Capitolo 15 - Il capofamiglia

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Anita osservò la ragazza avvicinarsi al loro tavolo; una loro coetanea dalla corporatura minuta, gli occhi castani e i capelli color miele. Vide lo sguardo di Leonardo illuminarsi e subito capì che quella doveva essere la sua fidanzata.

Avvertì un pizzico di delusione. Era assurdo e insensato; soprattutto dopo quello che era successo con Bruno il giorno prima non aveva assolutamente intenzione di innamorarsi di nuovo, non nel prossimo futuro, almeno. Con riluttanza, però, doveva ammettere che Leonardo era un ragazzo davvero bello e in più sembrava un tipo piuttosto interessante.

Leonardo accolse la giovane con un abbraccio poi, voltandosi verso di lei disse: «Anita, ti presento Alice, la mia ragazza.»

Alice le strinse la mano. Aveva davvero un bel sorriso.

«È un piacere conoscerti, Anita. Leonardo mi ha detto che sarebbe venuto qui con te stasera e ho deciso di passare. Volevo assolutamente conoscerti.»

«Piacere mio» replicò Anita, contagiata dalla cortesia dell'altra.

Un'espressione di sincera preoccupazione si dipinse sul viso di Alice.

«Leonardo mi ha raccontato quello che è successo ieri. Come stai? Va tutto bene?»

«Adesso sì, ti ringrazio. È stato semplicemente... inaspettato» minimizzò.

Alice le strinse la mano.

«Sono sicura che sia stato orribile. Se hai bisogno di parlarne, io ci sono.»

La ragazza apprezzò moltissimo le parole e le intenzioni dell'altra, ma la preoccupazione del prossimo nei suoi confronti la faceva sempre sentire a disagio. Leonardo se ne accorse.

«Che ne dite se adesso andassimo tutti insieme a prendere un gelato, visto che abbiamo finito di cenare?» propose.

La proposta venne accolta con entusiasmo. Il ragazzo, da buon cavaliere, avrebbe voluto pagare il conto per intero ma Anita non sentì ragioni.

«Ricca di mio» gli sussurrò senza farsi sentire da Alice, pagando metà della consumazione.

I tre uscirono insieme nella calda sera estiva. La gelateria non era lontana. Quasi tutte le attrazioni gastronomiche di Altariva erano concentrare nella medesima zona.

Trovarono una panchina libera in piazza e si sedettero per gustare il gelato con calma.

Alice sommerse Anita di domande sulla sua vita e sul suo lavoro. L'entusiasmo della ragazza era riuscito a vincere la sua timidezza.

A un certo punto vide il viso di Leonardo, che le osservava sorridendo, mutare di colpo espressione. Una tensione improvvisa ne irrigidì i lineamenti. Anita seguì la direzione del suo sguardo e vide un uomo venire verso di loro.

Era alto, sulla cinquantina, con i capelli neri che andavano tingendosi di grigio, una corporatura robusta, un portamento fiero e gli stessi occhi color fiordaliso di Leonardo e Daniele. Anita non ebbe difficoltà a immaginare di chi potesse trattarsi.

«Papà» lo accolse rigidamente Leonardo, quando si fermò davanti a loro, confermando così la prima impressione della giovane.

«Figlio» replicò l'uomo nel medesimo tono. Poi si rivolse ad Alice: «è un piacere rivederti, Alice.»

«Anche per me, signor Bianchi» assicurò lei, alzandosi e stringendogli la mano.

Il suo sguardo si spostò su Anita, che si era limitata a studiarlo in silenzio.

«Non mi presentate la vostra nuova amica?» domandò a quel punto.

«Papà, lei è Anita Lari. Anita, lui è mio padre, Matteo Bianchi» disse meccanicamente Leonardo.

Gli occhi dell'uomo s'illuminarono, accesi dalla luce improvvisa della comprensione.

«Ah sì, la nipote di Giovanni» mormorò, allungando la mano. Lei gliela strinse. 

Una stretta di mano può dire molto di una persona. Dietro insistenza di Catherine, Anita aveva perfezionato la propria fino a raggiungere quel giusto grado di fermezza che non era prepotenza, ma Matteo Bianchi le strinse la mano come se volesse stritolargliela.

«Conoscevo bene tuo zio, ho venduto io la casa a lui e a suo fratello. Brave persone, anche se forse un po' troppo curiose» commentò. «Ho sentito dire che sei una scrittrice, ma non mi è mai capitato di leggere niente di tuo» aggiunse.

Era forse malcelata sufficienza quella che aveva sentito nella sua voce? 

«Non mi stupisce. I miei libri non sono stati ancora tradotti. Finora ho scritto sempre e solo in inglese» spiegò lei. Non le era piaciuto il tono scettico usato dall'uomo, né il commento fatto su suo zio; ma la sua voce non tradì il fastidio che provava. Catherine si era assicurata che anche in questo divenisse piuttosto brava. Non sempre i lettori erano garbati o educati come si sarebbe potuto sperare. Alcuni di loro talvolta potevano risultare saccenti, insistenti, o semplicemente sgradevoli, ma persino davanti ai commenti più fastidiosi lei aveva imparato a mantenere intatta una facciata di imperturbabile cortesia. 

Matteo Bianchi non si curò di rispondere, domandò invece: «Mio figlio ti ha già raccontato del terribile passato di noi Bianchi, di come nel Medioevo sacrificassimo le vergini per accrescere le nostre fortune?»

Dunque erano quelle le storie cui aveva fatto riferimento Daniele! Con tutto quello che era successo aveva completamente dimenticato di prendere in prestito il libro sulle leggende di Altariva.

«No, non mi ha raccontato nulla del genere» replicò. Una storia del genere appariva irrealistica, certo, ma quello che avevano da poco scoperto su Maria e Giorgio Bianchi era tutt'altra questione. 

Anita era timida per natura, ma se c'era una cosa che non sopportava era l'arroganza. Tendeva a reagire col sarcasmo. Questo era un difetto che, nonostante tutti i propri sforzi, nemmeno la sua agente era stata in grado di correggere. Con un sorriso amabile aggiunse quindi: «In ogni caso, dal momento che non rientro più nella categoria non ho niente di cui preoccuparmi, giusto?».

Alice sgranò gli occhi e Leonardo mascherò a stento un sorriso. Suo padre, però, ignorò a bella posta la sua battuta.

«Mi sorprende. Leonardo non perde occasione per gettare discredito sul buon nome di famiglia» disse Matteo, lanciando al figlio un'occhiata carica di spregio.

«Non do credito alle voci che girano. Preferisco giudicare le persone per conto mio» replicò lei, caustica. Sì, Catherine le aveva insegnato a reagire con calma ai commenti dei lettori saccenti...ma lui non era un suo lettore, dunque, che diamine, poteva pure permettersi di buttare alle ortiche la cortesia!

Un'ombra attraversò lo sguardo di Matteo, ma non replicò. Guardò l'orologio.

«Ora devo proprio andare, è stato un piacere averla conosciuta, signorina Lari. Alice, figlio.»

Senza attendere risposta s'incamminò in direzione della Rocca.

Dunque era quello il capofamiglia Bianchi. Se per il maggiore dei suoi figli ancora non sapeva decidersi, nel suo caso davvero non aveva dubbi: lui proprio non le era piaciuto.

«Quell'uomo era Matteo Bianchi, hai appena mancato di rispetto a Matteo Bianchi» mormorò Alice, scossa.

«So chi è, e non sono per niente impressionata» dichiarò decisa Anita.

Leonardo questa volta rise apertamente.

«Stupendo» dichiarò «assolutamente stupendo.»

Alice scosse il capo. Aveva da tempo rinunciato a capire il proprio ragazzo, perlomeno quando si trattava della sua famiglia. Pescò invece dalla borsa un foglietto e una penna, vi annotò il suo numero di telefono e lo porse ad Anita. 

«Chiamami quando vuoi. Vorrei davvero che io e te diventassimo amiche». Lanciando un'occhiata alla strada dove era sparito il padre di Leonardo aggiunse sottovoce: «Ho l'impressione che avrai bisogno di tutta l'amicizia che riuscirai a ottenere.»

Sotto allo sguardo indifferente degli alberiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora