-Capitolo 5-

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Deian:"È permesso?" Sento la voce di mia madre dall'altra parte della porta, mentre noto che la maniglia d'oro della mia camera si abbassa lentamente

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Deian:
"È permesso?" Sento la voce di mia madre dall'altra parte della porta, mentre noto che la maniglia d'oro della mia camera si abbassa lentamente.
Ripongo la pistola appena caricata nel retro del pantalone.
"Avanti." Dico stiracchiando le membra.
Sono le nove di sera e io non chiudo occhio da quarantott'ore.
Ho avuto una riunione importante con alcuni messicani stanotte.
Ho deciso di sollevare definitivamente il cognome della mia famiglia.
Voglio mettere tutto in gioco e portarla in cima al potere. Esattamente dove nessuno è mai arrivato.
Sono anni che ci penso. Prima era solo una fantasia perché ero un ragazzino. Ma adesso.. ora che ho stretto l'affare del secolo farò come voglio.
Anche se fin quando ci sarà mio padre in vita sarà complicato, perché la lealtà e le nostre leggi verso la famiglia non mi permettono di farlo fuori e di prendere il suo posto prima della sua morte naturale, per quanto vorrei.
Ci sono delle regole da rispettare.
Infrangerle vorrebbe dire disonorare il nostro cognome, quindi ho già messo in considerazione ogni possibile conseguenza delle mie azioni in modo che io faccia tutto correttamente.
Ho quindi stretto un'alleanza con il boss di un cartello messicano potente, per mettere radici anche nel loro territorio e gestire insieme le terre.
Abbiamo bisogno di espanderci.
Sono sicuro che mio padre non dirà mezza parola a riguardo. Anche perché tutto questo andrebbe a suo vantaggio visto che al momento è lui a capo della famiglia.
Funzionerà, ne sono sicuro, ma ho bisogno che ogni componente di questa famiglia si fidi di me.
Perché insieme dobbiamo fottere i russi del cazzo.
Questi stronzi pensano di poter prendere in giro chiunque, senza che nessuno sappia niente.
Ma io sono come Dio. Ho occhi e orecchie dappertutto.
E ho anche dei file segreti che potrebbero scatenare l'ira di altri clan italiani contro di loro, oltre quella dei messicani.
Grazie a questo ho tutta l'intenzione di sfruttarli, visto che stanno trafficando con i nostri territori e con le nostre donne. E gli unici ad esserne a conoscenza siamo io e Rafael, il cazzo di re del Messico.
Non peraltro mio padre ha scritto il mio nome nel testamento della successione del potere.
Sono io che prenderò il suo posto perché nessuno è come me.
Perciò è bene che adesso tenga solide le fondamenta della famiglia Scalise e che faccia fuori tutti i traditori prima che sia troppo tardi.
Afferro una t-shirt a maniche corte dall'armadio, nel frattempo mi accorgo che un paio di occhi verdi mi stanno fissando.
Mia madre mi esamina in silenzio, incrociando le braccia snelle al petto.
È una donna in forma, con i capelli neri e corti e un fascino tutto suo.
Ma è un'incredibile figlia di puttana.
"Dove sei stato stanotte Deian? Le figlie di Dominik sono atterrate in Italia, per conoscerti." Porta le mani sui fianchi riferendosi a suo cugino.
Tutta l'aria esce velocemente dai miei polmoni mentre un lampo mi attraversa il viso.
Vedo annebbiato
"Affari." Dico solo.
Non devo darle spiegazioni.
Finisco di vestirmi per poi controllare che nel borsone di pugilato tutto sia stato lavato e piegato a dovere dal personale della villa.
Stasera ho l'ultimo incontro della settimana.
"Ancora con questa storia? Non sposerò nessuna delle due sorelle." Quando lo dico mia madre mi sorride ed è pura malvagità.
Delle volte è proprio lei stessa a ricordarmi da chi ho ereditato certi tratti psicopatici.
"Non ti lascerò sposare la prima donnaccia che incontri Deian. Katia e Kesha sono di famiglia. Ragionaci.." Questa donna ha dei seri problemi se pensa che io sposerò mia cugina.
Io non sono come loro, l'era dei matrimoni combinati è finita da tempo. Mi viene la nausea al solo pensiero.
"Mi fanno schifo." Sono due puttane, non glielo dico ma lei lo capisce da sola attraverso il mio sguardo, tanto che si irrigidisce guardandomi storto.
"Sta zitto Deian! Non capisco perché ti piaccia tanto essere l'eccezione di tutto. Letteralmente di tutto. È da quando sei piccolo che fai come ti pare, ma ora è finito questo momento! Mi sono stancata di stare a sentire i tuoi capricci! In questa casa comandiamo io e tuo padre, perciò decidiamo noi per la tua sorte!" Mi sforzo a guardarla e a sorriderle in segno di sfida.
Che cazzo vuole da me? Sta seriamente cercando di farmi perdere la pazienza?
Perché ci sta riuscendo bene.
"Noi pensiamo alla tua felicità!" Quando pronuncia queste parole non ci crede nemmeno lei.
È una brava manipolatrice, e questo lo sappiamo tutti. Il punto è che lo è proprio con la sua famiglia, è questo a fare schifo.
"Deian?" All'improvviso la voce sottile di mio fratello Teo mi porta a voltare la testa di scatto.
Mi acciglio.
Che cosa ci fa qui?
È in piedi come uno zombie e mi sta fissando.
Lo trovo davanti alla porta della mia camera con un pigiama azzurro e il braccio destro ingessato.
Mi chiedo da quanto sia qui.
"Teo? Che cosa ci fai sveglio a quest'ora del mattino?" Mia madre subito prende parola, ma mio fratello viene verso di me ignorandola completamente.
Ha delle occhiaie profonde sotto gli occhi, le ho viste poco prima di voltare la testa per non dover continuare a guardare il suo volto pallido e segnato dalle botte.
"Che cosa c'è Teo?" Domando reprimendo questo senso di rabbia che mi sta divorando lo stomaco.
È un fottuto bambino. E mio padre lo sta torturando come se fosse un animale.
Una parte di me si chiede come possa fare questo ai suoi figli.
Ma poi improvvisamente le braccia di Teo sono intorno al mio bacino e tutto si riduce e al suo pianto. Al pianto disperato di mio fratello.
Sento le mani tremare, prudere dalla voglia di ammazzare tutti in questa casa.
E Teo lo sa che quando si tratta di lui ho una debolezza.
Per questo la mia mano è già tra i suoi capelli.

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