Prima del mezzogiorno del giorno successivo al fatto, la notizia dell'intrusione in casa di Anita era già oggetto di conversazione in paese; in grado di destare l'interesse dei paesani tanto quanto il ritrovamento delle ossa.
Lorenzo, lo stesso agente di servizio due giorni prima, era intervenuto sul posto insieme a un collega. Lo aveva raccontato a Serena mentre prendeva un caffè al suo bar. Naturalmente tutti gli avventori a portata di orecchio si erano affrettati a far circolare la notizia tra amici e conoscenti, ma era proprio dalla bocca di Serena che Silvia ne era venuta a conoscenza.
Gli agenti erano intervenuti quasi subito ma non erano riusciti a catturare l'intruso, messo in fuga dalla ragazza. Il movente dell'effrazione rimaneva ignoto, dal momento che gli oggetti di valore non erano stati toccati. L'unica cosa che pareva aver davvero attirato l'attenzione dello sconosciuto che si era intrufolato nell'abitazione erano i documenti, anche se la ragazza aveva insistito che tra le carte presenti in casa non vi era nulla, assolutamente nulla, che valesse la pena rubare.
Per il momento, come Lorenzo aveva riferito a Serena, i sospetti si erano concentrati su Bruno, l'ex fidanzato di Anita. Tutti sapevano del loro colorito diverbio, l'agente letteraria inglese che lavorava con Anita aveva chiamato a sua volta la polizia per esprimere la propria preoccupazione in merito, e questo poteva essere il suo modo di vendicarsi. L'uomo aveva lasciato l'albergo il giorno dopo la lite e aveva portato con sé tutte le sue cose, ma poteva pur sempre essere rimasto nei paraggi, magari in uno dei paesi limitrofi, e avere atteso la propria occasione. Silvia aveva seri e motivati dubbi in proposito, ma questo certo non poteva andarlo a raccontare a Lorenzo. Era un bravo ragazzo ma pur sempre un poliziotto e quello che lei aveva fatto, per quanto in buona fede, restava pur sempre illegale. Il giovane agente avrebbe disapprovato i suoi metodi. Uomini. Possono essere benintenzionati, a volte, ma proprio non riescono a capire che, in certi casi, è necessario ricorrere a metodi poco ortodossi se si desidera conseguire un risultato efficace e duratura.
Inutile dirlo, le notizie ricevute da Serena pervasero la donna di un'inquietudine se possibile maggiore di quella che già avvertiva da qualche tempo a questa parte.
Dal giorno del ritrovamento delle ossa, Silvia non aveva ancora parlato ad Anita. Si era ripromessa di farlo non appena le fossero giunte le conferme che attendeva, non appena avessero identificato con certezza quei poveri resti. Quanto accaduto però metteva tutto il resto in secondo piano. L'intrusione in casa della ragazza, ne era certa, doveva essere legata al suo interesse per la vicenda di Maria Bucci. Non si trattava certo della goffa, inutile vendetta di un corteggiatore respinto, specie considerando che quel corteggiatore era stato reso mansueto come un gattino; e Anita era in città da troppo poco per essersi fatta dei nemici. No, proprio come suo zio, lei era l'unica a fare domande, la sola a desiderare di far luce su una vicenda troppo scomoda per la piccola Altariva. Lei e Leonardo ma, naturalmente, lui era protetto da quel cognome, quel cognome pesante che nonostante il carico quasi insopportabile di oneri e segreti che si portava appresso, contava ancora abbastanza da garantirgli, se non protezione, almeno indulgenza.
Anita invece era sola, giunta da poco in paese. Aveva suscitato la simpatia di molti, con il suo carattere timido ma al contempo curioso, con la sua gentilezza e, perché no, anche con la sua bellezza. Ma forse poteva non bastare, e per ogni persona che sembra averla presa a cuore, pareva essercene almeno una che mormorava alle sue spalle.
C'era già chi diceva che fosse tutta colpa sua, che fosse lei a portare sfortuna. Per decenni non era successo nulla di eclatante nel loro piccolo borgo, ma l'arrivo di quella forestiera aveva d'un tratto spazzato via la quiete. Prima la scenata in piazza, poi il ritrovamento delle ossa, ora quello...
Era la straniera, quella venuta da fuori, quella che portava scompiglio. Già. Portava scompiglio con la propria bellezza, la propria ostinazione, il proprio coraggio. Proprio come Maria.
Un pericolo molto concreto si profilava all'orizzonte e faceva passare tutto il resto in secondo piano.
Si avviò, decisa, verso la casa della ragazza. La trovò intenta a risistemare il disordine creato dall'intruso prima e dalla polizia a caccia di indizi poi. Gli agenti avevano terminato il loro lavoro e lei era di nuovo sola.
Silvia si era aspettata di trovarsi davanti a una giovane donna sconvolta e spaventata, ma non erano quelli i sentimenti che Anita lasciava trasparire in quel momento. Era un po' scossa, questo è vero, ma più di qualsiasi altra cosa era assolutamente, totalmente, inviperita. La cosa la divertì, la trovò una reazione sana.
«Ho saputo in paese» le spiegò.
«Di già?» domandò Anita, sconcertata.
«Lorenzo è passato al bar» replicò Silvia a mo' di spiegazione. Poi, scrutandola, le chiese a sua volta.
«Non hai visto chi era?»
Lei scosse il capo, desolata.
«E non ha rubato nulla, assolutamente nulla?» domandò ancora.
La giovane esitò.
«In effetti c'è qualcosa che manca» confidò a bassa voce «non l'ho detto agli agenti perché nemmeno io ne ero del tutto sicura, ma appena se ne sono andati ho controllato, e non c'è da nessuna parte.»
«Di che si tratta?»
«La lettera. Quella lettera che mi ha inviato lo zio Giovanni. La lettera è sparita».
Il cupo presentimento che opprimeva l'animo di Silvia stava assumendo dimensioni sempre più concrete.
«Inutile dirti che tutto questo quasi certamente ha a che fare con la vicenda di Maria.»
Anita annuì.
«Lo avevo capito. Sembra che qualcuno voglia a tutti i costi scoraggiarmi dallo scoprire la verità. Come se, a questo punto, dipendesse soltanto da me» concluse, allargando le braccia.
«Magari non dipenderà solo da te» concesse Silvia «ma sento che, se qualcuno può scoprire la verità sulla vicenda, quella sei tu. Fin dal primo giorno ho avvertito qualcosa. È come se tra te e Maria ci fosse una specie di legame, un filo diretto che supera i confini del tempo. Entrambe forti, entrambe sole...» si interruppe di colpo «Scusa, non volevo offenderti» mormorò.
«Nessuna offesa» assicurò Anita. All'improvviso la sua espressione mutò, come se si fosse appena ricordata di qualcosa, qualcosa di fondamentale.
«Che cosa c'è?» le chiese con gentilezza Silvia.
«Mi è appena venuta in mente una cosa. Questa non è la prima volta che qualcuno tenta di introdursi in casa mia» rivelò.
Mostrò alla donna l'intaccatura sulla porta, vicino alla serratura.
«All'inizio pensavo di essermelo immaginato, ma dopo quello che è successo stanotte...»
«Quando è accaduto?» le chiese Silvia, studiando i graffi nel legno.
Anita non ebbe bisogno di pensarci.
«Lo stesso giorno in cui Bruno si è presentato in paese, ma non credo che sia stato lui» si affrettò a specificare.
"Questa", pensò Silvia, "è decisamente una certezza".
STAI LEGGENDO
Sotto allo sguardo indifferente degli alberi
Mystery / ThrillerAltariva è un piccolo borgo immerso tra le dolci colline emiliane, un paese ricco di storia in cui tutti si conoscono tra loro. Anche in un luogo del genere, però, le cose brutte accadono, persino in un posto come questo una donna può sparire nel nu...