Capitolo 27 - Il muro del silenzio si rompe

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Camminarono insieme fino alla biblioteca. L'edificio era chiuso al pubblico ma Letizia le fece entrare dalla porta sul retro e le condusse in una saletta riservata ai dipendenti, un piccolo ambiente accogliente adibito al relax.

Le donne si sedettero sul divano e sulle sedie gentilmente offerte dalla bibliotecaria. La persona che stavano aspettando non era ancora arrivata.

Per ingannare l'attesa, Letizia offrì a tutte loro un tè caldo.

Anita lo sorseggiò lentamente, osservando curiosa quei volti femminili intorno a lei.

Serena e Letizia erano amiche di Silvia sin dai tempi dell'infanzia e sapeva che la donna, in quel suo modo sicuramente originale, aveva aiutato diverse persone nel corso degli anni, ma davvero non riusciva a capire.

Fissò la donna più anziana. Aveva detto di chiamarsi Margherita e, data l'età, di certo lei e Maria dovevano essere state giovani insieme eppure, proprio come gli altri, aveva sempre taciuto, accettando passivamente l'ipotesi fatta sulla donna. Davvero aveva creduto, come sembrano aver fatto tutti, che Maria fosse semplicemente fuggita da Altariva?

La donna seduta accanto a lei, che si era presentata come sua nipote Laura, colse il muto interrogativo espresso nel suo sguardo.

«Tutte noi abbiamo un debito personale nei confronti di Silvia» spiegò.

«Noi e molte altre» intervenne Monica, la sarta «noi siamo qui solo in rappresentanza, ma ti stupirebbe scoprire quante altre ce ne siano là fuori, pronte ad aiutarti. Quasi tutte le donne del paese saranno al tuo fianco da oggi in poi. Sappiamo cosa Silvia ha fatto per noi, per tante di noi, ed è il solo modo che ci sia rimasto per sdebitarci.»

Anita ancora non capiva. Silvia era una specie di strega, giusto? Aiutava le persone con i suoi tarocchi e i suoi incantesimi. Possibile che fossero così efficaci?

Ancora una volta Laura colse la sua incertezza.

«Silvia era una sensitiva, ma leggere le carte e preparare talismani era solo una piccola parte di quello che faceva. Non tutti lo sanno, ma Silvia aveva da tempo dedicato la sua vita ad aiutare le donne, quelle troppo deboli per aiutarsi da sole.»

Anita comprese.

«Aiutava le vittime di violenza?»

Laura annuì. Abbassò il capo e mormorò: «Di certo ha aiutato me.»

«Silvia ha avuto un'infanzia difficile» spiegò Letizia «sua madre aveva lasciato Altariva dopo il matrimonio ma il padre di Silvia... diciamo solo che non era una brava persona. Alla fine, aiutata dalla madre Lucia, aveva trovato il coraggio di sottrarsi alle sue violenze e di lasciarlo, tornando qui in paese, ma Silvia ormai aveva visto anche troppo. Già a dieci anni aveva deciso che avrebbe fatto quello sua nonna aveva fatto per sua mamma, che avrebbe aiutato le altre donne a sfuggire alle grinfie degli uomini che le opprimevano. Le avrebbe aiutate a ricostruirsi una vita.»

«Senza di lei forse noi... tutte noi, tranne Serena e Letizia, saremmo rimaste soltanto vittime» ammise Monica «ci ha aiutate a trovare quello che più ci mancava: il coraggio e l'amore per noi stesse, qualcosa senza cui non saremmo mai uscite dalle nostre storie d'amore malate.»

«Forse il nome di alcune di noi sarebbe addirittura apparso negli articoli di cronaca nera, se non fosse stato per lei» sussurrò Cristina, una giovane donna timida che lavorava in città, a pochi chilometri di distanza, come maestra elementare.

Una lacrima le scese lungo la guancia.

«Era il nostro sostegno, il nostro rifugio. Ci ascoltava, ci proteggeva e, se necessario, ci nascondeva.»

Sotto allo sguardo indifferente degli alberiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora