-Capitolo 9-

13.7K 414 29
                                    

Talìa:"Io non sono il tuo cagnolino e non mi puoi trattare come un oggetto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Talìa:
"Io non sono il tuo cagnolino e non mi puoi trattare come un oggetto. A te è chiaro questo, invece?" Le parole mi escono da sole dalla bocca, mentre stringo le labbra in due linee sottili e mi alzo di scatto dalle sue gambe.
Chi si crede di essere per parlarmi in questo modo?
"Ah, si?" Il suo sguardo è tenebroso, ha un non so che di malvagio, e lui lo sa.
Si accende l'ennesima sigaretta mentre adesso torna a puntare gli occhi sulle carte. Tutti rispettano il suo momento, compreso il tizio che non la smette di tenermi gli occhi incollati e che continua a sogghignare a bassa voce con il fratello gemello.
Dio, ho la nausea per quanto sono disgustosi.
"Mi fa piacere che la pensi in questo modo. Ma il tuo parere qua dentro non conta un cazzo." Deian riprende a parlare pacatamente, prima di fare la sua puntata e vincere altre fishes.
Che stronzo.
Non so che cosa dire perché tutto sommato potrebbe andare a mio discapito.
Così sposto lo sguardo su Chantal, che è seduta al fianco del suo compagno.
Non appena i nostri occhi s'incrociano, con la testa mi fa cenno di non proseguire.
Accidenti.
Mi mordo forte la lingua e mi dileguo così verso la porta.
Brutto bastardo. Continuo a borbottare.
"Dove stai andando? Nessuno ti ha dato il permesso di abbandonare la sala." Mi dice la guardia all'entrata, con tanto di teaser nella tasca del pantalone.
È alto e muscoloso questo tizio russo, e non ha alcuna intenzione di lasciarmi libera l'uscita.
Sembra uno di quei soldati spaventosi che si vedono nei film, quelli che hanno una grossa cicatrice sotto lo zigomo e la testa completamente priva di capelli.
Ci mancava soltanto lui.
"Devo andare al bagno. È possibile? Oppure volete che faccia pipì qui?" Incrocio le braccia al petto.
Chantal d'un tratto mi si affianca, insieme a quest'ultima vedo arrivare anche un paio di tacchi rossi fuoco, proprio come il colore del sangue.
Entrano dalla porta nera della stanza e catturano la mia attenzione.
È un'altra ballerina. Ha i capelli corti e castani e un fisico piuttosto sodo.
"Jennifer, sostituisci Talìa mentre l'accompagno al bagno." Le dice Chantal prima di afferrarmi dal polso in modo poco gentile.
Cerco di dimenarmi ma lei a quanto pare non vuole sentire ragione.
"E tu, vieni con me." In men che non si dica mi ritrovo catapultata nel corridoio delle sale da poker, con Chantal che è infuriata e alcuni clienti che entrano ed escono dalle varie stanze.
Saluto tutti per poi lasciarmi guidare in disparte dalla mia superiore.
"Sei impazzita per caso? Ma porca di quella puttana Talìa che cosa ti passa in quella testa?
Mai nessuna ballerina ha mai risposto in questo modo a Deian. Nessuna cazzo. Stai cercando di farti uccidere per caso?!" Mi ringhia sotto voce, per poi portare una mano dietro la schiena e l'altra sul ventre.
Rabbrividisco sul posto per le sue parole cariche di paura.
Ha un tono preoccupato, e adesso lo sono anche io. Non ho pensato a chi avessi davanti in quel momento.
"Sto per avere una crisi di nervi." Mormora lei mentre incomincio a pensare di essere stata una vera stupida.
Che cosa mi è passato per la mente?
Maledizione.
"Sai a chi hai appena mancato di rispetto?
Tu non hai la più pallida idea di chi sia Deian Scalise, non lo conosci realmente." Prosegue.
"Senti mi dispiace. Non volevo.." Cerco di terminare la frase quando d'un tratto la porta della stanza si spalanca.
Entrambe ci ammutoliamo.
Vedo un tizio dai capelli rossi e gli occhi azzurri camminare in nostra direzione, indossa un completo elegante di colore blu.
Mi saluta con un cenno di testa e io abbasso lo sguardo.
È uno dei soci di Deian, da quanto posso intuire. Fino a qualche secondo fa era seduto al tavolo con lui, adesso invece mi ha raggiunta e sembra volermi dire qualcosa dalla sua espressione.
"Talìa, lui è Mario Rinaldi. Il direttore del Fisco, nonché socio in affari di Deian." Chantal si schiarisce la voce e subito torna composta.
"Oh.. molto piacere." Quando gli allungo la mano il tizio dai capelli rossicci ci schianta le labbra sopra senza un minimo di ritegno.
Sollevo un sopracciglio, ritraendo la mano l'attimo dopo.
Fisco ha detto?
"Chantal ho una proposta da farle che riguarda la signorina Talìa.
So che per le ballerine del locale devo rivolgermi a lei e il suo compagno mi ha dato il permesso." Gli dice il signor Mario con un'espressione seria in viso.
