49 - Tyler

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Tyler

La Casa degli Atleti era colma di gente, poiché c'era una festa in corso. Ma io e Charlie ce ne stavamo chiusi nella mia stanza, proprio come eravamo soliti fare mesi addietro. Ci eravamo rintanati nel nostro mondo, incuranti di tutto ciò che stava accadendo al di fuori di quella camera.

Ancora non riuscivo a credere a tutto ciò che era appena successo. Quando avevamo ideato quel piano ero alquanto scettico, anzi, ero praticamente sicuro che non avrebbe funzionato. Non avrei mai pensato di riuscire a riportarmi Charlie a casa, come sognavo ormai da tempo di fare. Lei mi era mancata. Quando l'avevo vista, il mio cuore aveva smesso di battere per un istante. E mentre le mani sudavano ed un groppo mi si formava in gola, mi resi conto che quella ragazza mi era mancata davvero tanto.

La baciavo lentamente, con dolcezza, intenzionato a godermi ogni istante in sua compagnia. Le mie mani non si muovevano in modo frenetico, ma accarezzavano con premura la sua pelle soffice.

«Tyler» mi chiamò, la sua voce era un sussurro. Mi fermai immediatamente, perdendomi nei suoi occhioni scuri. Lei mi posò una mano sulla guancia e quel contatto mi causò una scarica elettrica lungo tutta la spina dorsale.

«Scusami se mi sono comportata da bambina... è che vederti con lei, con la ragazza della quale mi hai detto che non avrei mai dovuto preoccuparmi-»

«Hey – la interruppi prontamente, incastrandole una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio – al tuo posto avrei reagito allo stesso modo, quindi smettila di scusarti. Lasciamoci il passato alle spalle, okay?» proposi ad un centimetro dalle sue labbra.

«Ti amo» mi disse, ed il cuore prese a battere all'impazzata, colmo di gioia.

«Ti amo, Bunny». Annullai la distanza tra noi, riportando le mie labbra sulle sue. Mi era mancato il modo in cui le nostre labbra si muovevano in sincronia, perché erano fatte per stare attaccate.

Con lentezza disarmante, la spogliai del maglioncino leggero. Osservai con brama le curve del suo seno, il modo in cui la pelle pallida pareva quasi risplendere nella penombra della mia camera. Charlotte Morris era un'opera d'arte ed io ero fortunato a poterla ammirare. Lei si stese sul letto, appoggiando la schiena sul materasso. Baciai il suo viso, per poi lasciare una scia di baci umidi sul collo; sulle clavicole; poi sul seno, o perlomeno sulla parte di esso che era rimasta scoperta. Lei inarcò la schiena, e mi parve quasi il segnale di poter procedere. Le emozioni che provavo in quel momento erano così forti, da farmi sentire come un ragazzino alle prime armi. Ma con Charlie era così; con Charlie mi sembrava sempre la prima volta. Con maestria, approfittai della sua schiena inarcata per incastrare un braccio tra le sue scapole, dopodiché slacciai il reggiseno.

Lei lasciò che le spalline cadessero sulle braccia esili e poi lo rimosse del tutto, lasciando scoperto il suo petto prosperoso. La voglia di assaporarla e farla mia era tanta, ma non volevo correre. Volevo godermi l'attimo, anche se la mia erezione mi stava quasi facendo male. 

Ripresi a baciare i suoi seni, prima uno e poi l'altro, poi, senza preavviso, presi in bocca uno dei suoi capezzoli turgidi e lei gemette.

«Oh, Tyler». Quella era musica per le mie orecchie. Il modo melodico in cui pronunciava il mio nome rischiò di farmi venire seduta stante. Passai all'altro capezzolo, mentre la mano di lei trovava i miei capelli e li tirava appena, facendomi così gemere contro il suo seno. Staccandomi appena, presi a lasciare una scia di baci lungo le costole e poi sul ventre piatto. Mi fermai solo quando le mie labbra trovarono i jeans. Posai le dita sul bottone ed i miei occhi tornarono sul viso di Charlotte. Aveva alzato appena il capo, come se volesse controllare che cosa stessi facendo; come mai mi ero fermato. Le sue guance erano tinte di una tonalità chiara di rosso ed i capelli scuri erano ormai spettinati.

THE LOVE LIST - Come farlo innamorare in 10 semplici passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora