-Capitolo 20-

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Talìa:La delusione sul volto dei miei genitori mentre mi fissano è percepibile agli occhi di tutti quanti

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Talìa:
La delusione sul volto dei miei genitori mentre mi fissano è percepibile agli occhi di tutti quanti. Ma fa male come un'accoltellata al petto.
Vedo i loro sguardi spenti. L'espressione di chi ha appena realizzato che ha vissuto all'oscuro della verità per molto tempo, un'espressività diversa che ti devasta.
Perché hanno ragione, io li ho presi in giro dal principio.
Quando alzo gli occhi al cielo per prendere un grosso respiro, vedo il mio papà sorpassare la massa di gente e venire verso di me, per poi afferrarmi bruscamente il polso mostrandomi tutta la sua rabbia.
"Che cosa sta dicendo questo criminale?" Balbetta con gli occhi sgranati e lucidi. Mi si spezza il cuore a vederlo in queste condizioni.
Loro non sanno la realtà dei fatti, non sanno del lavoro al Joia e del fatto che ho intrapreso una relazione con Deian e con il suo mondo.
Non sono più la loro dolce Talìa. Sto cambiando e me ne sto rendendo conto.
Come posso farglielo capire?
Maledizione.
Credo che sia arrivato il momento di sputare il rospo una volta e per tutte, anche se non gli piacerà per niente quello che ho da dirgli.
Ma davanti a tutte queste persone mi sento a disagio. Alcuni di loro sono vicini di casa, altri sono vecchi amici.
Mi mordo il labbro, strofinandomi una mano tra i capelli per il nervosismo.
Ho il cervello in pappa.
I miei genitori mi fissano sconvolti, perché nemmeno loro sembrano riconoscermi più.
"Papà io.." Ingoio un nodo doloroso di saliva, ma il mio sguardo si incastra con quello di Deian e improvvisamente incomincio a piangere.
Lui mi ha appena rovinato la vita. Sapeva che questa storia doveva rimanere segreta per il momento, credevo che fosse chiaro. Ma non glien'è importato niente, lui ha voluto far capire ad Erik che è il più forte e che mi ha in pugno, ecco che cosa ha voluto fare.
Gli è fregato soltanto di se stesso e della sua fottutissima reputazione.
Mi strofino le labbra in modo nervoso perché so che mi sta fissando poco più in là, ma è cattivo, molto cattivo e non so come reagirebbe se provassi a negare tutto.
"Talìa! Parla! Perché uno Scalise dice questo di mia figlia? Che cosa centri tu con questa famiglia?! Cosa centri tu con questo avanzo di galera?!" Mio padre è fuori di se. Urla e si agita mentre mi strattona davanti a tutta questa gente senza preoccuparsi del fatto che adesso Deian è proprio dietro di me e lo sta fissando in modo aggressivo.
Vedo papà indurirsi, prima di puntare il dito contro l'uomo alle mie spalle e stringere i denti.
"Lurido bastardo! Come osi definire tua mia figlia?!" Incomincia ad avanzare verso di lui ma cerco in tutti i modi di trattenerlo perché so già che scoppierebbe il caos se mio padre gli provasse a mettergli un solo dito addosso.
Mi sento il peggior fallimento di sempre.
Come ho potuto fare questo alla mia famiglia? Ho sbagliato tutto.
È tutta colpa mia.
"Ricorda chi cazzo hai davanti prima di parlare." Deian allunga una mano e quando mi tocca il collo capisco che mi ritrovo già alle sue spalle. Il silenzio cala tra di noi.
Lui e mio padre sono faccia a faccia ed è letteralmente uno dei momenti più brutti della mia vita, se non il peggiore.
Ma prima ancora che io abbia la possibilità di dire qualcosa,vengo colta di sorpresa dal rumore delle ruote di una macchina che stridono contro l'asfalto.
Questo caos fa scattare tutti quanti.
Volto la testa alla velocità della luce e mi accorgo che un signore di una certa età ma molto elegante e raffinato sto scendendo dalla sua auto costosa e sta avanzando verso di noi.
Deian si rabbuia visibilmente, mentre punta lo sguardo su di me e mi rivolge un cipiglio letale.
"Signor Ferrari è tutto sotto controllo. Sono Antonio Scalise, molto piacere." Non posso crederci.
Che cazzo significa questo?
Strabuzzo gli occhi per poi sentire la tensione in tutto il corpo aumentare a dismisura quando mio padre gli stringe la mano, titubante. Sento la pelle accaponarsi.
È il padre di Deian. Cazzo.
Involontariamente faccio un passo all'indietro e nel giro di mezzo secondo mi ritrovo la mano tatuata della causa di tutto questo casino intorno al mio braccio. Si ferma a guardarmi come se avesse il desiderio di far svanire la mia preoccupazione, ma lo spingo dal petto.
"Sai che cosa hai appena fatto?" Altre lacrime veicolano sul mio viso, non mi rendo nemmeno conto che sto piangendo.
In questo momento penso solo che sia un grande ipocrita.
Alcuni ragazzi nel frattempo portano via Erik, altri afferrano Deian dalle braccia e dal collo come se fosse un animale impazzito e lo trascinano lontano da me.
Mi fa male da morire. Lo odio con tutta me stessa, lo odio. Non posso credere che abbia fatto tutto questo davanti alla mia famiglia.
Mi infilo le mani tra i capelli e trovo mio padre faccia a faccia con uno Scalise, con il boss della Sicilia.
Quando pensavo che il peggio era già passato, ovviamente non avrei mai pensato che il dopo si sarebbe rivelato tanto terribile.
"Propongo di parlare in privato, io e lei." Quando Antonio, il padre di Deian prende parola mi aspetto che improvvisamente gli scagnozzi che gli guardano le spalle mi sparino a sangue freddo perché so come funzionano le cose tra di loro, io sono un umiliazione per la loro famiglia.
Ma in realtà non mi guardano nemmeno in faccia.
Succeda quel che succeda per niente al mondo rimarrò in disparte mentre mio padre parla con un uomo del genere senza alcuna protezione.
Dunque, mi avvicino a loro con le gambe tremanti e mentre avanzo lo sguardo pesante del signore mi si conficca nella carne facendomi mozzare il respiro in gola.
Ha la stessa espressione dura di suo figlio.
"Voglio essere presente anche io, per favore. Mio padre non sa come sono andate realmente le cose, io posso dirle tutta la verità. Lui non c'entra nulla." Il mio respiro sta cambiando e lui se n'è accorto, perché gli sta spuntando un sorriso da figlio di puttana sul viso. Ha il volto pieno di umorismo e di sarcasmo ora, so già quale sia il suo punto di vista ma non gli permetterò di intimidirmi.
"Sono Talìa Ferrari." Gli allungo la mano ma lui mi ignora completamente, riportando l'attenzione su mio padre.
Fottuto stronzo.
Qualcuno dei suoi deve averlo avvisato della discussione con suo figlio, perché è piombato qua in un batter d'occhio.
Sicuramente avrà delle spie nei dintorni.
"Talìa, vattene!" Urla la voce di Deian in lontananza. Non mi volto a guardarlo.
"Talìa sta zitta..!" Anche mia madre mi intima a tacere, così come lo sguardo rabbioso di mio padre che mi scava una voragine nell'anima.
"Non ho bisogno di sapere come sono andate le cose, sono stato giovane anche io, capisco che è stata un'avventura del momento ma adesso voglio chiudere questa faccenda una volta e per tutte. Mio figlio ha altri piani per la vita e so che voi siete persone intelligenti e capite la nostra situazione, giusto signor Ferrari?"
Guardo mio papà e poi mia madre che piange e si avvicina a suo marito, intimandolo a rispondere.
"Tesoro.." Sussurra poggiando una mano sulla sua spalla.
Mio padre annuisce semplicemente, con i pugni chiusi e la rabbia repressa nello stomaco.
So che vorrebbe sbattergli in faccia tutto ciò che pensa su di lui e sulla sua famiglia criminale, ma altrettanto non può farlo perché sono persone pericolose, sarebbe sciocco da parte sua.
Le mie narici si dilatano intanto che la tensione cresce intorno a noi.
Poi mio padre sospira.
"Talìa tu va a fare un giro in città con tua madre, io e il signor Scalise saliremo a casa per parlare privatamente." Mi guarda ed è pura tristezza.
A casa nostra?
"No, papà non ti lascerò da solo." Questo è il loro territorio, non sono stupida. Avranno uomini armati ovunque.
Qualcuno però non collabora, infatti mi sento afferrare dei fianchi e sollevare in aria prima che inizi ad urlare e a piangere come una disperata.
È tutto nero intorno a me, sono sul punto di svenire e non ho scelta.
Non posso lasciare che mio padre rischi la vita per me, non posso maledizione.
"Talìa sono Adrian, calmati, ti sto portando da Deian, sta tranquilla penserò io a tuo padre."

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