"Prego. La ascolto." Chantal incrocia le mani davanti al grembo.
Io invece vorrei seppellirmi tre metri sotto terra.
"Mentre le signorina Talìa conversava con il signor Deian mi sono permesso di ascoltare, e da quanto ho capito il giudice ha preso un provvedimento serio per il suo immobile." Adesso si rivolge a me.
Sbianco all'improvviso.
Ma che cazzo di problemi hanno tutti quanti qua dentro?
Perché nessuno si fa gli affari propri?!
Questa è una questione è delicata, che doveva rimanere personale.
Santo cielo.
Mi passo una mano tra i capelli per poi sospirare pesantemente.
Mi sento così umiliata. Peggio. Come un topo in un covo di avvoltoi.
"Si. È corretto." Ammetto avvilita.
Lui si sistema la cravatta bianca.
Lavoro e vita personale sono due cose che non dovrebbero mai mischiarsi, mi sbaglio?
Il direttore intanto mi guarda e non prova alcuna pena, niente di niente. Lo vedo.
A questi tizi non frega di nessuno, ed è incredibile come non abbiano vergogna di farlo vedere.
Credo che si sentano potenti. Questa cosa aumenta sicuramente il loro enorme ego.
"Talìa, mi permetto di darti del tu.
Potrei saldare il debito della tua famiglia, sarei in grado di occultare le prove dei mancati pagamenti se tu mi dessi il permesso di farlo. Ovviamente l'appartamento verrebbe intestato a nome tuo e da un destinatario anonimo.
Penserei io a tutto quanto."
Rimango scioccata da quello che mi sta dicendo.
È impossibile.
Se così fosse sarebbe fatta. Sarebbe un sogno.
No, c'è sicuramente qualcosa che non torna. E il suo volto da figlio di puttana la dice molto lunga.
"Ma a tutto c'è una condizione.
Chantal.. può lasciarci soli?"
Mi sfugge una risatina per il mio incredibile intuito. Uno a zero per me, grandioso.
Non sono psicologicamente pronta a ciò che sta per chiedermi.
Ma è davvero incredibile come il destino mi si ritorca sempre contro. E io sono ancora più stupida che non perdo la speranza.
Aspetto miracoli dal cielo.
In questo momento mi sento terribilmente accaldata per l'agitazione. Sventolo dunque le mani davanti al viso e Chantal ci lascia soli.
Mi lancia un'occhiata premurosa, poi, mentre la porta della sala si apre, all'improvviso Deian mi salta all'occhio.
Lui, tra tutti.
E il mio cuore fa una capriola.
È seduto a capotavola e con la ballerina al suo fianco. Le accarezza il fianco, per poi fissarle il seno e lasciarsi sussurrare cose da lei.
Cose che posso solo immaginare.
Lui però non sorride, ma è evidente che non gli dispiaccia la situazione.
Sento una rabbia assurda attorcigliarmi le budella, tanto che le mie unghie si conficcano dolorosamente nei palmi delle mani.
Oddio, che cosa mi sta succedendo?
Sto letteralmente tremando dal nervoso.
"Non c'è bisogno che ti spieghi niente, vero Talìa? Sei una ragazza in gamba, credo che tu abbia capito che sono un uomo solo e stressato." La voce del direttore mi distrae, e mentre la porta si chiude e io sto per rifiutare di perdere la mia verginità con un signore disgustoso di sessant'anni, i suoi occhi trovano i miei.
Due pozze carbone.
Pura oscurità.
Quegli occhi che mi fanno venire la pelle d'oca ogni volta che li guardo.
La porta si chiude e io sobbalzo.
"Questo è un extra. Se accetterai di passare del tempo insieme a me, l'indomani tu e la tua famiglia sarete sistemati." A queste parole non voglio crederci.
Perché quando sposto lo sguardo mi rendo conto che sono molti soldi quelli che mi sta offrendo il direttore.
Tutte banconote da cinquecento euro arrotolate l'una dentro l'altra.
Me li porge, e hanno un certo peso.
Non ho più saliva, ho la bocca secca. In questo momento ci rifletto sul serio perché una sola scelta potrebbe cambiarmi la vita.
Una sola notte.
Rabbrividisco facendo un passo all'indietro. Dovrei donarmi a lui? A questo tizio che mi fissa con la bava alla bocca..?
Il problema del mio cervello è che non reagisce bene a così tanti pensieri e finisco sempre per scegliere l'opzione sbagliata.
Ma stasera tutto potrebbe finire.
Potrei tornare alla mia vita normale e dimenticare questa settimana assurda, con un tetto sotto cui dormire e una famiglia serena.
"Dovrei.. uhm.. venire a letto con lei?" Balbetto con gli occhi sgranati e il respiro affannoso.
Sto già tremando al pensiero delle sue mani addosso a me.
Ma la risposta del direttore è semplicemente una scrollata di spalle.
"A te la scelta bambolina."

STAND BY ME.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora