerta di Kyle, per quanto potesse essere gentile e premuroso.       
«Ci penserò, d'accordo?» gli rivolsi un lieve sorriso. Non ci avrei pensato. Anche perché, stavo aspettando che Liam si facesse vivo per quanto riguardava tutta quella situazione e che fosse proprio lui ad ospitarmi. La cosa che mi faceva più rabbia era che l'Università non avesse proprio pensato al disagio che stava causando agli studenti che alloggiavano nei dormitori. Ci trovavamo praticamente abbandonati a noi stessi, costretti a trovare un altro posto dove stare. Oltre a ciò, Kyle non mi suscitava alcuna sensazione. Ergo, quell'appuntamento era davvero noioso e stavo iniziando a considerarlo persino una perdita di tempo.   
«Sai – la sua voce catturò nuovamente la mia attenzione – mi sono reso conto che non so nemmeno quale sia il tuo colore preferito o quando sia il tuo compleanno» ridacchiò. Ed era vero. Le nostre conversazioni erano state alquanto piatte: "Come vanno le lezioni? Come procede lo studio? Sei pronto per la stagione di Football?" Ma oltre a quelle domande vuote, non ci eravamo mai chiesti niente. Kyle continuava ad essere un estraneo per me, tanto quanto lo ero io per lui. Avevo voglia di conoscerlo, di saperne di più della sua vita, ma gli eventi dell'ultima settimana e mezzo mi avevano scombussolata del tutto.      
«Il mio colore preferito è il lilla ed il mio compleanno è il venti ottobre-»
«Quindi a breve» notò. Annuii appena.
«Hai già pensato di fare qualcosa in particolare?». Non sapevo come rispondere. Di solito, passavo il mio compleanno a casa con mia madre e Liam, ma negli ultimi anni, poiché quest'ultimo si trovava al College e non riusciva sempre a tornare a casa, lo festeggiavo solo con mamma. Andavamo al cinema o passavamo il pomeriggio a fare shopping. Io e papà eravamo soliti festeggiare il compleanno insieme, dato che il suo si teneva due giorni prima del mio. Dopo la sua morte, niente è più stato lo stesso e la mia voglia di festeggiare il mio compleanno era pari a zero. Era come se non ci fosse niente da festeggiare se lui non era lì con me.
«Penso che me ne starò in camera a mangiare noodles mentre guarderò un film strappalacrime» feci spallucce. Kyle alzò un sopracciglio biondo.
«Il dormitorio sarà chiuso per allora». 
«Giusto» sospirai.      
«Il tuo invece quand'è?» chiesi poi, cercando di cambiare argomento. Non avevo voglia di pensare al mio imminente compleanno, tantomeno al fatto che da lì a breve mi sarei trasformata in una senzatetto.      
«Sei luglio» si limitò a dire ed io annuii. Cos'avrei dovuto dirgli?
«Che dici, andiamo a giocare?» con la testa fece un cenno verso la pista da bowling.
«Ti avverto però – alzai un indice a mezz'aria – non voglio vedere le tue lacrime dopo che ti avrò fatto il culo». Kyle scoppiò in una risata fragorosa e per un momento, quel suono mi alleggerì il cuore, impedendomi di pensare ai problemi che mi circondavano.


THE LOVE LIST - Come farlo innamorare in 10 semplici passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora