-Capitolo 3-

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Talìa:"Ma che cazzo fai? Sei impazzita?" Sento che un tizio mi urla addosso non appena esco dagli spogliatoi e mi schianto accidentalmente contro la sua birra

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Talìa:
"Ma che cazzo fai? Sei impazzita?" Sento che un tizio mi urla addosso non appena esco dagli spogliatoi e mi schianto accidentalmente contro la sua birra.
Sono abbastanza sconvolta per potergli rispondere.
Ma balbetto non sapendo che dire.
E quando il suo occhio scivola sul mio morso al collo e poi sul sangue sopra il vestito, cambia totalmente espressione.
Non fiato. Lo sorpasso sentendo le lacrime rigarmi il viso senza sosta ed esco a gambe levate dal capannone.
Non sento niente. Non sento più voci né rumori intorno a me.
Non posso crederci.
Sono stata trascinata nello spogliatoio da Erik con la forza e con l'inganno.
Non so che cosa sia successo ma non era lui stasera. Forse per via dell'alcol.
Non mi ha rivolto parola se non per gridarmi in faccia di rimanere ferma. Si è scagliato contro di me come un animale e ha incominciato a baciarmi, ha provato a toccarmi e poi mi ha colpita.
Non è mai successo.
E mi ha spezzato il cuore.
Sono passata sopra a molte cose durante la nostra relazione, ma questa volta non posso.
Provo disgusto e risentimento per quel bastardo.
E provo ancora più rabbia nel pensare che volesse punirmi in quel modo per averlo scaricato mesi fa.
Voleva davvero abusare di me.
Sono scioccata, non credevo che potesse mai spingersi a tanto.
Quando riesco ad uscire fuori dal capannone mi tocco le guance per asciugare le lacrime, e poi d'un tratto i miei occhi si bloccano sul viso perfetto del tizio dello spogliatoio.
È proprio lui.
Un ragazzo dai tratti siciliani.
I suoi occhi neri mi fissano in silenzio mentre fuma nel buio del retro del capannone.
Siamo soli.
E lui è ancora a petto nudo, appoggiato contro la porta di emergenza.
Ha i capelli neri sistemati dal gel, con un taglio e una riga laterale che gli danno un'aria da vero duro. Ed è alto, maledettamente alto e muscoloso.
Rimango a guardarlo quando poco dopo si bagna le labbra con la punta della lingua e solleva un sopracciglio per esaminarmi in silenzio.
Il mio cuore inevitabilmente perde un battito.
"Oh.. io.." Ho la voce rotta dal pianto. Non so che cosa dire ma so solo che sto ancora tremando.
Se non ci fosse stato lui la serata si sarebbe trasformata in una vera tragedia.
Lo osservo e penso che sia davvero gigante, è spaventoso confronto ad Erik.
E anche molto bello.
Non so per quanto tempo io rimanga impalata, ma dopo un po' il mio corpo smette di tremare finalmente.
Non ho mai visto un uomo picchiare con una rabbia come la sua.
Sembrava un animale.
"Era il mio ex fidanzato." Abbasso lo sguardo verso le sue scarpe che scopro essere di marca, mentre tiro su con il naso.
Questo silenzio mi fa riflettere.
Penso che probabilmente ho preso troppe decisioni sbagliate nella mia vita, per questo adesso va tutto uno schifo.
È da stupida pensare che sia mia la colpa di tutte queste sfortune? Anche della perdita del lavoro di mio padre?
Urlo tutto ad alta voce.
Quando le mani trovano i miei fianchi sollevo la testa verso il cielo e respiro profondamente chiudendo gli occhi.
Nessuno ci ha mai aiutati. Non capisco perché la vita continui a punirci ingiustamente.
"I-io sono così stanca.." Scuoto la testa dicendo ad alta voce ciò che penso ma il tizio continua a non rispondermi.
Non so perché non mi parli.
E non so nemmeno il perché io gli stia dicendo tutto questo.
Che cosa sto facendo? Mi sto seriamente per sfogare con questo sconosciuto.
"D'accordo. Lascia perdere.." Sospiro e con un forte fastidio mi volto perché mi sono ridicolizzata abbastanza stasera.
"Non devi dare voce ai tuoi pensieri, Talìa. Mai." Sussurra lui facendomi accapponare la pelle per il modo in cui pronuncia il mio nome.
Mi blocco su due piedi voltando leggermente la testa e sbircio mentre lancia la sigaretta per terra, prima di soffiare il fumo dal naso e posare una mano sulla maniglia della porta.
Perché mi dice questo?
"Che cosa intendi dire?" Domando accigliata.
Mi continua ad osservare e non comprendo che cosa voglia farmi capire, perché sembra alquanto combattuto mentre riflette in silenzio.
Si ferma dunque davanti alla porta per rivolgermi un'altra occhiata.
Sembra calmo esternamente, eppure il suo sguardo sputa veleno a tutto andare.
È un qualcosa di terrificante.
"Ti servono soldi, giusto?" Un'espressione strana affiora sul mio volto mentre mi fa una simile domanda.
A quanto pare ho parlato troppo. Si riferiva a questo poco fa.
"Hai qualche lavoro da propormi?" Mi mordo un labbro con la speranza che dica di sì.
Il ragazzo però incomincia a giocare con il piercing alla lingua, per poi fissare le mie forme in un modo sfacciato.
Tanto che mi innervosisco e lui lo nota.
Solleva l'angolo della bocca.
"Una delle ballerine del mio locale si è licenziata." Esita qualche secondo prima di pronunciare l'ultima parola e da questo capisco che mi sta mentendo.
"Ho bisogno di una sostituta." Dice per poi emettere un verso seccato.
"Licenziata?" Domando incrociando le braccia al petto. Il ragazzo avanza a passi lenti verso di me, osservandomi dall'alto come un avvoltoio.
È a pochi centimetri da me.
E sto incominciando a tremare, di nuovo.
"Chi sei?" Chiedo con un sussurro mentre estrae dalla tasca del pantaloncino un fazzoletto e lo tampona delicatamente sul mio collo.
Rimango sorpresa da questo gesto.
Inizialmente non ho il coraggio di guardarlo negli occhi perché non lo conosco, ma a poco a poco la curiosità ha la meglio su di me. Il ragazzo tuttavia non mi degna di uno sguardo, si concentra semplicemente sul sangue cancellandone ogni traccia.
È molto più bello ora che lo guardo da vicino.
Ha un volto pulito e delle sopracciglia folte e scure che contornano il tutto.
È uomo. Tanto uomo.
Osservo anche tutti i tatuaggi che ricoprono la sua pelle, persino le nocche, per poi sbattere le ciglia e ritornare alla realtà quando fa un passo all'indietro.
Il silenzio è calato tra di noi.
"Come si chiama il locale in questione?" Mi schiarisco la voce mentre sento gli occhi pesanti per il pianto, li strofino.
Penso che potrei lavorare dal signor Dante durante il giorno, e la sera come ballerina.
In fin dei conti so muovermi a dovere. Per lo meno tutti gli anni di danza non sarebbero stati vani.
"Talìa! Oh santo cielo che spavento! Ma sei impazzita?" La voce di Michelle all'improvviso mi fa sobbalzare sul posto.
Tanto che un verso di terrore mi squarcia la gola quando mi coglie alla sprovvista.
Appare alle mie spalle con tanto di torcia del cellulare, poi non appena mi nota butta fuori tutta l'aria dai polmoni.
Ha l'aria di una pazza che non dorme da giorni.
"Io e Dani ti stiamo cercando ovunque. Ci hai fatto prendere un colpo!
Un momento.. perché hai del sangue sul vestito?" Domanda per poi puntare l'attenzione sul tizio dietro le mie spalle, accorgendosi solo ora della sua presenza.
Rabbrividisco quando la mia amica sbarra gli occhi allargando di conseguenza le narici.
È terrorizzata adesso.
Non capisco. Sembra che abbia visto un alieno a cinque teste.
"Uhm.." Balbetto mentre il ragazzo con un sorrisino arrogante mi sorpassa.
A passi lenti e senza avermi confessato né il suo nome né il nome del locale, avanza verso il posto auto e sparisce dalla mia vista.
È questione di secondi.
Ma sono riuscita ad intravede un grosso teschio che gli copre ogni centimetro della schiena gigante.
È così misterioso questo tizio.
"Talìa dimmi che stai scherzando!" Michelle mi fa spaventare quando mi prende il volto tra le mani, per poi infilarsi le dita tra i capelli scuri e disperarsi.
"Ti ha fatto del male? È stato lui a farti sanguinare?" Parla velocemente e preoccupata.
"Che diavolo dici? No. Anzi, lui mi ha aiutata. Ma perché ti agiti in questo modo?" Non capisco.
"Hai idea di chi fosse quel tizio?" Quasi urla facendomi spaventare.
La mia curiosità ancora una volta prende il sopravvento e scuoto la testa per incitarla a parlare.
Mando giù un groppo di saliva perché ho come la sensazione che la sua risposta non mi piacerà per niente.
"Chi era Michelle?" Ho le palpitazioni a guardare la mia migliore amica così agitata.
"Un mafioso Talìa. Un mostro.
Il secondo figlio di Antonio Scalise, il boss che marionetta tutti gli affari della Sicilia."

Deian:
Sbatto più volte le ciglia.
È tardo mattino.
"Come ti sei procurato questa cicatrice?" Sento che dice d'un tratto una voce femminile facendomi alzare di scatto la testa dal cuscino. Impiego qualche secondo a mettere a fuoco la vista, ma quando lo faccio trovo una ragazza nuda e sdraiata nel letto accanto a me.
Sta fissando quel ricordo inciso sulla mia schiena.
Come cazzo ci è finita in camera mia?
Continua a guardarmi dritto negli occhi e a sorridere come un'idiota.
Probabilmente avrò anche parlato nel sonno per via dell'incubo e lei avrà sentito tutto.
L'istante dopo con il dito prova a sfiorare quella traccia. Subito mi alzo dal letto e cammino sotto la doccia come se mi fossi scottato.
Apro l'acqua e incomincio ad insaponarmi il corpo graffiando via tutti i sensi di colpa, tutto ciò che mi tormenta.
Quel dolore crudo e reale.
Gli incubi delle volte tornano e mi divorano. Sono ricordi dolorosi. Troppo dolorosi.
Strofino la spugna sulla mia pelle ormai arrossata. Cerco di pensare ad altro mentre sento che la ragazza rinuncia a parlarmi dopo l'ennesima domanda a cui non rispondo.
Si riveste, lo vedo dal riflesso dello specchio, e soltanto quando sento la porta della mia camera sbattere butto fuori l'aria dai polmoni.
Voglio stare solo in questi casi.
Ci sono questioni che non supererò mai.
Potranno passare anche mille anni eppure rimarranno scolpite dentro la mia mente, sempre pronte a fare male.
"Ho appena ritirato i soldi della vincita." Santo spezza il silenzio raggiungendomi poco dopo in camera mia. Annuisco cercando di riprendermi da questo stato di smarrimento.
Devo controllarmi.
Respiro ed espiro più volte.
L'attimo dopo esco dalla doccia indossando un completo nero di marca e delle scarpe di marca del medesimo colore.
Mi occupo anche di medicarmi da solo le ferite, disinfettando e fasciando le nocche spaccate.
Nel frattempo mio fratello mi aggiorna sulle novità che ci sono state con lo scambio di merci che è avvenuto ieri sera al porto, lo scambio alla quale noi non abbiamo assistito per via dell'incontro.
"Adrian dice che la roba è buona. È migliore di quella che ci fornivano di solito." Farfuglia accendendo una sigaretta. Si gratta la barba allineata.
"I guadagni? Come vi siete accordati?" Domando sistemando il diamante all"orecchio. Santo non appena capta le mie parole punta gli occhi nei miei, incomincia ad annuire curvando leggermente l'angolo della bocca mentre sbottona di poco la camicia nera e oro per il caldo.
So bene che lui e nostro cugino Adrian sono i migliori per quanto riguarda questo tipo di accordi.
Non mi deludono mai.
"Il cinquanta per cento a testa." Sputa infatti, insieme ad un ghigno soddisfatto.
Porto una sigaretta alla bocca annuendo più volte.
Ma lui mi guarda in un modo irritante, come se si aspettasse i miei complimenti sul lavoro svolto.
Odio quando la gente si comporta in questo modo.
"È solo grazie a te Deian. Sei stato tu a convincere gli spagnoli ad accettare questa alleanza.
Sembra che gli affari in questo periodo stiano girando meglio del solito." Mi dice per poi lanciarmi un'occhiata rapida e provocatoria.
Non voglio rispondere. Semplicemente sospiro continuando a fumare la mia sigaretta perché so già che cosa vuole dire.
"Papà è soddisfatto di te." Ribadisce.
E sento la vena del collo pulsare per il bisogno di cancellare questa parentela dalla mia mente.
Anche per un secondo.
Per non provare per un solo istante il disgusto di avere un padre del genere.
Santo sa del rapporto di merda che ho con nostro papà, e sa anche che più gli sto lontano meglio è per tutti.
Perché quando ci scontriamo è peggio di una guerra. Perciò siamo arrivati a parlarci solo ed esclusivamente per questioni di lavoro, per il resto del tempo ci comportiamo come due sconosciuti.
Non avremo mai un terreno comune io e lui.
La fottuta verità è che se non ho avuto un passato facile in parte è grazie a lui, grazie ai suoi metodi malati e al suo carattere del cazzo.
Non sono mai stato un bambino sereno.
Questo è un dato di fatto.
"Tu hai bisogno di una bella sbronza Deian. E quel figlio di puttana di Adrian sta arrivando a casa nostra per festeggiare lo scambio di droga insieme agli altri cugini. Perché non andiamo al locale a divertirci stanotte? Che ne pensi? Abbiamo puttane e droga a volontà. Sarà divertente vedrai."

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