Capitolo 3 - Avvertimento

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«Temo di aver mentito almeno in parte» ammise Silvia, non appena furono uscite dal locale sempre più pieno di clienti.

Anita la fissò senza capire.

«Io e Giovanni eravamo diventati amici e ti ho riconosciuta subito come sua nipote. Davvero hai i suoi stessi occhi. Però so benissimo che oltre a essere la nipote di Giovanni, sei una famosa scrittrice» affermò la donna.

Estrasse dalla capiente borsa una copia del suo romanzo d'esordio, "Living a Lie". Il libro, in edizione economica, aveva la copertina segnata e sciupata dalle troppe letture ma sul retro eccolo, inconfondibile, il suo viso. Anita aveva sempre odiato quella foto, e odiava l'idea della sua agente di sfruttare la sua immagine, quella di una ragazza giovane e dall'aspetto piacevole, per incentivare le vendite del libro. In quel momento la detestò ancora di più.

«Credevo che nessuno lo conoscesse qui a Altariva» disse con un filo di voce.

«Non sarai famosa in Italia come lo sei all'estero, almeno per il momento, ma l'inglese è una lingua ormai diffusa in tutto il mondo e le librerie online consegnano anche da queste parti» affermò bonariamente la donna.

Anita chinò il capo, imbarazzata.

«Non sentirti a disagio, cara» la confortò Silvia «non mi hai certo offesa». Ripose nuovamente il libro e aggiunse: «mi piacciono molto i tuoi romanzi, questo in particolare. Tuo zio lo sapeva e mi aveva assicurato che, la prossima volta che ti avesse vista, mi avrebbe fatto avere il tuo autografo.»

Avrebbe dovuto sentirsi lusingata, lo sapeva. Non era questo che aveva sempre sperato? Che la gente s'innamorasse dei suoi libri, che la riconoscessero come l'autrice delle storie che tenevano loro compagnia e regalavano loro emozioni? Allora perché quella crescente sensazione di panico?

Era accaduto troppo, troppo in fretta. Voleva solo un po' di tempo, un po' di tempo lontano dalle librerie, dagli autografi, dalle interviste e, magari, la possibilità di scrivere nella quiete il suo nuovo libro, lontano dalle luci della ribalta.

La sua agente non aveva opposto resistenza quando aveva comunicato la sua intenzione di tornare in patria. Desiderava che Anita si concentrasse sulla stesura di un nuovo romanzo, e se per farlo aveva bisogno di ritirarsi in uno sperduto paesino di collina, non glielo avrebbe certo impedito. Non c'erano impegni urgenti da assolvere, e il vantaggio di essere uno scrittore è che puoi svolgere il tuo lavoro davvero in qualsiasi luogo. Sapeva però che Catherine, in cuor suo, l'aveva ritenuta una pazza ad allontanarsi proprio in quel momento, quando il suo nome era ormai sulla bocca di tutti. Non le importava. Aveva bisogno di tempo.

Silvia parve interpretare correttamente le sue emozioni perché si affrettò ad aggiungere: «Sta' tranquilla, non andrò certo a raccontarlo in giro. Tuo zio mi ha detto che preferisci mantenerti lontana dai riflettori, ed è una scelta che rispetto. L'umiltà è una dote sorprendentemente rara e sottovalutata al giorno d'oggi. Per non parlare poi dell'agitazione che si creerebbe in paese se tutti scoprissero che ospitiamo una famosa scrittrice! No, penso sia meglio che per il momento questo rimanga un segreto tra noi due.»

«Grazie» rispose semplicemente Anita. Non avrebbe saputo cos'altro dire davanti alla comprensione e alla cortesia di quella sconosciuta.

Per alcuni istanti camminarono in silenzio, imboccando la via che si apriva accanto al palazzo del Comune e che proseguiva in salita, allontanandosi dalla piazza.

Un paio di donne, intente a chiacchierare sulla soglia di un palazzo, rivolsero a Silvia un educato cenno di saluto, che lei ricambiò, e dedicarono alla ragazza che l'accompagnava occhiate curiose.

«Sì, sarai certamente argomento di conversazione ad Altariva, anche senza bisogno che si sappia della fama di cui godi all'estero!» dichiarò Silvia, ridendo, non appena furono abbastanza lontane per non essere sentite dalle due donne.

Sotto allo sguardo indifferente degli alberiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora