-Capitolo 33-

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Talìa:Siamo dentro

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Talìa:
Siamo dentro.
Tutto è confuso intorno a noi. Voci, spari e quant'altro. Il magazzino è distrutto.
"Per di qua!" Esclama Fatima facendomi un cenno con la mano, quindi in punta di piedi la seguo e ci dirigiamo lungo un corridoio rovinato che scopriamo condurre al deposito delle armi.
Non appena faccio capolino nella stanza una pozza di sangue mi salta all'occhio facendomi accapponare la pelle.
Sento i miei occhi inumidirsi ma Fatima mi fa cenno di rimanere in silenzio.
Maledizione.
La mia mente subito ricollega il sangue a Deian.
Se gli appartenesse? Se fosse ferito gravemente?
Mi si drizzano i capelli al solo pensiero.
"Sono passati di qua. Guarda." Mormora la mora dai cristalli neri, esattamente come quelli di suo fratello mentre indica un proiettile conficcato nel muro e l'armadio delle armi, in parte già ripulito.
Poi un sussurro, come una lamentela lontana.
"Deian.." Sibilo impallidita. Scatto fuori dalla stanza alla velocità della luce senza pensare alle conseguenze.
Una mossa sciocca, certo, ma impulsiva.
Ho l'adrenalina che mi scorre nelle vene, oltre a questo non ho intenzione di starmene con le mani in mano.
Ormai ci sono dentro tra capo e collo.
"No Talìa!! Ferma!" Sento che Fatima prova ad inseguirmi, ma nonostante la mia gamba fuori uso riesco a trascinarmi davanti ad una porta di metallo che scopro condurre in uno scantinato.
La scalcio delicatamente con il piede.
C'è un odore tremendo di morte e muffa qua dentro.
"Talìaa.." Canticchia d'un tratto questa voce inquietante che mi fa rabbrividire.
Sgrano gli occhi.
La paura mi congela persino le vene. Sento ogni atomo del mio corpo esplodere, insieme a questa terribile sensazione di vuoto sotto ai piedi.
Mi stavano aspettando.
Le mie dita raggiungono la bocca in modo da tapparla per non emettere alcun suono, mentre mi lascio alle spalle il primo scalino per raggiungere lo scantinato.
"Abbiamo compagnia!" Osserva di nuovo questo tizio sconosciuto.
"Talìa scappa! Vattene!" Questa è la voce di Santo, susseguita da un urlo agghiacciante.
No.. che cosa gli stanno facendo?
Sento dei borbottii incomprensibile e una rapida serie di botte.
"Fermati cazzo!" Ecco che Fatima mi raggiunge in tempo, tenendomi ferma dal braccio per farmi ragionare.
"Io.. io non posso." Le dico con gli occhi colmi di lacrime. Hanno bisogno del mio aiuto.
"Non ti lascerò morire." Il suo sguardo è continuamente fisso su di me.
"Nemmeno Deian lascerà che tu muoia in questo modo, per aver tentato di salvarlo. Ne lascerà morire il vostro bambino." C'è troppa confusione nella mia testa, e rabbia.
L'ansia accelera i miei battiti.
Non credevo che la situazione fosse tanto grave, quindi non ho escogitato piani, mi hanno colta alla sprovvista.
Perciò questa è l'unica soluzione.
"Talìa.. ti prego." Un altro rumore e sobbalzo.
So che questa sarà la mia condanna a morte, ma.. io non posso perdere Deian. La parte umana di me non riuscirebbe mai ad accettarlo.
"Non essere stupida! Non puoi scendere la sotto, è una trappola!" Fatima strattona il mio braccio lanciando in terra il suo passamontagna.
L'attimo dopo ho già raggiunto il fondo della scalinata.
Non so come abbia fatto a liberarmi dalla sua presa, so soltanto che la mente mi sta urlando di tornare indietro, di trovare una soluzione migliore ma il cuore sussurra il contrario.
"Mi dispiace." Una lacrima mi riga il viso.
Poi li vedo, nonostante l'illuminazione leggera dell'unica lampada al centro della stanza, quando volto la testa riconosco tutti quanti.
Deian in ginocchio e con una catena arrugginita che li circonda la gola, dietro di lui quello che credo sia Dominik e i suoi due scagnozzi che mantengono Santo ed Adrian dalle braccia per impedirgli di muoversi, pur essendo feriti gravemente tutti quanti.
"Ben arrivata bambola. Ti stavamo aspettando."
Il mio sguardo è fisso sul volto martoriato di Deian, che mi trafigge silenziosamente per essere scesa qua sotto. Ma dura davvero poco perché l'istante dopo ho già perso il suo contratto visivo. Non ha il coraggio di guardarmi negli occhi per vergogna. Credo.
Sputa sangue dalla bocca ma continua a tenere la testa inclinata verso il basso.
"Che cosa ti hanno fatto?" Bisbiglio scioccata senza rendermi conto che adesso il mio volto è completamente ricoperto di lacrime, ma non appena provo ad avvicinarmi ecco che mi ritrovo una pistola puntata dietro la nuca.
È allora che gli occhi del futuro padre di mio figlio raggiungo i miei, poi la mia ferita alla gamba che cola sangue.
Quegli splendidi bottoni neri che adesso sembrano quelli del diavolo perché sputano rabbia a tutto andare.
Hanno perso il loro colore naturale, la loro calma determinata, trasformandolo e facendo sì che le emozioni prendano il sopravvento.
Una cosa che succede raramente con lui.
Ma d'altronde, per me i suoi occhi da demone rimarranno per sempre i più belli al mondo. Gli unici che hanno saputo capirmi nel modo giusto, che hanno visitato gli angoli più remoti e profondi di me, senza mai giudicarmi.
Gli unici che vorrò per sempre addosso.
Quelli del mio Deian.
"Non toccatela!" Ringhia lui tra i denti prima che Domink tiri la catena attorno al suo collo e lo strattoni come un animale.
Lentamente alzo le mani sopra la testa in segno di resa.
"Prendete me al suo posto." Dico rapidamente e alcuni di loro scoppiano a ridere.
"Dominik.. ti supplico." Insisto congelata, intorpidita e scioccata.
"Che cosa vuoi ottenere? Qual'è lo scopo di tutta questa tortura? Forse.. vendicare la morte di tua figlia Katia?" Oso chiedere e il suo sguardo si rabbuia.
"Non osare pronunciare il suo nome! Voi.. non potete farlo! Voi bastardi che le avete strappato la vita!" Urla facendomi sobbalzare.
Ed ecco che l'uomo alle mie spalle che teneva la pistola puntata dietro la mia nuca adesso mi gironzola intorno per incutermi più timore, finendo per inchiodare i piedi davanti a me e sorridere lievemente.
È uno psicopatico.
Il modo sereno in cui solleva il coltello sulla mia gola e la pistola che trascina contro il mio petto è la conferma alla mia teoria.
O forse è semplicemente troppo stupido.
"La tua troia è così carina, Deian." Il tipo fa pressione e preme la punta del coltello sul mio collo, facendomi emettere un debole verso di dolore, prima di tracciare vicino al mio seno una croce immaginaria con l'altra arma.
Sì lecca poi il labbro inferiore.
"Potrei prenderla in prestito per qualche ora."
"Fottiti, porco schifoso." Lo guardo storto, facendo sì che prema la lama più in profondità, tagliandomi la pelle e l'anima.
Grido leggermente quando un rivolo di sangue mi cola fino al ventre. Deian non appena lo nota attenta di liberarsi dalla catena che lo tiene prigioniero.
"Ti ammazzo con le mie stesse mani se osi farle del male. Mi hai sentito coglione? Sei un uomo morto se la sfiori! Lei è mia." Strepita fuori di sé, mentre anche Santo e Adrian minacciano gli altri scagnozzi.
Ma Deian, Deian è il peggiore.
La sua rabbia disumana quasi mi impressiona.
"Farò peggio di ciò che ho procurato a tua figlia se vi azzardate a toccarla un'altra volta, te lo assicuro Dominik. Una volta che mi sarò liberato di questa catena scuoierò la vostra pelle, vi aprirò come maiali bastardi e spedirò la carne alle vostre famiglie, in modo che possano mangiarvi per cena ignari e contenti." La sua voce letale arriva chiara a tutti quanti, che per istinto stanno in silenzio qualche secondo.
Tutti sanno che Deian non fa mai niente per metà, ormai ho imparato a conoscerlo anche io.
Quando il suo sguardo incontra il mio non riesco a dire nulla né a muovermi, vorrei soltanto correre da lui e abbracciarlo, per un istante penso veramente di farlo finché non vengo catturata da una figura accovacciata sul pavimento, in un angolo buio della cantina.
Riconosco Erik e sbarro gli occhi.
Santo cielo. Come l'hanno conciato?
Gran parte del suo volto è sfregiato, i vestiti sono inzuppati di sangue e dalla posizione disumana penso abbia anche un piede rotto. Non da segni di vita, niente di niente.
È morto..?
Le domande mi annebbiano le mente e desidero tanto piangere ma quando lo vedo muovere le dita della mano capisco al volo che sta cercando di dirmi qualcosa.
Qualcosa che gli altri non devono vedere, e che non immaginano perché lo pensano morto.
Ho il cuore che batte ad una velocità fuori dal normale per l'ansia della situazione.
È vivo, continuo a pensare dentro di me.
Sono grata a chiunque l'abbia risparmiato, anche se un'idea ce l'avrei.
Quando gli lancio l'ennesima occhiata furtiva noto che sta tentando di conversare tramite dei piccoli movimenti con le dita, non posso ignorarlo ma sono costretta a girarmi più volte per non insospettire questi stronzi.
Tutto questo finché Dominik non spezza il silenzio.
"Sebastian!" Urla e io sussulto.
Chiama l'uomo davanti ai miei occhi che decide finalmente di riporre le armi nel retro del pantalone e soltanto dopo avermi stampato un disgustoso bacio sulla fronte, di allontanarsi, ignorando l'ennesima minaccia di morte da parte di Deian.
"Sebastian, mostra le foto al nostro amico." Gli ordina il suo capo tirando una pacca sulla spalla di Deian.
Che Dio mi perdoni per quello che sto per fare.
E che mi protegga. Sopratutto.

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