Sotto allo sguardo indifferente degli alberi

Epilogo

Il processo a Daniele Bianchi sarebbe iniziato a breve, così come quello a Gigliola Bucci.

Tutto era cambiato. Le ossa di Maria erano state tumulate nel cimitero locale, in una tomba pagata da Lidia Bianchi. Sulla lapide aveva fatto incidere una seconda targa, per commemorare la minuscola vita che era finita nel momento in cui Francesco Bucci aveva affondato il coltello nel corpo della donna.

Anita era rimasta ad Altariva e così anche i Bianchi. Lo scandalo era stato per loro un duro colpo, ma in quella terra c'erano le loro radici, la loro identità e, anche se non lo avrebbero mai ammesso, i loro cuori. Il loro patrimonio era abbastanza solido da reggere il colpo.

Lei e Leonardo, dopo l'arresto di Gigliola, non si erano più visti, si sarebbero incontrati quel giorno per la prima volta dopo più di quattro mesi di lontananza. 

Sapeva che lui non era stato bene. Quella vicenda aveva lasciato il segno, su lui più che su tutti gli altri, ma aveva rispettato il suo desiderio di quiete e solitudine. Sapeva che Letizia, Serena e le altre donne del paese lo avevano tenuto d'occhio anche per lei. Aveva atteso che fosse lui a chiamare e finalmente, il giorno prima, lui l'aveva fatto.

Avevano deciso di incontrarsi da "La donna cortese", un terreno neutro. Ad Anita stava bene, era certa che la sua casa fosse ancora pregna di troppi ricordi recenti e dolorosi. Non voleva gettare sale sulle sue ferite ancora aperte. 

Quando arrivò, trovò Leonardo  già seduto a uno dei tavoli. I suoi capelli erano più lunghi di quello che ricordava, le occhiaie più profonde, ma il viso era rasato di fresco e i vestiti puliti e curati. Bene, era un buon segno.

Si sedette di fronte a lui e per un momento rimasero a guardarsi, solo a guardarsi.

Fu lui a rompere il silenzio per primo: «Non pensavo che saresti rimasta» ammise.

Lei si strinse nelle spalle.

«E perché mai? Perché nell'arco di breve tempo due miei compaesani hanno cercato di uccidermi?» domandò ironica. Lui abbassò gli occhi, imbarazzato. Lei sorrise, un sorriso dolce. «Io non scappo, te l'ho già detto. E poi, ora che tutto è tornato tranquillo il posto davvero non è male.»

Leonardo scosse la testa.

«Perché sei gentile con me?» le domandò a bruciapelo.

Anita sbatté le palpebre. «C'è qualche motivo particolare per cui non dovrei esserlo?»

Lui scoppio a ridere, una risata caustica.

«Qualche motivo particolare? Dunque, vediamo... la mia curiosità ha causato la rovina di due famiglie, una delle quali, tra l'altro, era la mia, e ha portato alla morte di due persone innocenti, una delle quali era tuo zio, oltre ad avere rischiato di farti ammazzare. Due volte. Ho dimenticato qualcosa?»

Anita si sporse verso di lui. Lei era riuscita a riemergere da quel mosaico di orrore che aveva visto dipanarsi dinanzi ai propri occhi, era riuscita a scendere a patti con la propria parte di responsabilità nello sconvolgimento della tranquilla vita di quel paesino tra i colli, Leonardo invece, aveva ancora tanta strada da fare. Gli strinse la mano. Lui tentò di sottrarsi al suo tocco ma la sua presa era ferma.

«Ora tu mi ascolterai con attenzione» dichiarò con tono deciso, fissandolo dritto negli occhi «non voglio mai più sentirti dire simili idiozie. Francesco ha distrutto la propria famiglia nel momento in cui ha affondato un coltello nel cuore di Maria. Il tuo bisnonno ha distrutto la tua nel momento in cui, pur sapendo cosa quell'uomo aveva fatto, ha deciso di mantenere il silenzio. Lo avrà anche fatto per evitare al suo amato figlio il trauma di venire a scoprire di essersi innamorato della propria sorella, ma resta comunque sbagliato. Tuo fratello, mi spiace dirlo, è un pazzo, quindi direi che le sue azioni si commentano da sole. Silvia poi aveva iniziato a fare domande molto prima che le facessi tu. Per quanto riguarda mio zio» Anita sospirò «mio zio è morto a causa del tumore, Gigliola davvero non può attribuirsi il merito della sua dipartita.»