Capitolo 9 - Lettere

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Anita aveva preferito tornare a casa da sola, nonostante le proteste più o meno veementi di Silvia, Leonardo, Serena e una decina di altri avventori che avevano assistito alla scena tra lei e Bruno, e che si sarebbero sentiti più tranquilli se l'avessero saputa in compagnia.

Era profondamente dispiaciuta per i fastidi che aveva già arrecato. Si vergognava sinceramente del fatto che avessero dovuto assistere a un simile spettacolo e non desiderava essere di ulteriore disturbo.

Si rendeva conto di essere in uno stato molto vicino allo shock. Nonostante questo era riuscita comunque a percorrere con successo la via che la separava dalla sua casa, dal suo rifugio. Nessuno le aveva fatto domande, nessuno le aveva chiesto spiegazioni e nessuno aveva commentato quanto da lei raccontato spontaneamente, ma era certa che, il giorno dopo, l'accaduto sarebbe stato sulle bocche di tutti. Quello e il mistero svelato circa la sua professione.

Si fermò davanti al cancello, scossa, turbata. Il tremito che il calore del caffè che le era stato offerto da Serena aveva placato si rifece vivo.

Lo aveva fatto. Dopo due anni trascorsi a evitarlo aveva affrontato Bruno. Capiva che l'atteggiamento dell'uomo nei suoi confronti era profondamente malsano ma non aveva paura di lui, si era sempre rifiutata di averne. Semplicemente non le piaceva discutere con gli altri, persino quando sapeva di essere dalla parte della ragione e quella di quel pomeriggio era stata decisamente la madre di tutte le discussioni.

Per il momento non avrebbe parlato dell'accaduto ai suoi genitori. Non voleva che si preoccupassero per lei più di quanto non facessero già. Forse avrebbe chiamato Carrie, Clara o Simona, una qualsiasi delle amiche che negli anni le erano state vicine. La solitudine normalmente non le pesava ma in quel momento avvertiva forte la necessità di sentire una voce amica, qualcuno che la confortasse, che le assicurasse che sarebbe andato tutto bene. Quasi certamente non avrebbe chiamato nessuna di loro, non quel giorno, non mentre era così turbata. Solo a Catherine avrebbe raccontato qualcosa, perché davvero non avrebbe potuto fare diversamente. Se per caso qualche voce sui burrascosi eventi del pomeriggio avesse raggiunto le orecchie sbagliate, se fosse approdata su uno dei quei blog che parevano divertirsi a violare la sua privacy e lei non l'avesse preventivamente avvisata, in modo da metterla in condizione di evitare una potenziale catastrofe per l'immagine che aveva costruito di lei, la sua agente avrebbe voluto la sua testa.

Mentre stava per aprire il cancello, si accorse che qualcosa sporgeva dalla buca delle lettere. Non si aspettava di ricevere posta così presto. Estrasse la busta. Era una involucro grande e spesso, bianco e recava l'indirizzo dello studio di avvocati che aveva curato le ultime volontà dello zio Giovanni.

Anita era perplessa. Lei e i genitori avevano seguito con diligenza ogni aspetto della successione, assolvendo a tutti gli obblighi previsti, e tutto era filato liscio e senza intoppi. A parte lei e suo padre, lo zio Giovanni non aveva altri parenti in vita. Non era mai stato sposato e non aveva mai avuto figli, dunque non c'era nessuno che potesse contrastare le sue volontà.

Si affrettò a entrare in casa.

Appoggiò la borsa accanto alla porta. Dopo aver messo a scaldare l'acqua per il tè si accomodò sulla poltrona del salotto e aprì la busta.

Come in un gioco delle matriosche a scivolare fuori fu un'altra busta più piccola, insieme a un foglio dattiloscritto che le cadde in grembo. Anita lo raccolse e lo esaminò. Riconobbe subito la firma, quella dell'avvocato Dardi. Gli occhi corsero veloci tra quelle poche righe, saltando da una parola all'altra. Per la terza volta in quella giornata le mani che stringevano la carta presero a tremare.

L'avvocato dichiarava che, come da istruzioni ricevute da Giovanni durante il loro ultimo colloquio, le consegnava l'ultima lettera di suo zio, la quale per sua esplicita volontà avrebbe dovuto esserle recapitata solo se e quando avesse deciso di prendere possesso della casa di Altariva.

Sotto allo sguardo indifferente degli alberiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora