Capitolo 16 - Il passato riaffiora

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L'uomo camminava spedito nel bosco, seguendo i passi del suo cane. A un certo punto lo richiamò, indirizzandolo verso la zona che gli interessava. Conosceva quei luoghi come le proprie tasche, li frequentava sin da quando, ancora bambino, il nonno lo conduceva con sé per svelargli i segreti del bosco. 

Guadarono il Roggio in un punto in cui la riva era bassa, lasciarono i sentieri battuti e si addentrarono in una zona impervia, facendosi strada tra le razze e i rami caduti con la nevicata dell'inverno precedente, seguendo una via celata che era nota solo a lui. 

Aveva scoperto quel posto per puro caso. Uno dei tanti sentieri che conducevano alla Rocca, da tempo abbandonato e in disuso. Nulla a che vedere con i comodi percorsi ben segnalati e sgombri sui quali gli escursionisti si avventuravano duranti i fine settimana, ma lui sapeva bene che il bosco raramente concedeva con facilità i propri doni; così come sapeva che proprio laddove il paesaggio si faceva più impervio e insidioso, la natura poteva rivelarsi inaspettatamente generosa. 

La salita si fece ripida, ma lui proseguì: era un uomo con una missione. Superò uno dopo l'altro gli ostacoli finché non si ritrovò davanti il boschetto di querce che aveva scoperto un paio di settimane prima. Era un buon posto, un posto che nessun altro conosceva ancora, e dubitava che qualcuno avrebbe avuto il desiderio di avventurarvisi. La via per arrivarci era brutta, scivolosa e infida sia con la pioggia che con il secco dell'estate, quando la terra si tramutava in sabbia fine pronta e rotolare via sotto alla suola. Non un luogo per cercatori pigri ma lui, a differenza di tanti altri, col tartufo praticamente ci campava. Quelle escursioni quasi quotidiane non erano un hobby, ma una necessità.

Le lunghe, lunghe giornate trascorse nei boschi, con gli sforzi quotidiani che gli riservavano, avevano temprato il suo fisico, e gli anni trascorsi a praticare un mestiere a volte duro e incerto avevano rafforzato la sua volontà. Visse la fatica del tragitto come null'altro che un fastidio momentaneo. 

Lilli annusava il terreno. Giunta ai piedi della quercia più vecchia e grande si fermò e iniziò a scavare. Piero corse subito da lei, la richiamò e s'inginocchiò sul terreno.

Prese lo zappetto e iniziò a smuovere il suolo con attenzione. Non era dato sapere in anticipo a quale profondità si sarebbe trovato il tartufo, ed era importante cavarlo integro. Per ottenere il miglior prezzo al momento della vendita era fondamentale che la merce fosse integra. In paese ai ristoranti glielo avrebbero comprato lo stesso, ma vendere ai turisti fruttava meglio, e per quei fini intenditori di fuori pareva quasi che l'estetica fosse persino più importante del gusto. 

Portò al naso una manciata di terra. Sì, l'odore c'era, ed era forte. Si fermò un istante, il tempo di elargire alla sua fidata compagnia a quattro zampe un sorriso, una carezza affettuosa, poi riprese la sua minuziosa e accurata opera di scavo. 

Eccolo. Lo liberò dalla terra e lo soppesò soddisfatto. Un bel tartufo scorzone, almeno settanta grammi, valutò.

Si alzò lo mise in tasca e diede a Lilli il suo premio, un paio di "chicchini" che teneva in tasca per occasioni simili. Era una brava cagnolina, non lo deludeva mai. Fece per allontanarsi ma si accorse che Lilli era tornata nel punto in cui aveva appena estratto il tartufo e aveva ricominciato a scavare. La chiamò, ma lei continuò a scavare. Perplesso tornò indietro. Che ci fosse dell'altro tartufo, proprio sotto a quello appena trovato? Poteva capitare. Non era una cosa comune, ma nemmeno era impossibile. In effetti, nella buca ora più larga e profonda si intravedeva qualcosa. Non sapeva cosa fosse, ma certo non era tartufo.

Si chinò nuovamente sul terreno e smosse la terra, gentilmente, quasi con timore. I contorni andavano delineandosi più netti, la superficie coperta di terra dell'oggetto si rivelava. Non gli ci volle molto per capire. A guardarlo dal basso, ancora parzialmente sepolto dalla terra, c'era un vecchio teschio. Uno dei tanti soldati uccisi durante la guerra, probabilmente. 

Per un attimo accarezzò l'idea di ricoprirlo di terra e lasciarlo dov'era. Quello era un buon posto, l'ultima cosa che desiderava era che altri lo scoprissero. 

E poi per il soldato non avrebbe fatto una gran differenza, no? Era morto da tanto, non gli sarebbe importato più di tanto di continuare a riposare tra le ombre degli alberi come aveva fatto fino a quel momento. 

A lui no, certo, ma quell'uomo aveva certamente avuto una famiglia da qualche parte, una famiglia che non aveva mai potuto seppellirlo come si deve, che non aveva mai saputo quale sorte gli fosse toccata. Forse nemmeno era un soldato. Magari era solo un povero diavolo che si era perso, scomparso dal mondo. Sotto pelle, gli uomini si assomigliano tutti; tedeschi, italiani, giovani, vecchi...

Sospirò. In fin dei conti Piero era un brav'uomo, migliore di molti, che si sarebbero limitati a girarsi dall'altra parte. Prese il telefono ma scoprì che non c'era segnale. Imprecando chiamò Lilli, le mise il guinzaglio e si apprestò a tornare in paese, per avvertire la polizia del ritrovamento.

Sotto allo sguardo indifferente degli alberiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora