Primo Interludio

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Era nata e cresciuta all'ombra della Rocca. Era abituata a trovarsela davanti fin da bambina tutte le volte che mamma e papà la costringevano a partecipare alla funzione della domenica. Non ci andavano perché fossero particolarmente devoti, solo perché, come le avevano fatto notare più di una volta davanti alle sue veementi proteste, era così che facevano tutti, e se fossero mancati sarebbe parso strano.

Appena era stata abbastanza grande per evitare la messa, aveva preso a rifugiarsi nei boschi. A nulla erano valsi i rimproveri della madre, né le botte del padre, lei in chiesa non ci voleva andare e non potevano certo costringerla, non più.

Bella come una cerbiatta ma forte e testarda come un toro.

Quella mattina, però, dopo quattro anni d'assenza eccola là, sulla soglia dopo la funzione, uno scialle sulla testa come le altre donne. Troppo felici per la ritrovata normalità, i suoi genitori non avevano fatto domande. Non sapevano quale motivo la spingesse a sopportare le orazioni e le lagnose omelie del prete.

I loro occhi si erano incontrati prima, nella casa di Dio, attraverso i banchi gremiti. Per un attimo lui si era voltato. Quando aveva visto il fuoco divampare in quegli occhi azzurri avvinti ai suoi, aveva sentito l'incendio divorarle le carni. Sacrilegio, blasfemia. Che paroloni. La collera celeste non si era abbattuta su di loro, nessun fulmine era arrivato a carbonizzarli. Forse a Dio alla fine non interessava granché quello che facevano due giovani innamorati.

Una volta fuori lo ritrovò tra la folla. Lo seguì con lo sguardo da lontano e i loro occhi di nuovo s'incontrarono. La vibrante promessa che vi lesse le mozzò il fiato.

Era il solo modo per vederlo in pubblico senza destare sospetti. Solo davanti alla casa del Signore la figlia dei campi e il figlio della Rocca potevano scambiarsi, senza attirare l'attenzione, i loro sguardi carichi di sottintesi. 

Sotto allo sguardo indifferente degli alberiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora