Capitolo 33 - Cambio di strategia

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Anita si risvegliò su una barella del pronto soccorso. La prima cosa che vide fu il viso gentile di Beatrice, l'infermiera che aveva conosciuto in biblioteca due giorni prima. La prima cosa che sentì, invece, fu il dolore lancinante alla testa.

I ricordi della sera precedente riaffiorarono immediatamente, e subito la giovane si sentì pervadere da una collera rovente.

Qualcuno l'aveva aggredita. Qualcuno aveva osato aggredirla. Non era tollerabile, e neanche una cosa che avrebbe potuto facilmente perdonare. Quel qualcuno l'avrebbe pagata, e anche molto cara.

Fece per alzarsi, spinta dal desiderio irrazionale di mettersi immediatamente alla ricerca dello sconosciuto che aveva osato tanto, ma subito Beatrice le fu accanto e, con ferma delicatezza, la costrinse a rimanere sdraiata.

«È meglio se non ti muovi, cara. Hai appena ripreso conoscenza. Ti terremo qui in osservazione per la notte.»

Da oltre la porta chiusa giunge il suono di molte voci concitate. Beatrice sorrise. 

«Sono venuti in tanti per te, sai?»

Andò ad aprire la porta, e immediatamente Letizia e Serena si precipitarono nella stanza, seguite a ruota da Alice e Leonardo, i volti carichi di apprensione. C'erano anche Margherita, Giulia, Monica, Laura... tutte le donne presenti in biblioteca due giorni prima. Persino Piero le aveva accompagnate. Beatrice gettò un rapido sguardo di disapprovazione a Lilli, che guardava Anita scodinzolando, ma non disse nulla. 

Quando vide Lorenzo, in divisa, entrare nella stanza, il suo sguardo però s'incupì.

«Ha bisogno di riposare» lo redarguì «è stata fortunata a cavarsela solo con qualche punto.»

«Proprio per questo ho bisogno di parlare con lei il prima possibile. Se il signor Buozzi non fosse intervenuto, mettendo in fuga l'aggressore, chi lo sa cosa sarebbe capitato?» replicò lui, severo.

«Va tutto bene» intervenne Anita, tranquillizzando Beatrice «sono in grado di rispondere a qualche domanda. Purtroppo però non credo però che potrò essere di grande aiuto. Quando ho sentito i passi mi sono girata di scatto ma era buio, non sono riuscita a vedere chi mi ha aggredito.»

«Prima Silvia e ora questo...» mormorò Serena, scuotendo il capo.

Lorenzo si avvicinò alla barella.

«Anita» iniziò con delicatezza «non ti nascondo che la situazione è seria. Questo è sempre stato un paese tranquillo, e ora in poco tempo qualcuno uccide Silvia, qualcun altro si introduce in casa tua e poi vieni aggredita. Io non sono un brillante investigatore, ma non ci vuole un genio per capire che le cose sono collegate, quindi te lo chiedo: c'è qualche motivo per cui qualcuno vorrebbe farti del male... qualcuno a parte Bruno, intendo?»

Anita esitò, scambiandosi rapide occhiate con le donne che la circondavano, ma fu su Leonardo che il suo sguardo si soffermò più a lungo. Lui si limito ad annuire, e allora la ragazza iniziò a raccontare. Raccontò tutto, dalla lettera trovata da Leonardo alle scoperte di suo zio, dalle conversazioni con Silvia ai loro sospetti sulla morte di Maria. Man mano che ascoltava il viso di Lorenzo sbiancava. Il suo sguardo incredulo passò da lei a Leonardo.

«Come avete potuto essere così imprudenti?» domandò sconvolto «Capisco che all'inizio abbiate preferito tenere la cosa per voi, in fin dei conti si trattava solo di una bislacca storia di paese, ma quando le ossa sono state ritrovate nel bosco avreste dovuto riferirci i vostri sospetti, e avreste assolutamente dovuto farlo quando Silvia è stata uccisa, specie se davvero pensavate che la sua morte fosse collegata alle vostre ricerche» li redarguì severo. Entrambi chinarono il capo, contriti.

«Dove sono le lettere di cui mi avete parlato?» domandò ancora. Leonardo le estrasse dalla tasca della giacca di jeans e gliele porse. Lorenzo le esaminò brevemente.

«Nessuno di voi ha pensato che magari era proprio per cercare queste che qualcuno si è introdotto in casa di Anita?»

La ragazza e il giovane si guardarono di nuovo. In effetti nessuno di loro aveva valutato quella possibilità. Era così ovvio... come avevano fatto a non capirlo subito? Si sentirono, entrambi, incredibilmente stupidi. 

L'attenzione di Lorenzo si focalizzò su Leonardo.

«Chi altri della tua famiglia sapeva della lettera, a parte tua nonna?»

«Non lo so» ammise il ragazzo.

«Non posso credere di stare per dirlo, ma ti rendi conto che la tua famiglia è appena diventata la nostra principale indiziata?» gli domandò ancora.

Leonardo annuì. Anita avvertì una fitta di dispiacere per lui. C'erano pochi dubbi sul fatto che il suo bisnonno fosse un assassino, e probabilmente anche un altro membro della sua famiglia si era macchiato di azioni orribili, e ben più di recente. Non riusciva nemmeno a immaginare come potesse sentirsi il ragazzo in quel momento. 

«Basta indagini, basta domande, basta iniziative» intimò Leonardo «da qui in avanti ci pensiamo noi. Scopriremo chi ha ucciso Silvia e aggredito te, Anita, e se possibile scopriremo anche cosa è successo a Maria. Il test del DNA dovrebbe presto confermarci se quelle sono le sue ossa» s'interruppe, studiando per un attimo le espressioni dei presenti «ma anche se fosse dimostrato che si tratta effettivamente di lei per quanto riguarda il resto... non contateci troppo. Sono passati molti anni e, se davvero è stato Luigi a ucciderla, sarà difficile dimostrarlo. Lui è morto, e anche chi potrebbe essere a conoscenza di qualcosa difficilmente sarà disposto a parlare, come immagino ormai abbiate capito anche voi. Tuttavia faremo il possibile, come è nostro dovere»

Si interruppe, tornando a guardare con inusitata durezza l'amico di infanzia. «Ti aspetto in caserma entro la fine della giornata. Verrai e metteremo tutto a verbale». Si rivolse ad Anita, e il suo tono si addolcì percettibilmente. «Anche tu dovrai venire a sporgere denuncia formalmente...appena ti sentirai meglio».

Uscì dalla stanza, portando con sé le lettere.

In quella stanza calò il silenzio. Lo sguardo di Anita si fissò nuovamente su Leonardo.

«Dobbiamo parlare di nuovo con Giacomo» dichiarò decisa.

«Ma Lorenzo ha appena detto...» incominciò Alice.

«Lo so che cosa ha detto» la interruppe lei «ma sono sicura che Giacomo non ci abbia detto tutta la verità, e in questo momento, mi dispiace dirlo, sono parecchio incavolata con i Bianchi in generale. Sono stufa delle loro bugie e delle loro mezze verità.»

«Anche Giacomo era innamorato di Maria» esclamò d'un tratto Giulia. Tutti si girarono verso di lei.

«Scusate, mi è tornato in mente soltanto adesso» si giustificò «Maria una sera mi disse che anche Giacomo provava qualcosa per lei, e che la cosa che più le dispiaceva era di essere la causa della divisione tra i due fratelli.»

«Visto? Dobbiamo parlare con lui» insistette Anita.

«Oh no, mia cara» intervenne Beatrice con severa determinazione «tu fino a domattina non vai proprio da nessuna parte!»

Anita le lanciò un'occhiataccia, frustrata. Non le piaceva che qualcuno le dicesse cosa poteva e non poteva fare, nemmeno quando quel qualcuno agiva per il suo bene. Si rendeva conto anche da sola di non essere nelle condizioni di andare in giro a interrogare chicchessia. La testa pulsava in maniera allarmante, e la stanza sembrava girare intorno a lei, ma non riusciva a tollerare l'idea di doversene rimanere buona in disparte quando c'erano domande che esigevano delle risposte. 

«Non ti preoccupare, ci vado io» la rassicurò Leonardo. A quel punto, sconfitta, la ragazza annuì.

Sotto allo sguardo indifferente degli alberiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora